L’Unione Europea ha mosso una procedura contro l’Italia, a causa del Reddito di Cittadinanza e dell’Assegno Unico, perché non in linea coi diritti dell’UE.
Procedura UE Reddito di Cittadinanza e Assegno Unico: guai in arrivo per l’Italia, a causa di due aiuti economici, pensati per i cittadini italiani.
Secondo la Commissione Europea, infatti, il Reddito di Cittadinanza e l’Assegno Unico non sarebbero in linea col diritto dell’UE, in materia di libera circolazione dei lavoratori.
Ecco la situazione nel dettaglio.
Procedura UE Reddito di Cittadinanza e Assegno Unico: cosa succede
Come sappiamo, il Reddito di Cittadinanza e l’Assegno Unico sono due misure a sostegno dei cittadini e delle famiglie italiane.
Sul tema del Reddito di Cittadinanza si è molto dibattuto ed è stato fortemente ridotto nel 2023, fino alla sua eliminazione, prevista nel 2024. Prevede un sostegno economico per chi non lavora e ha un Isee basso, a patto che il cittadino venga inserito in un percorso lavorativo e professionale.
L’Assegno Unico, invece, è un sostegno economico per le famiglie con figli a carico e viene erogato dal settimo mese di gravidanza fino al 21° anno di età del figlio.
Secondo la Commissione Europea, però, le due misure non sarebbero in linea col diritto UE in materia di libera di circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, residenti e protezione internazionale.
Come spiegato, infatti, in una nota della Commissione:
“le prestazioni di assistenza sociale, come il reddito di cittadinanza, dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’Ue, che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza”.
Procedura UE Reddito di Cittadinanza e Assegno Unico: la decisione della Commissione Europea
Secondo la Commissione Europea, quindi, le due misure andrebbero estese anche ai cittadini comunitari, che non lavorano per altri motivi, se risiedono legalmente in Italia da più di tre mesi e soggiornanti di lungo periodo al di fuori dell’UE.
Il requisito della residenza in Italia da almeno dieci anni, infatti, viene considerata dalla Commissione come una “discriminazione indiretta” (per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza).
Per quanto riguarda, invece, l’Assegno Unico, anche i requisiti che prevedono la residenza in Italia da almeno due anni, nella stessa abitazione dei figli, violano il diritto dell’UE, che prevede che i cittadini dell’Unione Europea siano trattati tutti allo stesso modo.
Ora, l’Italia avrà a disposizione due mesi per rispondere alle preoccupazioni sollevate dalla Commissione.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it