L’INPS, in un recente messaggio, fornisce alcuni indicazioni per il calcolo del riscatto della laurea a fini pensionistici per il 2023.
Si ricorda che il riscatto del corso di laurea è un istituto che permette di valorizzare ai fini pensionistici il periodo del proprio corso di studi: ovviamente è valido solo a condizione che l’interessato abbia conseguito il determinato titolo di studio.
La facoltà resta comunque esercitabile anche dai soggetti inoccupati che, al momento della domanda, non risultino essere stati mai iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza e che non abbiano iniziato l’attività lavorativa in Italia o all’estero.
Scopriamo quali sono i contenuti del messaggio INPS 4681/2022, datato 30 dicembre 2022, che fornisce alcune indicazioni sul calcolo per l’anno 2023 e fornisce uno strumento per la simulazione del medesimo.
Riscatto della Laurea: una guida al calcolo per il 2023
L’onere di riscatto dei periodi del corso di studi universitario è determinato con le norme che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o con quello contributivo, tenuto conto della collocazione temporale dei periodi oggetto di riscatto.
- Periodi da riscattare che si collocano nel “sistema retributivo”. Se i periodi oggetto di riscatto si collocano nel sistema retributivo, l’importo della somma da versare è determinata con i criteri previsti dall’articolo 13 della legge 12 agosto 1962, n. 1338 (riserva matematica); l’onere varia in rapporto a fattori quali l’età, il periodo da riscattare, il sesso e le retribuzioni percepite negli ultimi anni. Il costo dell’operazione comportante il calcolo della riserva matematica si identifica con il capitale di copertura corrispondente alla quota di pensione che a seguito del riscatto risulta potenzialmente o effettivamente acquisita dall’interessato (beneficio pensionistico).
- Periodi da riscattare che si collocano nel “sistema contributivo”. Relativamente ai periodi da riscattare per i quali la relativa quota di pensione andrebbe calcolata con il sistema contributivo, il corrispondente onere risulta invece determinato applicando l’aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda di riscatto, nella misura prevista per il versamento della contribuzione obbligatoria dovuta alla gestione pensionistica dove opera il riscatto stesso. La retribuzione cui si applica la predetta aliquota contributiva è quella assoggettata a contribuzione nei 12 mesi meno remoti rispetto alla data della domanda ed è rapportata al periodo oggetto di riscatto.
Esempio di calcolo
Ipotizziamo cheun soggetto voglia riscattare quattro anni di laurea e che abbia presentato domanda di riscatto nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti al 31 dicembre 2022: considerando una retribuzione lorda degli ultimi 12 mesi meno remoti pari a 32.170 euro l’importo da pagare per riscattare quattro anni è pari a 42.464,4 euro (32.170×33% =10.616,1 x 4 anni = 42.464,4).
Lo strumento di simulazione dell’INPS per il 2023
L’INPS, inoltre, comunica il rilascio di una nuova versione della simulazione del calcolo del riscatto della laurea per il 2023.
All’interno della versione aggiornata:
- risulta integrato anche il calcolo del riscatto con il criterio della riserva matematica per i soggetti che hanno periodi di riscatto e/o lavorativi collocati nel sistema di calcolo retributivo della futura pensione (assicurati con periodi lavorativi e/o da riscatto anteriori al 1996 o, se in possesso di 18 anni di anzianità al 1996, anteriori al 2012)
- inoltre, si inserisce la possibilità di valutare gli effetti di un eventuale passaggio al sistema contributivo rispetto al calcolo del riscatto.
Le date e gli importi presentati all’utente dal servizio sono calcolati solo sulla base delle informazioni inserite in modo anonimo dallo stesso e devono essere considerati indicativi e orientativi, potendosi discostare da quanto comunicato all’utenza a seguito della presentazione formale della domanda di riscatto, il cui iter istruttorio prevede la verifica della contribuzione effettivamente versata e degli ulteriori dati che risultano negli archivi dell’INPS necessari al calcolo.
Analogamente, nel corso della simulazione si indica anche un importo futuro della pensione ipotetica, che tuttavia pur essendo determinato sulle regole di calcolo nei sistemi retributivo e contributivo non rappresenta una stima dell’importo erogato alla fine, in quanto il calcolo non risulta collegato all’effettiva posizione assicurativa ma prende in considerazione solo i dati immessi dall’utente.
Scopo della simulazione
La finalità della simulazione è di consentire di valutare l’effetto potenziale del riscatto degli anni di laurea e pertanto è opportuno, prima di adottare qualsiasi decisione in ordine a vicende lavorative che abbiano riflessi sulla posizione assicurativa individuale, avvalersi della consulenza delle Strutture territoriali dell’INPS o degli Enti di Patronato.
Il simulatore che permette di conoscere gli effetti del riscatto del corso universitario di studi sulla futura pensione è di libero accesso, non essendo richieste credenziali per il suo utilizzo. Potete consultarlo qui.
Il testo completo del messaggio dell’INPS
Potete consultare qui di seguito il documento completo.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
se mio figlio avesse 100 e passa mila euro da buttare, senza neppure sapere se mai ci sarà ancora la pensione quando ci andrà, comprerebbe un appartamento e di affitto prenderebbe più che di pensione.
Meccanismi e soluzioni infernali per i lavoratori nati da metà anni ’60 in poi. Dobbiamo pagare i contributi per chi è andato in pensione da ragazzo ( 40 anni di età anagrafica !!! ) e non potremo contare sulla certezza di un emolumento futuro. Tra incudine e martello, insomma …
Prendo atto che essendo nato a luglio 1980 andrei in pensione a gennaio 2050..70 anni, mentre col riscatto 5 anni in meno..se fosse così riscatterei subito senza pensarci!
Non solo si pagano tasse salatissime e libri costosi per conseguire una laurea (spessissimo poi viene sfruttata all’estero) e per poter riscattare i cinque anni bisogna pagare un minimo di 25.000€ senza aver incassato un centesimo. Lo Stato e le università dovrebbero collaborare affinché tutti i neo laureati vengano indirizzati al lavoro o, quantomeno, dargli la possibilità di mettersi alla prova invece di abbandonarli a se stessi. Naturalmente, avendo un’entrata economica sarebbe più facile riscattare i cinque anni di università.