Come ormai da copione, anche quest’anno l’inizio delle attività didattiche in Molise è caratterizzato da discussioni sulla sicurezza degli Istituti scolastici. Assistiamo ogni volta alle stesse scene: genitori allarmati, dirigenti scolastici che non sanno come dare risposte all’utenza, Amministratori alla ricerca di soluzioni per tamponare l’emergenza. Le decisioni vengono prese in seguito a tavoli informali, senza che vengano interpellati i lavoratori della scuola, docenti e personale ATA, nonostante le evidenti ripercussioni sulla didattica e sulla loro vita lavorativa che si svolgerà in luoghi, spazi e tempi ancora da definire.
L’abbiamo detto più volte e continuiamo a sostenerlo inascoltati: l’edilizia scolastica deve essere una priorità; è politica miope rincorrere l’emergenza. Nel Convegno sull’edilizia scolastica organizzato dalla FLC CGIL Molise nel novembre 2012, in occasione dei dieci anni dalla tragedia di San Giuliano, abbiamo fatto proposte di merito e chiesto con forza la costituzione di un tavolo permanente di coordinamento tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti a livello regionale. La stessa richiesta l’abbiamo riproposta a gennaio, dopo la scossa di terremoto che ha ricordato ai più distratti la sismicità della nostra regione.Siamo però rimasti inascoltati. Possibile mai che i nostri amministratori si ricordino dell’apertura delle scuole solo una settimana prima del suono della campanella?
La situazione che si sta vivendo in questi giorni ad Isernia ed a Campobasso, in tal senso, è ingiustificabile e richiama a responsabilità ben precise da parte delle Amministrazioni regionali, provinciali e comunali. Tra i tanti, il caso della scuola primaria di via D’Amato a Campobasso è emblematico: una scuola ristrutturata con ben 400 mila euro nel 2012 viene chiusa a soli dieci giorni dall’inizio delle lezioni. Ovviamente si scatena il caos: mentre i genitori si affrettano ad iscrivere i propri figli altrove, si cercano soluzioni di emergenza. La sistemazione più semplice, quella della “Enrico D’Ovidio” di via Roma, viene scartata dietro pressione dei genitori della “Guerrizio”, che insistono nel richiedere una sistemazione “sicura”. La domanda però a questo punto sorge spontanea: se le aule della “Casa della Scuola” di via Roma non sono sicure per gli alunni della “Guerrizio”, perché dovrebbero esserlo per gli alunni ed i lavoratori della D’Ovidio? E ancora: come è possibile pensare di poter andare avanti con i “doppi turni” presso altre strutture scolastiche, che, tra l’altro, hanno già programmato la loro offerta formativa anche pomeridiana? La vicenda, in assenza di una programmazione regionale dell’offerta formativa e di un piano di dimensionamento scolastico, rischia di degenerare e già sta portando un allarme sociale tra tutti gli interessati. Nel frattempo, sono circa 90 le richieste di nulla osta ricevute dalla “Guerrizio”, con il rischio che a breve l’intera scuola scompaia, fagocitata da altri Istituti che ad oggi non hanno organico a sufficienza nemmeno per i loro iscritti.
Chi amministra la cosa pubblica ha il compito di dare risposte certe, rigorose ed immediate a genitori, alunni e lavoratori delle scuole in questione, in modo che l’anno scolastico possa iniziare con tranquillità. Gli studenti hanno bisogno di spazi adeguati e di tempi distesi per studiare nel rispetto dell’esigenza primaria della sicurezza e del diritto all’istruzione. I docenti devono poter programmare l’offerta formativa con regole certe ed in strutture a norma. Mentre in regione mancano: l’anagrafe delle scuole, il piano di dimensionamento e persino l’assessore all’istruzione!
L’istruzione non è una concessione ma un diritto costituzionale da garantire agli studenti. Se non verranno date le dovute risposte, valuteremo insieme ai lavoratori, ai genitori ed a tutti coloro che sono interessati, le opportune azioni di mobilitazione.