Con la decisione della Consulta il Governo dovrà trovare le risorse per sbloccare i contratti nel pubblico impiego a partire dal prossimo anno. La partita si aprirà formalmente a settembre quando si inizierà a discutere seriamente della legge di stabilità e coinvolgerà circa 3,3 milioni di dipendenti impiegati nelle Pubbliche Amministrazioni.
La Consulta, dopo due giorni di camera di consiglio, ha optato comunque per la soluzione attesa alla vigilia: apertura agli aumenti contrattuali al 2016 e nessun indennizzo per il passato. Che altrimenti avrebbe aperto un buco di 35 miliardi di euro paventati dall’Avvocatura dello Stato. A differenza di quanto accaduto con la sentenza riguardante la mancata indicizzazione delle pensioni, l’articolo 81 della Costituzione che sancisce il pareggio di bilancio questa volta è stato tenuto in conto.
Ma quanto costerebbe riaprire il capitolo sulla contrattazione nelle Pa? Secondo gli esperti il costo si aggirerebbe intorno a 5-7 miliardi di euro l’anno. Cifre comunque che il Tesoro non intende rispettare puntando piuttosto decisamente su cifre inferiori. Nell’ultimo Documento di economia e finanza, i tecnici di Pier Carlo Padoan si sono esercitati in una simulazione di un possibile impatto di una tornata di rinnovi contrattuali per gli anni che vanno dal 2016 al 2019. Tutte le cifre sono state inserite accanto alla tabella della legislazione vigente indicando la voce «politiche invariate». Le cifre indicate nel documento di finanza indicano un possibile impegno di spesa per il 2016 di 1,66 miliardi di euro, che salgono a 4,16 miliardi nel 2017 e a 6,69 miliardi nel 2018. Le differenze dipendono soprattutto dall’inflazione dato che questa si manterrà su livelli ancora bassi nei primi anni per poi salire. Ecco quindi che l’impatto dello sblocco per i dipendenti pubblici potrebbe essere in media di circa 30-40 euro al mese lordi nel 2016. Parte di questi denari ovviamente tornerebbe nelle Casse Statali per via del prelievo fiscale. Da considerare anche l’incognita del bonus degli 80 euro: in alcuni casi gli aumenti, innalzando il reddito, potrebbero rischiare di far perdere il bonus.
Un altro punto interrogativo che in queste ore si stanno ponendo al Tesoro è se la decisione della Corte possa avere effetti anche sul 2015. La sentenza, come spiega il comunicato della Consulta vale dal momento della sua pubblicazione, cosa che dovrebbe avvenire entro luglio. Un nodo che dovrà sciolto dai tecnici di Palazzo Chigi in tempi rapidi prima dell’estate. In tal caso, infatti, il conto potrebbe risultare piu’ salato.
Che la partita sulla legge di stabilità sarà complessa lo confermano anche i numerosi altri capitoli assetati di nuove risorse. Oltre ai contratti pubblici il governo dovrà scongiurare con 10 miliardi di euro l’aumento dell’Iva di due punti dal 2016. Somma alla quale dovranno aggiungersi i 500 milioni strutturali per l’adeguamento delle pensioni, il miliardo venuto a mancare con la bocciatura della Robin Tax e i 700 milioni per lo stop da parte dell’Ue delle norme sul reverse charge dell’Iva.