salario-accessorio-dipendenti-tempo-determinatoIn una recente sentenza della Corte dei Conti si afferma che il salario accessorio spetta anche ai dipendenti a tempo determinato: ecco qual è stata la decisione dei giudici.


La Sezione delle autonomie della Corte dei conti ha recentemente emesso la deliberazione n. 115/2023/QMIG, che pone fine a un dibattito sulla corretta applicazione dell’articolo 33, comma 2, del decreto-legge n. 34/2019.

Questo verdetto assume particolare rilevanza e solleva una questione cruciale riguardante l’interpretazione dell’articolo in questione.

Equità e Trasparenza nella Gestione del Salario Accessorio: spetta anche ai dipendenti a tempo determinato

La Corte ha stabilmente risolto la questione affermando categoricamente che, per garantire l’invarianza nel tempo della media pro-capite del salario accessorio, è fondamentale considerare entrambe le categorie di dipendenti: sia quelli a tempo indeterminato che quelli a tempo determinato.

La rilevanza di questa decisione risiede nella necessità di evitare eventuali incongruenze, riduzioni degli importi e, soprattutto, discriminazioni che potrebbero violare le normative europee in vigore. L’inclusione di entrambe le categorie di dipendenti nella valutazione del salario accessorio mira a garantire un trattamento equo e non discriminatorio per tutti i dipendenti, indipendentemente dal tipo di contratto lavorativo.

Rischi dell’esclusione dei dipendenti a tempo determinato

L’affermazione della Corte sottolinea che escludere i dipendenti a tempo determinato dall’equazione della media pro-capite potrebbe comportare rischi significativi. In primo luogo, potrebbero emergere incongruenze nei dati, poiché il salario accessorio di questa categoria di dipendenti non sarebbe incluso nel calcolo complessivo. Ciò potrebbe portare a una valutazione distorta e a una rappresentazione incompleta della realtà finanziaria.

Inoltre, l’esclusione dei dipendenti a tempo determinato potrebbe causare riduzioni degli importi complessivi destinati al salario accessorio. Questo potrebbe avere conseguenze negative sulla motivazione e sulla soddisfazione dei dipendenti, creando un divario retributivo tra le diverse categorie di lavoratori, il che, a sua volta, potrebbe sollevare questioni di equità e giustizia nell’ambito del personale.

Conformità alle normative europee

La decisione illustra un esempio pratico in cui due enti locali di dimensioni demografiche analoghe possono incrementare il fondo per il salario accessorio solo se hanno assunto dirigenti a tempo indeterminato. Questo approccio mira a garantire “l’invarianza del valore medio pro capite“, come inteso dal legislatore.

L’accento sulla necessità di considerare entrambe le categorie di dipendenti è particolarmente rilevante in termini di conformità alle normative europee. La Corte dei Conti sottolinea che l’esclusione dei dipendenti a tempo determinato potrebbe configurare discriminazioni vietate, indicando così l’importanza di un approccio inclusivo e non discriminatorio per rispettare gli standard europei in materia di occupazione e condizioni di lavoro.

Conclusioni e prospettive future

In un contesto in cui l’equità e la trasparenza sono essenziali, la decisione della Corte dei conti fornisce una guida chiara per l’applicazione corretta della normativa. Il bilanciamento tra le esigenze di assunzione di personale e la salvaguardia dell’equilibrio finanziario complessivo diventa cruciale per evitare disparità ingiustificate.

Il testo completo della sentenza

Potete consultare qui il documento completo.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it