La Legge di Bilancio 2019 ha previsto un nuovo stanziamento di risorse: nel prossimo Rinnovo Contratto degli Statali sono previsti nuovi aumenti degli stipendi per i dipendenti pubblici. Ma la situazione attuale, a qualche mese dalla fine dell’anno qual è?
Rinnovo Contratto Statali 2019, aumenti stipendi per i dipendenti pubblici: ma si concretizzeranno?
Questo rinnovo contrattuale degli statali è previsto per il triennio 2019-2021. A questo scopo serviva un nuovo stanziamento per questo periodo triennale, con risorse ad hoc riservate al rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici.
Ma a quanto corrispondono le risorse? Quali sono le cifre?
Le risorse
Il governo Conte aveva messo sul piatto, con uno stanziamento di 1,1 miliardi nel 2019, che saliranno a 1,4 miliardi nel 2020, ma comprensivi di una serie di voci che ne abbassano l’impatto effettivo.
Lo stanziamento inserito nella Legge di Bilancio 2019 concerne il rinnovo del contratto del pubblico impiego nel triennio 2019-2021.
Nello specifico, a quanto è riportato:
“per il triennio 2019-2021 gli oneri posti a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale e per i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico sono determinati in 1,1 milardi di euro per il 2019, 1.4 miliardi di euro per il 2020“.
Sarà questa la copertura economica per il rinnovo contrattuale del comparto pubblico. La stessa somma dovrà essere stanziata anche da Comuni e Regioni per l’incremento delle retribuzioni dei propri dipendenti.
C’è anche uno stanziamento aggiuntivo di 210 milioni di euro per i fondi del trattamento accessorio per le forze di polizia e i vigili del fuoco.
Le nuove assunzioni
Ci sono poi risorse aggiuntive per le assunzioni nel pubblico impiego destinate prioritariamente al reclutamento di personale con professionalità specialistiche per i progetti di digitalizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle procedure, miglioramento della qualità dei servizi pubblici e per la gestione dei fondi di investimento.
Assunzioni che verranno oltretutto concretizzate attraverso nuove procedure concorsuali, con un decreto firmato dopo Ferragosto per sbloccare migliaia di nuovi posti nella Pubblica Amministrazione.
Nel provvedimento si fa leva sulle risorse accumulate negli anni precedenti ma anche su quelle che fanno capo al 2019.
Il provvedimento interessa concorsi pubblici in alcuni ministeri e altre agenzie pubbliche.
Ad esempio ci sarà un un mega concorso per il reclutamento di 800 unità al ministero dell’Interno, a cui si aggiungono 130 prefetti e altre 877 immissioni tra selezioni nuove e già espletate.
Per avere una panoramica completa sui Concorsi in vista potete consultare questo approfondimento.
Aumenti stipendi statali: a partire da quando?
Gli statali quest’anno hanno avuto diritto a questa «indennità di vacanza contrattuale».
L’istituzione dell’indennità di vacanza contrattuale risale all’accordo del 23 luglio 1993, trattandosi di un accordo generale non è sceso nei dettagli tecnici, individuando la presentazione delle piattaforme contrattuali ed il conseguente mancato rinnovo, l’elemento dal quale discende la violazione, dunque l’ambito è chiaramente individuato nel primo livello contrattuale.
L’indennità di vacanza contrattuale per quest’anno è stata calcolata sulle singole voci stipendiali, quantificate in una media di 25.184 euro l’anno per il settore statale.
Dal 1° aprile al 30 giugno 2019 c’è stato un aumento dello 0,42%, mentre dal 1° luglio in poi l’aumento è stato dello 0,7% (sulla medesima base).
In tutto questo si rischia, tuttavia, che questi mini siano le uniche briciole per i dipendenti pubblici. E adesso ne scopriremo il motivo.
Tutto questo, ricordiamolo, perché per i dipendenti del pubblico impiego gli attuali contratti sono scaduti alla fine del 2018.
La situazione attuale: solo mini aumenti?
Questo, quantomeno, nelle previsioni della Legge di Bilancio 2019. Ma la situazione attuale qual è?
Come abbiamo detto poc’anzi si rischia seriamente che i mini aumenti degli stipendi rimangano tali.
In linea teorica l’esecutivo, all’interno dell’ultimo Def, aveva indicato incrementi di stipendio dell’1,95%.
E, a conti fatti, la mossa si sarebbe tradotta in aumenti salariali tra i 40 e i 50 euro.
Molti meno soldi, in pratica, rispetto al rinnovo relativo al triennio 2016-2018 con il quale il governo Gentiloni, dopo dieci anni di blocco del contratto, aveva assicurato un aumento del 3,48%. Vala a dire 85 euro di aumento medio mensile in busta paga.
Ma la situazione, dopo la crisi di Governo, rischia di essere ancora più problematica.
Scenari futuri (ancora provvisori)
Infatti se dovesse mancare l’accordo, che provvisoriamente sembra raggiunto ma sembra ancora problematico tra M5S e PD, si rischia grosso.
Se si andasse ad elezioni anticipate il prossimo autunno, non sarà possibile approvare in tempo la nuova legge di Bilancio per il 2020 e l’Italia entrerà in esercizio provvisorio.
Una situazione non auspicabile per molti aspetti e che limiterà gli interventi del governo agli atti di ordinaria amministrazione.
Con l’esercizio provvisorio non saranno possibili nuove spese, dunque nemmeno gli annunciati aumenti contrattuali per i dipendenti pubblici. Mentre l’accordo di rinnovo contrattuale rischia di essere rinviato al prossimo anno.
L’allarme della UIL
Tra i Sindacati è la Uil a lanciare un primo allarme temendo che con le elezioni anticipate ad ottobre si vada all’esercizio provvisorio.
“Siamo preoccupati perché oltre a essere passato quasi un anno dall’inizio della nuova tornata contrattuale, senza che sia stata avviata alcuna trattativa, con questa situazione politica, si paventa sempre più l’incognita risorse nella prossima legge di bilancio”
spiega il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo.
Il Segretario generale della UILPA Nicola Turco rimarca la situazione preoccupante che si prospetta.
“I lavoratori del Pubblico Impiego hanno saltato ben due tornate contrattuali, con un conseguente pesante impoverimento delle proprie buste paga”,
precisando anche che
“se nel periodo compreso tra il 2000 al 2017 il salario medio degli italiani è cresciuto, in termini reali, soltanto del 1,4%, nello stesso lasso di tempo l’incremento è stato invece del 13,6% in Germania e del 20,4% in Francia. Tradotto in cifre, ciò vuol dire che in tale periodo il salario medio degli italiani è aumentato di soli 400 euro su base annua, a fronte di 6mila euro per i lavoratori francesi e di 5 mila per quelli tedeschi”.
Secondo Turco
“è quindi necessaria una forte azione di recupero salariale che assicuri ai lavoratori pubblici aumenti adeguati”, sottolineando “che il rinnovo del contratto non deve essere assolutamente considerato come un costo bensì come una misura economica in grado di produrre un vero e proprio rilancio dell’economia grazie alla ripresa dei consumi e all’aumento del gettito fiscale”.
Come finirà questa vicenda?
Noi della redazione di lentepubblica.it continueremo a seguire lo sviluppo della situazione, aggiornandovi tempestivamente su tutte le novità sull’argomento.