Si è aperta la possibilità di richiedere un rimborso spese per luce e gas, da parte dei dipendenti pubblici in smart working. Scopriamone di più.
Rimborso spese smart working: nonostante il massiccio ritorno in presenza, ci sono ancora diversi lavoratori in smart working, soprattutto nell’ambito pubblico.
È stata avanzata la proposta di prevedere un rimborso spese per luce e gas, proprio per quei dipendenti in lavoro agile. Vediamo di cosa si tratta.
Rimborso spese smart working: la proposta
È in corso di approvazione una proposta per elargire un rimborso spese su luce e gas ai dipendenti statali, nel caso si trovino a lavorare in modalità di smart working.
La proposta è stata avanzata dall’Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, per poter sopperire alla mancanza di diversi pagamenti, relativi al trattamento accessorio.
Il rimborso andrebbe a coprire una parte delle spese sostenute dai dipendenti statali per le bollette di luce e gas, connessione internet, affitto di una postazione di coworking e cibo.
Si tratterebbe di una misura economica molto estesa, poiché, secondo gli studi condotti dall’Osservatorio sullo smart working della School of management del Politecnico di Milano, sono circa 4 milioni i lavoratori (sia pubblici che privati) che sono in smart working. Un numero che, ovviamente, si è molto ridotto dalla scorsa primavera, quando i lavoratori da casa si aggiravano intorno ai 5 milioni.
Rimborso spese smart working: come funzionerà
Se la proposta si concretizzasse, i fondi per elargire il rimborso spese saranno presi dalle economie prodotte dal ricorso allo smart working organizzato, delle stesse amministrazioni.
La somma del rimborso non è ancora nota, ma potrebbe variare a seconda delle amministrazioni. Questo perché sarebbe calibrata a seconda della contrattazione decentrata di ogni amministrazione.
La decisione di elargire o meno il rimborso spese dovrebbe essere di tipo qualitativo e, per i parametri, si farebbe ricorso ai PIAO (Piani integrati di attività e organizzazione), che dovranno essere messi a punto dalle amministrazioni, entro il prossimo 31 gennaio.
Essendo un rimborso su base qualitativa, il bonus verrebbe corrisposto soltanto ai dipendenti pubblici che raggiungeranno dei risultati preindicati. Gli statali che non li raggiungeranno, invece, rimarranno a secco.
Il bonus dovrebbe comunque essere irrisorio, poiché i lavoratori in smart working risparmiano sul lato dei trasporti.
I sindacati sono ancora in dubbio sulla nuova misura: molti lavoratori agili potrebbero essere tagliati fuori dal rimborso, perché si limitano ad operare in una certa fascia oraria di operatività. Il rimborso, infatti, è pensato per incentivare la produttività dei dipendenti pubblici, così da non penalizzare i cittadini. Ma, in questo modo, si potrebbe creare una discriminazione tra i vari lavoratori.
I nuovi contratti del Pubblico Impiego
All’interno della riforma contrattuale per il pubblico impiego, è prevista una suddivisione per quella parte di lavoratori che lavoreranno non in presenza.
Sono previste, nello specifico, due categorie ad hoc:
- Gli smart worker lavoreranno sempre da casa, con un regime di orario fisso e godranno degli stessi diritti dei lavoratori in presenza;
- I dipendenti statali in lavoro agile, invece, dovranno rispettare una fascia oraria di lavoro, come unico limite. Questi potranno riscuotere integralmente il trattamento accessorio, soltanto se le prestazioni raggiungeranno il livello di produttività predefinito.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it