Dopo mesi di stallo, si riaccende il confronto per il rinnovo del contratto nazionale del comparto Sanità, relativo al triennio 2022-2024: nuova convocazione ARAN per fine mese, ma una parte dei sindacati si oppone ancora fermamente alla proposta.
Il clima resta teso, e l’esito del prossimo incontro si preannuncia decisivo. Tra le attese di migliaia di lavoratori e le rigidità delle parti in campo, la trattativa per il rinnovo del contratto del comparto Sanità si gioca su un equilibrio delicato. E, al momento, non sono esclusi nuovi colpi di scena.
Rinnovo contratto Sanità, nuova convocazione ARAN per fine mese
L’ARAN, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, ha deciso di riconvocare i sindacati per martedì 29 aprile alle ore 11, con l’obiettivo di superare l’impasse che da tempo blocca la trattativa e impedisce a migliaia di dipendenti del settore di ottenere gli aumenti economici e le tutele previste.
A rilanciare la necessità di sbloccare il negoziato è stato anche il ministro della Salute Orazio Schillaci, che, intervenuto con un videomessaggio al congresso nazionale della Cisl Funzione Pubblica, ha espresso preoccupazione per il protrarsi della situazione.
“Siamo fermi su un rinnovo contrattuale che riguarda un settore vitale del nostro Paese. La mancata firma di alcune sigle impedisce a tanti operatori sanitari di beneficiare dei miglioramenti previsti. Mi auguro – ha aggiunto – che si possa uscire presto da questa fase di paralisi, che appare più dettata da scelte politiche che sindacali, a scapito di chi ogni giorno si prende cura della salute di tutti noi”.
L’ARAN punta a chiudere la partita entro il mese di maggio. Un traguardo che il presidente dell’Agenzia, Antonio Naddeo, aveva già auspicato in occasione del congresso della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), lo scorso 20 marzo.
“Si poteva firmare a gennaio – aveva dichiarato Naddeo – ma non è stato possibile. È importante ricordare che tra la firma e l’erogazione degli aumenti trascorrono almeno 4 o 5 mesi. Se riuscissimo a chiudere entro maggio, i benefici si concretizzerebbero tra ottobre e dicembre”.
I sindacati ancora divisi
Se alcuni sindacati come la CISL FP hanno accolto e avvallato la proposta altri si stanno fermamente opponendo alle condizioni attuali del rinnovo.
Fp Cgil, Uil-Fpl e Nursing Up, hanno confermato la loro netta opposizione a una bozza di pre-intesa ritenuta insufficiente, sia dal punto di vista economico che normativo. In una nota congiunta, le organizzazioni hanno respinto con fermezza l’ipotesi di un intervento unilaterale da parte del Governo: “Non accettiamo lezioni da nessuno, e riteniamo inaccettabile che qualcuno invochi un decreto per bypassare la contrattazione, minando il ruolo stesso dei sindacati”.
Le sigle critiche accusano l’esecutivo di non aver messo sul tavolo alcuna proposta migliorativa rispetto a quelle già respinte nei mesi scorsi. “Il contratto così com’è – sottolineano – non tutela adeguatamente chi lavora ogni giorno nei presidi sanitari pubblici. La nostra posizione non è ideologica: siamo pronti al dialogo, ma servono risposte concrete, sia in termini di risorse che di norme”. Secondo i sindacati dissenzienti, il richiamo alla mancanza di fondi pubblici non può più essere utilizzato come giustificazione per offrire un rinnovo al ribasso: “Quando c’è la volontà politica, le soluzioni si trovano”.