L’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran) ha fornito un parere, il numero 6338/2024, sulla pratica dello scavalco condiviso e la corretta ripartizione dei compensi tra due enti pubblici che condividono un dipendente.


L’oggetto del parere riguarda l’utilizzo di personale di un ente da parte di un altro ente pubblico, una pratica prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del 16 novembre 2022. Questa modalità operativa consente di ottimizzare la gestione delle risorse e di garantire il miglioramento dei servizi pubblici attraverso un utilizzo flessibile del personale, in accordo con i lavoratori coinvolti.

Scavalco condiviso e gestione compensi, il parere dell’Aran

Il CCNL delle Funzioni Locali del 16 novembre 2022 ha introdotto una disciplina chiara per regolamentare l’uso condiviso del personale tra enti pubblici, nota come “scavalco condiviso”. Questa pratica si basa su un principio di flessibilità gestionale, che consente a due amministrazioni diverse di usufruire, per periodi limitati e per una parte del tempo lavorativo, delle competenze di un unico dipendente. Tale modalità operativa si inserisce in una strategia più ampia di ottimizzazione delle risorse umane nel settore pubblico, mirata a migliorare l’efficienza dei servizi e a ridurre i costi complessivi.

Qui invece si parla dello scavaldo d’eccedenza negli enti locali.

La convenzione tra gli enti

L’utilizzo condiviso del personale avviene tramite una convenzione stipulata tra i due enti coinvolti. Questo accordo rappresenta il cuore della collaborazione e deve essere redatto con grande attenzione per garantire una corretta gestione degli aspetti operativi e finanziari. La convenzione non si limita a indicare il periodo di condivisione del dipendente, ma stabilisce diversi elementi fondamentali, come:

  • ripartizione del tempo di lavoro: viene precisato come il dipendente dividerà il proprio impegno settimanale tra le due amministrazioni, assicurando che vengano rispettati i limiti dell’orario lavorativo previsto dal CCNL;
  • competenze e mansioni: l’accordo definisce quali saranno i compiti affidati al dipendente durante il tempo trascorso presso ciascun ente, in modo da evitare sovrapposizioni o incongruenze nelle responsabilità assegnate;
  • aspetti finanziari: si regola la modalità con cui i costi relativi all’impiego del dipendente verranno sostenuti dai due enti, un aspetto che si rivela cruciale per una corretta distribuzione delle risorse.

La ripartizione degli oneri economici

Uno degli elementi centrali del parere fornito dall’Aran riguarda proprio la ripartizione degli oneri economici tra gli enti che condividono il lavoratore. La questione non è irrilevante, poiché comporta una gestione accurata dei fondi destinati al personale e richiede una divisione trasparente delle spese legate all’impiego del dipendente.

Il parere stabilisce che la convenzione deve contenere indicazioni precise su come tali costi debbano essere suddivisi. Sebbene non esista una norma rigida che imponga uno schema fisso, viene ritenuto ragionevole adottare un criterio di proporzionalità basato sul tempo di lavoro effettivamente dedicato a ciascun ente. In altre parole, gli oneri legati ai compensi, ai contributi previdenziali e ad eventuali altri benefici economici del dipendente dovrebbero essere ripartiti tra i due enti in base al numero di ore o giorni che lo stesso trascorre al servizio di ciascuna amministrazione.

Un esempio di ripartizione proporzionale

Immaginiamo, per esempio, che un dipendente presti servizio per 20 ore settimanali presso l’ente A e per 10 ore presso l’ente B. In questo caso, l’onere economico dovrebbe essere suddiviso in modo proporzionale: il 66% del costo complessivo sarebbe a carico dell’ente A, mentre il restante 34% spetterebbe all’ente B. Tale modalità di suddivisione garantisce una gestione equa delle risorse, evitando che uno degli enti sostenga costi superiori rispetto all’effettivo beneficio derivante dall’utilizzo del dipendente.

Questo principio di equa ripartizione rappresenta un pilastro fondamentale per garantire la trasparenza nella gestione dei fondi pubblici, tutelando al contempo sia gli interessi economici degli enti coinvolti sia i diritti dei lavoratori. Assicura inoltre che il personale utilizzato tramite scavalco condiviso operi in un contesto normativo chiaro, con regole ben definite riguardanti il proprio trattamento economico e le proprie mansioni.

La convenzione come strumento flessibile

La convenzione si rivela quindi un elemento essenziale per garantire la corretta attuazione dello scavalco condiviso. Grazie a questo strumento, gli enti possono adattare la gestione del personale alle proprie esigenze specifiche, mantenendo al tempo stesso una trasparente suddivisione degli oneri. Ciò permette alle amministrazioni di coniugare efficacia operativa e contenimento dei costi, favorendo una collaborazione dinamica e flessibile tra diverse realtà del settore pubblico.

Il testo del parere Aran

Qui il documento completo.