Il ritorno dei direttori generali anche nei comuni con almeno 50000 abitanti sembra sempre più vicino, o quantomeno almeno in quelli colpiti dal terremoto: lo prevede un emendamento in discussione al decreto legge PA.


Un emendamento alla legge di conversione del decreto-legge 25/2025 introduce infatti la possibilità di ripristinare questa figura apicale, almeno per gli enti locali colpiti dai terremoti. L’iniziativa mira a rafforzare la capacità amministrativa nei territori che affrontano il complesso processo di ricostruzione.

Scopriamone dunque di più e cosa cambierebbe.

Che cosa rappresenta la figura del direttore generale?

La figura del Direttore Generale negli enti locali è un ruolo dirigenziale di vertice con funzioni di coordinamento e gestione strategica. Il suo compito principale è garantire l’efficienza amministrativa dell’ente, supportando l’azione del Sindaco e della Giunta attraverso un’organizzazione efficace delle risorse e delle attività.

Tra le sue responsabilità rientrano la supervisione del personale, l’attuazione degli indirizzi politici e il miglioramento dei servizi pubblici. La sua presenza è particolarmente rilevante nei comuni più grandi e complessi, dove la gestione operativa richiede una figura specializzata con competenze trasversali.

Perché questa figura ha fatto discutere in passato?

La figura del Direttore Generale (DG) negli enti locali è stata oggetto di un lungo dibattito, soprattutto per i comuni con una popolazione superiore a 50.000 abitanti. Questo ruolo dirigenziale ha il compito di coordinare le attività dell’ente, assicurando un’efficace gestione strategica e operativa, oltre a garantire il buon funzionamento dei servizi pubblici. La sua eliminazione negli anni scorsi ha sollevato dubbi sulla capacità di gestione delle amministrazioni locali, soprattutto in un periodo di crescente complessità e necessità di innovazione.

Secondo l’articolo 108 del Decreto Legislativo 267/2000, i comuni con più di 50.000 abitanti potevano nominare un Direttore Generale con funzioni di coordinamento dell’attività amministrativa e di gestione del personale. Tuttavia, la legge 191/2009 ha abrogato questa possibilità, eliminando il ruolo di Direttore Generale nella maggior parte degli enti locali al fine di ridurre la spesa pubblica e migliorare la trasparenza amministrativa. La sua soppressione ha suscitato perplessità in molti amministratori, che hanno evidenziato il rischio di un indebolimento della capacità gestionale degli enti locali.

Ritornano i direttori generali nei Comuni colpiti dal terremoto?

Negli ultimi anni, il dibattito si è riacceso, sottolineando l’importanza di una figura che possa fornire una visione strategica e ottimizzare l’uso delle risorse, specialmente nel contesto delle riforme e della digitalizzazione della pubblica amministrazione.

Il nuovo emendamento alla legge introduce una modifica all’articolo 2, comma 186, lettera d) della legge 191/2009, stabilendo che il Direttore Generale potrà essere nominato nei comuni capoluogo di provincia situati nelle aree colpite dai terremoti del 2009 e del 2016, tra cui L’Aquila, Teramo, Macerata, Rieti e Ascoli Piceno. Quindi si prevede in pratica una deroga alla regola del limite minimo di 100mila abitanti, abbassando questa soglia a 50mila abitanti.

L’obiettivo è garantire una guida stabile e qualificata per la gestione della ricostruzione nel periodo 2025-2030. I costi derivanti dall’istituzione di questa figura saranno coperti dalle risorse già disponibili per la spesa di personale, senza oneri aggiuntivi per gli enti interessati.

Questa misura potrebbe dunque rappresentare un passo significativo per rafforzare l’efficacia amministrativa in territori che necessitano di un supporto gestionale adeguato per completare il processo di ricostruzione post-sisma.