All’interno del disegno di legge che introduce disposizioni per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti amministrativi troviamo anche la riduzione dei tempi per l’autotutela della Pa: ecco le novità.
Di recente Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, ha approvato un disegno di legge che introduce disposizioni per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese. Tra le misure troviamo la riduzione del termine per l’esercizio dell’annullamento d’ufficio del provvedimento amministrativo: scopriamo in dettaglio di cosa si tratta.
Che cosa si intende per autotutela amministrativa?
L’autotutela amministrativa è un principio giuridico che attribuisce alla Pubblica amministrazione il potere di riesaminare e correggere autonomamente i propri atti amministrativi, qualora si verifichi una situazione di illegittimità o irregolarità. In sostanza, consente all’amministrazione di annullare o modificare i propri atti quando si accorge di errori, violazioni di legge o eccessi di potere.
Questo potere di autotutela è fondamentale per garantire la legalità e l’efficacia dell’azione amministrativa, permettendo all’amministrazione di sanare eventuali vizi o irregolarità senza dover ricorrere necessariamente all’intervento del giudice.
L’autotutela può essere esercitata sia in via d’ufficio, quando l’amministrazione si accorge autonomamente dell’errore o dell’illegalità, sia su richiesta della parte interessata, che può chiedere all’amministrazione di riesaminare un proprio atto. Tuttavia, è importante sottolineare che l’esercizio dell’autotutela deve avvenire nel rispetto dei principi di legalità, buona fede e tutela dei diritti delle persone coinvolte.
La riduzione dei tempi per l’autotutela della Pa nel nuovo DDL semplificazioni
Il nuovo DDL prevede diverse misure, tra cui la riduzione del termine per l’esercizio dell’annullamento d’ufficio dei provvedimenti amministrativi da 12 a 6 mesi.
In base alla normativa attuale, tale annullamento può avvenire entro un periodo massimo di dodici mesi dalla adozione del provvedimento, previo accertamento delle ragioni di interesse pubblico. Il decreto approvato dal governo riduce questo termine a un periodo massimo di sei mesi, offrendo così una maggiore tutela agli interessi dei cittadini, che potranno conoscere più rapidamente la validità degli atti che li riguardano.
Questa modifica ha il potenziale per influenzare direttamente la vita dei cittadini e delle imprese, poiché determina la rapidità con cui gli atti amministrativi vengono valutati e eventualmente corretti.
Esempio numero 1: richieste di autorizzazione da parte dei cittadini
Per comprendere meglio l’impatto pratico di questa riduzione di tempo, prendiamo ad esempio una situazione in cui un cittadino presenta una richiesta di autorizzazione edilizia per la costruzione di un nuovo edificio. In base alla normativa attuale, l’amministrazione ha fino a 12 mesi per esaminare la richiesta e, se necessario, annullare d’ufficio l’autorizzazione rilasciata nel caso in cui emergano vizi o irregolarità nel procedimento.
Tuttavia, con la nuova riduzione del termine a soli 6 mesi, il cittadino avrà la possibilità di ottenere una risposta definitiva in un tempo significativamente più breve. Questo significa che potrà conoscere la validità dell’autorizzazione edilizia entro sei mesi dalla sua concessione, anziché dover attendere l’intero arco temporale di un anno. Questo riduce l’incertezza e consente al cittadino di pianificare in modo più efficiente i propri progetti edilizi.
Esempio numero 2: richiesta di finanziamenti da parte delle imprese
Per comprendere inoltre meglio il legame tra la riduzione del termine e l’autotutela, consideriamo un altro esempio pratico. Immaginiamo che un’impresa presenti una domanda per ottenere un finanziamento pubblico per avviare un nuovo progetto di ricerca e sviluppo. Dopo l’approvazione del finanziamento da parte dell’amministrazione, emerge successivamente che la documentazione presentata dall’impresa conteneva informazioni false o fuorvianti riguardanti il progetto. In base al principio di autotutela, l’amministrazione ha il potere di riesaminare autonomamente la propria decisione e, se del caso, annullare d’ufficio il finanziamento concesso.
Nel caso specifico dell’esempio, una riduzione del termine può significare che l’amministrazione deve agire più tempestivamente per revocare il finanziamento, proteggendo così i fondi pubblici da un uso improprio o fraudolento. Tuttavia, è importante che questa azione avvenga nel rispetto dei principi di giustizia e equità, garantendo alla parte interessata la possibilità di difendersi e di presentare eventuali controprove o argomentazioni in merito alla decisione dell’amministrazione.
Un provvedimento che sarà utile ma che ha delle controindicazioni?
La riduzione del termine per l’esercizio dell’annullamento d’ufficio dei provvedimenti amministrativi da 12 a 6 mesi solleva alcune considerazioni e interrogativi che meritano un’analisi imparziale.
Da un lato, la diminuzione del periodo entro cui l’amministrazione può intervenire per correggere atti illegittimi potrebbe essere vista positivamente come un segnale di maggiore efficienza e tempestività nell’azione amministrativa. Una riduzione dei tempi di attesa per i cittadini e le imprese potrebbe favorire la certezza del diritto e la trasparenza nei rapporti con la pubblica amministrazione.
Tuttavia, è importante considerare che una riduzione così significativa del termine potrebbe comportare alcune criticità. Ad esempio, potrebbe mettere sotto pressione l’amministrazione, che potrebbe trovarsi ad affrontare una mole di lavoro eccessiva nel tentativo di rispettare i nuovi tempi. Ciò potrebbe influenzare negativamente la qualità delle valutazioni e delle decisioni, con il rischio di commettere errori o di adottare provvedimenti affrettati.
Infine, è importante considerare che la legge prevede delle eccezioni a questa tempistica, come nel caso di condotte penalmente rilevanti o di dolo della parte interessata. Questo suggerisce che la flessibilità e la considerazione delle circostanze specifiche possono essere cruciali per garantire una corretta applicazione della normativa.
Le eccezioni secondo il Consiglio di Stato
La giurisprudenza del Consiglio di Stato (Sentenza della sez. VI, n. 6615 del 6 luglio 2023) chiarisce infatti che, nonostante la riduzione del termine per l’annullamento d’ufficio degli atti amministrativi, vi sono circostanze particolari che richiedono un trattamento diverso da parte dell’amministrazione.
In primo luogo, se la falsa attestazione dei presupposti necessari per il rilascio del provvedimento è il risultato di una condotta penalmente rilevante, come ad esempio una falsificazione documentale, è indispensabile attendere un accertamento definitivo in sede penale prima di procedere con l’annullamento d’ufficio. Questo significa che l’amministrazione deve astenersi dall’agire fino a quando non si sarà concluso il procedimento penale e non si sarà accertata la responsabilità della parte coinvolta nella falsificazione.
Inoltre, se l’erroneità dei presupposti non è imputabile all’amministrazione ma esclusivamente al dolo della parte interessata, ossia se è stata la stessa parte a fornire informazioni false o fuorvianti, si applica il principio di ragionevolezza nella gestione dei tempi. In altre parole, l’amministrazione non può essere ritenuta responsabile per il ritardo nell’annullamento dell’atto, poiché l’errore non è imputabile a essa, ma alla condotta dolosa della parte interessata. Pertanto, in tali casi, l’amministrazione ha il diritto di prendere il tempo necessario per valutare attentamente la situazione e agire nel rispetto dei principi di giustizia e equità.
La bozza attuale del DDL semplificazioni
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it