sanzione-dipendente-pubblico-ferie-non-autorizzateLa Corte di Cassazione, sezione Lavoro, ha stabilito con l’ordinanza 14006/2024 che un dipendente, in questo caso specifico appartenente al comparto pubblico, può ricevere una sanzione se fruisce ferie non autorizzate dal datore di lavoro.


Questo caso coinvolge infatti un ente locale campano e riguarda una sentenza della Corte d’Appello di Napoli che aveva precedentemente confermato una decisione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Il diritto alle ferie rappresenta ovviamente  uno degli aspetti fondamentali della vita lavorativa, garantendo ai dipendenti la possibilità di recuperare le energie fisiche e mentali e di bilanciare al meglio il tempo dedicato al lavoro e quello riservato alla vita personale.

Tuttavia, l’esercizio di questo diritto non è privo di regolamentazioni e limitazioni. Le normative in materia di ferie devono infatti contemperare le esigenze dei lavoratori con quelle organizzative dei datori di lavoro, creando un equilibrio tra diritti individuali e necessità aziendali. In questo contesto, le autorizzazioni e le procedure previste dalle leggi e dai contratti collettivi di lavoro giocano un ruolo cruciale.

Il caso esaminato dalla Cassazione

Un dipendente di un Comune, che ricopriva la posizione di Istruttore Amministrativo Tecnico Contabile, è stato inizialmente sanzionato con una multa pari a quattro ore di retribuzione per essersi assentato dal lavoro usufruendo delle ferie maturate senza aver ottenuto l’autorizzazione.

La Corte d’Appello di Napoli ha ritenuto legittima la sanzione, giudicando l’assenza ingiustificata nonostante il diritto del dipendente alle ferie fosse maturato. Questo perché la fruizione delle ferie deve essere compatibile con le esigenze di servizio, che rendono necessaria l’autorizzazione preventiva del datore di lavoro.

Nel caso in questione, la richiesta di ferie era stata presentata con meno di 24 ore di anticipo, impedendo al Comune di riorganizzare il lavoro.

Dopo il ricorso del lavoratore e diversi gradi di giudizio la vicenda è arrivata di fronte alla Suprema Corte.

I motivi di ricorso

Il dipendente pubblico ha impugnato la decisione presentando ricorso alla Corte di Cassazione basato su due motivi principali:

  • il primo motivo riguardava la presunta violazione di diversi articoli di legge, tra cui l’articolo 10 del D.Lgs. n. 66/2003 e vari articoli della Costituzione e del Codice Civile. Il lavoratore sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente attribuito una prevalenza alle prerogative datoriali rispetto ai diritti del dipendente, tra cui il diritto alla salute e alla sicurezza;
  • il secondo motivo del ricorso riguardava il mancato esame di un fatto decisivo: aveva richiesto le ferie solo alla fine dell’anno di maturazione, rendendo la fruizione delle stesse necessaria per il recupero delle energie psicofisiche. Pertanto accusava il Comune di non aver rispettato i principi di correttezza e buona fede, non fornendo alcuna giustificazione organizzativa per il rifiuto delle ferie.

Sanzione per il dipendente pubblico che fruisce di ferie non autorizzate

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato, basandosi su un principio giuridico ben consolidato: il diritto alle ferie, sebbene sia un diritto fondamentale e tutelato, deve essere esercitato in modo che sia compatibile con le esigenze organizzative e operative del datore di lavoro.

Questo significa che, anche se il dipendente ha maturato il diritto a prendere le ferie, non può farlo arbitrariamente senza una preventiva autorizzazione.

La necessità dell’autorizzazione preventiva

La Corte ha sottolineato che l’autorizzazione del datore di lavoro è essenziale per garantire che le esigenze di servizio non vengano compromesse. La gestione delle risorse umane richiede una pianificazione che tenga conto delle assenze programmate per ferie, in modo da assicurare la continuità e l’efficienza delle attività lavorative.

In assenza di tale autorizzazione, il datore di lavoro potrebbe trovarsi nell’impossibilità di riorganizzare adeguatamente il lavoro, soprattutto se la richiesta di ferie viene presentata con un preavviso insufficiente, come accaduto in questo caso, con le ferie richieste con meno di 24 ore di anticipo.

La non decisività delle circostanze invocate

L’impiegato ha cercato di giustificare la propria condotta facendo leva su circostanze specifiche, come la necessità di recuperare le energie psicofisiche alla fine dell’anno di maturazione delle ferie. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto che queste circostanze non fossero sufficientemente decisive da sovvertire la decisione precedente.

Secondo la Corte, la semplice necessità del dipendente di recuperare le energie non può prevalere sulle esigenze organizzative del datore di lavoro, soprattutto in assenza di una tempestiva e formale richiesta di autorizzazione.

L’importanza della correttezza e buona fede

La Corte ha inoltre esaminato l’accusa relativa alla mancanza di correttezza e buona fede da parte del Comune di Valle di Maddaloni, che non avrebbe fornito una risposta tempestiva alla richiesta di ferie. Tuttavia, la Corte ha stabilito che il comportamento omissivo del Comune non configurava una violazione degli obblighi di correttezza e buona fede.

Questo perché l’onere di garantire un’adeguata programmazione delle ferie ricade primariamente sul dipendente, che deve presentare le richieste in tempo utile per consentire al datore di lavoro di organizzarsi di conseguenza.

Il principio del contemperamento delle esigenze

La sentenza ribadisce il principio per cui il diritto alle ferie deve essere bilanciato con le esigenze di servizio. Questo contemperamento è fondamentale per evitare che l’esercizio del diritto alle ferie da parte del dipendente causi disservizi o inefficienze nell’organizzazione del lavoro. La necessità di ottenere un’autorizzazione preventiva da parte del datore di lavoro è quindi una misura necessaria per garantire questo equilibrio.

Conclusioni della Corte

La Corte di Cassazione ha confermato che la sanzione disciplinare inflitta era legittima, poiché l’assenza ingiustificata era dovuta alla fruizione delle ferie senza la necessaria autorizzazione. La Corte ha rigettato il ricorso, ribadendo che le esigenze organizzative e di servizio del datore di lavoro devono essere tenute in considerazione e che la semplice maturazione del diritto alle ferie non autorizza il dipendente a usufruirne senza il necessario permesso. Le spese legali sono state attribuite al lavoratore consolidando ulteriormente la posizione della Corte sulla necessità di rispettare le procedure di autorizzazione delle ferie.

Il testo della sentenza

Qui il documento completo.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it