Il confronto tra Governo e Sindacati dovrà affrontare nel dettaglio le categorie di lavoratori che avranno diritto all’APE Agevolata e all’accesso alla pensione anticipata a partire da 41 anni di contributi. Flessibilità in uscita al rush finale. Nei prossimi giorni il Governo presenterà ufficialmente la legge di stabilita’ (il varo dovrebbe avvenire tra Venerdì e Sabato o slittare all’inizio della prossima settimana) ed i tecnici del stanno lavorando al primo pacchetto di misure sulle pensioni. A dire il vero alcune misure, soprattutto l’APE, potrebbero finire anche in un provvedimento collegato alla manovra, magari un decreto legge, dato che il confronto con i sindacati rischia di non riuscire a concludersi entro questa settimana, in tempo per entrare nella stabilita’. Si vedrà.
Ad ogni modo la misura centrale sarà il prestito previdenziale erogato da banche ed assicurazioni che andrà sotto l’acronimo di APE (anticipo pensionistico). Si tratta di un progetto sperimentale (durerà dal 2017 al 2018) rivolto a tutti i lavoratori iscritti a forme pubbliche di previdenza obbligatoria (saranno inclusi anche i lavoratori del pubblico impiego e gli autonomi) con almeno 63 anni a non più di 3 anni e 7 mesi alla maturazione di una pensione di vecchiaia.
La somma anticipata dovrà essere restituita nell’arco dei venti anni successivi al conseguimento della pensione attraverso un prelievo mensile sull’assegno. L’entità della rata di rimborso sarà, tuttavia, azzerato attraverso la leva fiscale in modo da non colpire il reddito pensionistico di alcune categorie selettive di lavoratori. L’agevolazione, secondo quanto previsto nel verbale siglato il 28 Settembre con i sindacati riguarderà alcune categorie di lavoratrici e lavoratori ritenuti in condizioni di maggior bisogno, sulla base di requisiti quali lo stato di disoccupazione (e assenza di reddito), la gravosità del lavoro (pesante o rischioso ) per la quale la permanenza al lavoro in età più elevata aumenta il rischio di infortunio o di malattia professionale, le condizioni di salute, i carichi di lavoro di cura legato alla presenza di parenti di primo grado conviventi con disabilità grave. Ed il cui assegno non splafoni un determinato importo. La puntuale indicazione delle categorie beneficiarie è rimessa al confronto in corso tra Governo e sindacati.
All’interno della manovra ci sarà poi il cumulo gratuito dei periodi assicurativi, una misura che consentirà ai lavoratori iscritti a più forme di previdenza pubbliche obbligatorie (si noti, quindi, che restano esclusi dalla misura i contributi accreditati presso le Casse dei Libero Professionisti) di sommare gratuitamente e senza oneri tali periodi al fine di guadagnare una pensione. L’intervento dovrebbe essere attuato attraverso una modifica in senso estensivo dell’attuale facoltà di cumulo previsto dalla legge 228/2012. A sostegno delle pensioni di importo basso nella stabilità ci sarà un incremento del 30% della quattordicesima per i pensionati ultra 64enni con una estensione della stessa sino ai pensionati con redditi entro i 13 mila euro annui (2 volte il trattamento minimo inps). In arrivo anche l’equiparazione della no tax area sui redditi da pensione a quelli derivanti dal lavoro dipendente. A queste misure sarà abbinata una ottava salvaguardia per i cd. esodati cioè coloro che avevano perso a vario titolo il lavoro prima della legge Fornero, nel 2011.
Precoci ed usuranti
Da comprendere, invece, se la manovra conterrà anche gli interventi a favore dei lavoratori precoci ed usurati. Questi interventi, seppur concordati con la parte sindacale nel documento dello scorso 28 Settembre, potrebbero slittare più avanti, nel corso del 2017 dato che non c’è un preciso impegno temporale. E le risorse potrebbero non essere sufficienti ad intervenire anche su questo fronte subito. Con riferimento ai lavoratori precoci, il progetto dell’esecutivo introduce un canale di uscita a 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, nei confronti di quei soggetti che hanno lavorato prima dei 19 anni, per almeno di 12 mesi in modo effettivo, anche non continuativi. Dunque con uno sconto potenziale pari a 10 mesi per le donne e di un anno e 10 mesi per gli uomini rispetto agli attuali requisiti per la pensione anticipata (41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini). Ma per poter entrare nella cd. quota 41 l’accordo prevede che l’interessato appartenga ad almeno uno dei tre seguenti profili: a) risulti disoccupato senza ammortizzatori sociali; b) versa in condizioni di salute che determinano una disabilità; c) risulti occupato in alcune attività particolarmente gravose. Anche queste attività, come l’APE agevolato, devono essere individuate a seguito del confronto con la parte sindacale. Ancora per i precoci c’è lo stop alla penalizzazione per le uscite prima del 62° anno di età.
Per gli usuranti, infine, il Governo intende abolire, finalmente, la finestra mobile anticipando, quindi, l’accesso alla pensione per i lavori usuranti dai 12 ai 18 mesi, congelare l’adeguamento alla speranza di vita dei requisiti (che scatterebbe comunque nel 2019) ed infine rendere più flessibili i criteri per qualificare lo svolgimento del lavoro usurante.