In maniera misteriosa e beffarda, sparisce il comma che istitutiva un limite massimo alle cosiddette pensioni d’oro.
160 mila persone circa potranno godere sia dei vantaggi del vecchio sistema retributivo sia di quelli del «nuovo» sistema contributivo. E tutto ciò, se non sarà immediatamente ripristinata quella clausola di salvaguardia, causerà un buco supplementare nelle pubbliche casse di 2 milioni quest’anno, 11 l’anno prossimo, 44 fra due anni, 93 fra quattro e così via. Fino a una voragine fra nove anni di 493 milioni di euro. Per un totale complessivo, come dicevamo, di oltre due miliardi e mezzo da qui al 2024.
In maniera misteriosa e beffarda, sparisce il comma che istitutiva un limite massimo alle cosiddette pensioni d’oro, stabilendo l’impossibilità di percepire un assegno superiore all’80 per cento dell’ultimo stipendio.
La norma era stata fissata dall’articolo 24 della legge 214 del 2011, la famigerata legge Fornero, e disponeva che dal primo gennaio 2012 fossero calcolati con il sistema contributivo anche i contributi di quanti, fino ad allora, erano stati soggetti al calcolo retributivo (assai più vantaggioso).
Secondo l’allarme lanciato dall’Inps, potranno dunque godere di una pensione stratosferica circa160mila persone, quanti cioè, pur avendo raggiunto i 40 anni di anzianità contributiva, a dicembre 2011 hanno deciso di restare in servizio a oltranza. Si tratta, per esempio, di professori universitario o magistrati.
La rimozione del vincolo, da un lato, costerà alle casse dell’Istituto nazionale di previdenza sociale circa due miliardi di euro da qui al 2014, dall’altro, accentuerà la percezione dell’iniquità di alcuni fenomeni sociali determinati proprio dalla legge Fornero, quali gli esodati.
FONTE: CGIA Mestre