L’Aula del Senato ha detto sì in via definitiva alla staffetta generazionale nelle pubbliche amministrazioni. La novità, contenuta nell’articolo 13 del disegno di legge delega di riforma della pubblica amministrazione, entrerà in vigore solo dopo che il Governo avrà esercitato la relativa delega, si presume entro fine anno.
Per conoscere i dettagli bisognerà quindi attendere ancora qualche mese anche se la cornice è tracciata: i dipendenti pubblici, compreso il personale della scuola, prossimi all’età pensionabile (si immagina entro 2 anni dal compimento della pensione di vecchiaia o della pensione anticipata) potranno, su base volontaria, chiedere il part-time con riduzione della base oraria di lavoro e della relativa retribuzione per far posto ai giovani. Le risorse liberate dall’attivazione dei contratti a tempo parziale dovranno essere destinati all’attivazione di nuovi contratti di lavoro in favore delle nuove leve pur nel rispetto della normativa vigente in materia di vincoli assunzionali.
Come già anticipato sulle pagine di questo giornale, chi sceglierà questo percorso, oltre ad una riduzione dello stipendio dovrà comunque mettere mano al portafoglio e pagarsi la differenza dei contributi tra il part time ed il tempo pieno. Un onere piuttosto intenso che rischia di far naufragare la misura. Non a caso le opposizioni hanno chiesto sino all’ultimo che questo differenziale fosse posto a carico dello stato, almeno parzialmente, ma gli emendamenti sono stati bocciati.
Questo il passaggio approvato: “facoltà, per le amministrazioni pubbliche, di promuovere il ricambio generazionale mediante la riduzione su base volontaria e non revocabile dell’orario di lavoro e della retribuzione del personale in procinto di essere collocato a riposo, garantendo, attraverso la contribuzione volontaria ad integrazione ai sensi dell’articolo 8 del decreto legislativo n. 564 del 1996, la possibilità di conseguire l’invarianza della contribuzione previdenziale, consentendo nel contempo, nei limiti delle risorse effettivamente accertate a seguito della conseguente minore spesa per redditi, l’assunzione anticipata di nuovo personale, nel rispetto della normativa vigente in materia di vincoli assunzionali. Il ricambio generazionale di cui alla presente lettera, non deve comunque determinare nuovi o maggiori oneri a carico degli enti previdenziali e delle amministrazioni pubbliche“.
Il Governo avrà ora sino a 18 mesi per tradurre la misura in un decreto legislativo che riformerà, tra l’altro, la disciplina del rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni.