L’evento che si è svolto il 14 luglio a Roma, ha approfondito gli aspetti più rilevanti del progetto CCM 2013 “Piano di monitoraggio e d’intervento della valutazione e gestione dello stress lavoro-correlato”, finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’Inail. Lucibello: “l’attenzione ai rischi emergenti nella strategia di prevenzione dell’Istituto”.
Un’occasione di confronto per verificare, approfondire e discutere dei risultati e dell’impatto della specifica metodologia Inail per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato. Questo uno dei principali obiettivi del convegno nazionale che si è svolto il 14 luglio a Roma, presso la direzione generale dell’ Istituto. Il progetto “Piano di monitoraggio e d’intervento della valutazione e gestione dello stress lavoro-correlato”, coordinato dal Dipartimento medicina, epidemiologia, igiene del lavoro ed ambientale (Dimeila) dell’Inail con il coinvolgimento di 16 Regioni/Province autonome e di due università, a distanza di cinque anni sta raccogliendo ottimi risultati e in autunno sarà aggiornato per permettere a molte aziende italiane di attualizzare la metodologia di controllo di questo particolare e diffuso ‘rischio emergente’.
L’importanza della trasferibilità dei risultati. “Lo stress lavoro-correlato – come spiegato in apertura lavori da Giovanni Paura, Direttore centrale reggente della Ricerca Inail – non è una malattia ma una situazione prolungata di tensione che può ridurre l’efficienza e determinare un cattivo stato di salute. È una tipologia di rischio che rientra nei cosiddetti ‘rischi emergenti’, legata alle evoluzioni del mondo del lavoro e del contesto sociale”. Proprio per questo “per la ricerca sulla tematica dello stress lavoro-correlato – ha spiegato Paura – la trasferibilità dei risultati assume un ruolo rilevante, soprattutto riguardo ad alcuni target peculiari, quali gli stessi lavoratori e le diverse figure della prevenzione aziendale ed extra-aziendale, che operativamente necessitano di risorse adeguate per affrontare con efficacia questa tipologia di rischi. I risultati di questo progetto CCM vanno in questa direzione, con l’obiettivo di migliorare le conoscenze sul tema e supportare le aziende nell’attuazione degli obblighi normativi e nello sviluppo di azioni preventive”.
La metodologia Inail e la risposta delle aziende italiane. “È una piattaforma che segue tutto il percorso di gestione del rischio – ha spiegato Sergio Iavicoli, direttore del Dimeila e coordinatore scientifico del progetto CCM – per capire in ogni contesto quali sono le variabili che vanno a influire sullo stress, che in ambito lavorativo può essere misurato, valutando fattori standard come il carico di lavoro, le realizzazione interpersonale o il supporto che si ha dall’organizzazione e dai colleghi. Una metodologia – ha proseguito Iavicoli – utilizzata dalla grande maggioranza delle realtà produttive. Delle circa quattro milioni di aziende italiane, infatti , sono oltre due milioni quelle che la utilizzano. Più di 90mila soggetti – tra cui pubbliche amministrazioni, grandi gruppi ma anche piccole aziende – l’hanno utilizzata online. In autunno – ha spiegato Iavicoli – metteremo a disposizione, soprattutto delle piccole e medie imprese, dei nuovi strumenti applicativi per alcuni settori, come quello sanitario. Inseriremo inoltre un tutorial per i focus group. La filosofia non cambia, ma la metodologia sarà arricchita con nuovi strumenti più tarati sui risultati raggiunti finora”.
La situazione italiana continua a migliorare. La situazione nel nostro Paese è senza dubbio migliorata, come si evince anche dalla seconda Survey europea Esener sui rischi emergenti, in cui l’Italia rispetto agli anni precedenti guadagna posizioni nel confronto europeo sulle misure messe in atto dalle aziende per fronteggiare il rischio da stress lavoro-correlato. “Questo è potuto accadere sicuramente grazie all’entrata in vigore del decreto legislativo 81/2008 – ha spiegato Iavicoli – e al relativo recepimento dell’accordo europeo, ma anche grazie alla presenza e alla disponibilità di approcci metodologici scientificamente validi e sostenibili per le aziende, come quello offerto dalla metodologia Inail”. Ma c’è un altro elemento che secondo Iavicoli è stato determinante nel raggiungimento di questi risultati: un alto livello di coinvolgimento di questi soggetti. “Molto dipende dai suggerimenti che vengono dalle aziende nell’applicazione della nostra metodologia. Abbiamo visto un vero engagement delle aziende su questo. Le nostre esperienze di ricerca – ha concluso Iavicoli – e i risultati ottenuti con questo progetto CCM, ci mostrano che sono sempre di più le aziende in Italia che nell’affrontare questo rischio abbandonano un approccio di mero adempimento della norma per abbracciare una logica realmente preventiva”.
Un progetto che aiuta la prevenzione. Per Ester Rotoli, direttore centrale Prevenzione, l’impianto, le attività e le proposte del progetto CCM sono in linea con i principi e le iniziative della scorsa ‘Campagna europea ambienti sani e sicuri 2014-2015’, incentrata sulla gestione dello stress lavoro-correlato. “Significativo – ha spiegato Rotoli – soprattutto il lavoro di rete che è stato implementato in questo progetto, che credo abbia permesso di integrare le competenze sul tema di attori diversi quali l’Istituto, le Regioni e le Università con l’obiettivo primario di fotografare la situazione nazionale su un tema urgente come questo, per incrementare le conoscenze e sviluppare strumenti specifici e promuovere comunque un aumento di consapevolezza sulla tematica. Le esperienze derivanti da questo progetto – ha concluso Rotoli – forniscono pertanto risorse utili per le aziende e contribuiranno a potenziare le attività di prevenzione nei luoghi di lavoro”.
L’Inail e l’attenzione ai rischi emergenti. Il percorso metodologico è stato seguito da gran parte dei lavoratori, delle aziende e della PA. Per questo il direttore generale, Giuseppe Lucibello, ha spiegato che “analizzando ulteriormente i risultati del monitoraggio siamo certi che si possano affinare sempre più gli interventi di prevenzione, nell’ambito di quell’approccio strategico che l’Inail racchiude in cinque parole chiave: assicurazione, prevenzione, cura-riabilitazione, reinserimento socio-lavorativo e ricerca, le cinque componenti della mission istituzionale dell’Inail che hanno come l’obiettivo ultimo di elevare il livello di benessere dei lavoratori. In questo contesto – ha concluso Lucibello – l’attenzione ai nuovi rischi legati ai profondi cambiamenti del mondo del lavoro e alla crisi economica ci hanno convinto della necessità di procedere in questa direzione con progetti come quello sullo stress lavoro-correlato”.