Incontro governo-sindacati: dall’anno prossimo in vigore il sistema di anticipo pensionistico che permetterà a tutti i lavoratori nati tra il 1951 e il 1954 di andar via in anticipo di uno, due o tre anni e sette mesi, accollandosene però in parte il costo.
L’anticipo pensionistico potrà essere richiesto a 63 anni. È la novità emersa dall’incontro tecnico tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, e i sindacati di categoria. “È un’anticipo di tre anni e sette mesi”, ha riferito Maurizio Petriccioli della Cisl parlando dell’Ape, acronimo di anticipo pensionistico destinato a diventare un riferimento del dibattito economico e sociale dei prossimi mesi. Potranno quindi uscire dal lavoro nel 2017 coloro che sono nati fino al 1954, una volta compiuti 63 anni. Per chi ha un lavoro l’anticipo pensionistico sarà pagato con rate di ammortamento sulla pensione, mentre per coloro che sono disoccupati e non hanno ammortizzatori sociali, l’anticipo sarà gratuito (purché l’importo della pensione non sia superiore ai 1.200 euro netti). Nell’incontro con Nannicini – secondo quanto hanno spiegato i sindacati – si è discusso anche di ricongiunzioni tra i periodi assicurativi in diverse gestioni, che dall’anno prossimo non dovrebbero essere più onerose.
Dovrebbero allargarsi le maglie, inoltre, per quanto riguarda le attività usuranti facendo rientrare probabilmente categorie come quelle dell’edilizia, maestre d’asilo e degli infermieri. Si è parlato poi dei lavoratori precoci e dell’aumento delle pensioni più basse, confermando l’intenzione d’intervenire con la somma aggiuntiva, la cosiddetta 14ma, per coloro che hanno redditi personali complessivi fino a mille euro al mese. Nel dettaglio il sistema di anticipo pensionistico che dovrebbe entrare in vigore dall’anno prossimo, permetterà a tutti i lavoratori nati tra i 1951 e il 1954 di andar via in anticipo di uno, due o tre anni e sette mesi, accollandosene però in parte il costo. Infatti, chi richiede il beneficio sottoscrive un prestito previdenziale ventennale, che avrà un costo variabile a seconda dell’ammontare della pensione e della durata dell’anticipo (si va dal 4-5% fino al 15%). L’anticipo pensionistico sarà completamente gratuito per i disoccupati e i lavoratori in condizioni disagiate.
La rata di ammortamento dovrebbe inoltre essere azzerata per le pensioni che arrivano a 1.200 euro netti, mentre oscillerà tra i 50 e i 60 euro al mese per venti anni per tutti gli altri anticipi di un anno, e salirà ulteriormente a 150-200 euro al mese se l’anticipo sarà invece di tre anni. La riforma prevede condizioni di maggiore vantaggio per i lavoratori precoci e per chi svolge lavori usuranti. Tuttavia su queste materie, spiegano i sindacati, “c’è ancora un confronto in corso”. Dovrebbero allargarsi le maglie per quanto riguarda le attività usuranti, facendovi rientrare probabilmente categorie come quelle dell’edilizia, delle maestre d’asilo e degli infermieri. Sarà rivisto in direzione maggiormente vantaggiosa per i lavoratori, anche il sistema di ricongiunzione dei contributi, che al momento risulta eccessivamente oneroso per la maggior parte dei lavoratori.
Io sono un esodato senza reddito da anni e l’APE potrebbe anche andarmi bene , ma quelli che lavorano e sono vicini alla pensione con circa 40 anni di contributi e un furto immenso e robe dell’altro mondo, non una parola sulla settima salvaguardia che ha messo in pensione appena un terzo e i posti rimanenti???parliamo di piu di 15000 posti dati INPS solo annunci e non mi fido nemmeno questa volta ,succederà che dopo qualche mese i conti come sulle salvaguardie non torneranno per annunci fasulli e cominceranno ad uscire i paletti in modo che tanti esodati senza reddito… Leggi il resto »