Ecco alcuni utili chiarimenti in merito alla possibilità di fruire di ulteriori agevolazioni per sostenere le persone con disabilità: quando raddoppiano i giorni dei permessi per Legge 104?


Dal 30 giugno scorso, sono entrate in vigore alcune disposizioni del Decreto Disabilità che modificano la Legge 104, introducendo cambiamenti significativi sia nella definizione di disabilità grave sia nelle agevolazioni per i lavoratori che assistono persone disabili.

Le novità introdotte in materia di Legge 104

Una delle novità più rilevanti riguarda il criterio per definire la gravità della disabilità. Se la compromissione delle capacità di autonomia, legata all’età, rende necessaria un’assistenza continuativa e completa in ambito individuale e relazionale, il sostegno fornito sarà intensivo e considerato prioritario nell’ambito dei servizi pubblici. La riduzione dell’autonomia personale diventa dunque un elemento centrale nella valutazione della disabilità grave.

Con le novità applicate, sono definite inoltre le finalità delle valutazioni di base, per poter riconoscere la condizione di disabilità. Novità, quindi, per quanto riguarda i requisiti di accesso per le agevolazioni fiscali e tributarie, per la mobilità e per la definizione di disabilità grave. Le persone con disabilità saranno sottoposte ad una valutazione medico-legale con strumenti ICF e WHODAS, tenendo in considerazione la quotidianità della persona.

Il sostegno, quindi, sarà garantito in proporzione al livello di disabilità riscontrato.
Per documentare il tutto, c’è il certificato medico introduttivo, che contiene i dati della persona con disabilità, con gli accertamenti diagnostici, prognosi e risultati di terapie specifiche.

Le  modifiche introdotte con il Decreto Disabilità ampliano il raggio d’azione delle agevolazioni previste dalla Legge 104, garantendo maggiore supporto a chi si trova nella delicata posizione di assistere familiari con disabilità grave.

Qui un approfondimento sulle novità.

Le agevolazioni attuali previste dalla normativa

Attualmente, chi assiste una persona disabile ha diritto a diverse forme di agevolazione:

  • tre giorni di permesso mensile, frazionabili anche in ore (due ore giornaliere per turni lavorativi di sei ore o più; un’ora se il turno è inferiore a sei ore);
  • due anni di congedo straordinario, utilizzabili durante l’intera vita lavorativa, anche in modalità frazionata;
  • prolungamento del congedo parentale per genitori di figli disabili, che può durare fino a tre anni. In questo caso, si può scegliere tra due ore di permesso giornaliero o tre giorni di permesso retribuito al mese, fino al compimento dei dodici anni del bambino.

Qui un approfondimento sulla materia.

Quando raddoppiano i giorni dei permessi per Legge 104?

Tra le agevolazioni riconosciute, i permessi lavorativi rappresentano uno strumento fondamentale per i familiari che si prendono cura di una persona disabile.

In generale, la normativa prevede dunque un massimo di tre giorni di permesso mensile, ma esistono casi in cui questo limite può essere esteso.

Estensione dei permessi per i cosiddetti “caregiver

Si tratta di una fattispecie già prevista dalla normativa, al di là delle novità introdotte dal Decreto Disabilità. L’articolo 6 del Decreto Legislativo n. 119 del 2011 prevede infatti un’importante estensione dei permessi per i caregiver, ovvero coloro che forniscono assistenza quotidiana a persone con disabilità. La normativa riconosce il diritto a sei giorni di permesso mensile, anziché i consueti tre previsti dalla Legge 104, quando il lavoratore si trova nella situazione di dover assistere due familiari con disabilità.

Questa misura risponde all’esigenza di garantire un maggiore supporto ai caregiver che spesso sono coinvolti nell’assistenza a più persone, una condizione comune in famiglie in cui diverse generazioni necessitano di cure specifiche. Tuttavia, per ottenere tale beneficio è necessario rispettare una serie di requisiti specifici legati al grado di parentela tra il lavoratore e le persone assistite, nonché alle condizioni che rendono indispensabile la sua assistenza.

Requisiti di parentela e affinità

Secondo la legge, i sei giorni di permesso possono essere concessi solo se entrambe le persone disabili che richiedono assistenza sono legate al caregiver da un rapporto di parentela entro il primo grado. Questo include i genitori, i figli e il coniuge, ma anche i suoceri (suocero o suocera). Nel caso in cui le persone assistite appartengano a un grado di parentela più distante, come fratelli, sorelle, nonni o nipoti, questi permessi aggiuntivi possono essere concessi solo in assenza di altre figure che possano occuparsi delle persone con disabilità. Per esempio, il caregiver può ottenere l’estensione dei giorni di permesso solo se il coniuge o il genitore della persona disabile non è in grado di fornire assistenza, sia perché a sua volta invalido, sia perché ha superato i 65 anni di età.

Questo meccanismo ha l’obiettivo di garantire che i permessi aggiuntivi siano riservati a coloro che non hanno alternative nell’assistenza, evitando un uso eccessivo o non giustificato delle agevolazioni. L’aggiunta di sei giorni di permesso non è dunque automatica, ma è subordinata alla dimostrazione della necessità reale e dell’assenza di altri familiari in grado di subentrare.

La procedura di richiesta

Per accedere a questi permessi, il lavoratore deve presentare una domanda all’INPS, compilando una richiesta separata per ciascun familiare disabile che ha bisogno di assistenza. Ogni domanda deve essere corredata da una serie di documenti che giustifichino la necessità di un’assistenza continuativa e distinta per ciascun soggetto. In particolare, devono essere fornite:

  • le certificazioni mediche che attestano lo stato di disabilità
  • e una dichiarazione di responsabilità in cui il richiedente spiega perché la sua assistenza è indispensabile.

Questo documento è fondamentale per dimostrare che il caregiver è l’unica persona in grado di fornire l’aiuto richiesto, poiché nessun altro familiare è disponibile o idoneo a occuparsene.

Le certificazioni mediche devono essere emesse da un ente pubblico e devono attestare in modo chiaro la condizione di disabilità grave della persona assistita, così come la necessità di un’assistenza costante e intensiva. Nel caso di più familiari disabili, sarà necessario dimostrare che ciascuno di essi ha bisogno di un’assistenza esclusiva, e non semplicemente cumulativa.

L’assistenza da parte di un disabile

Un aspetto peculiare della normativa è la previsione di sei giorni di permesso anche per una persona disabile che si occupa, a sua volta, di assistere un altro familiare. In questi casi, la legge prevede un diritto automatico all’estensione dei permessi, purché la persona disabile sia in grado di fornire un’assistenza adeguata. Questo presuppone che il disabile, pur essendo in una condizione di difficoltà, abbia comunque le capacità fisiche e psicologiche per prendersi cura di un altro familiare.

Anche in questo caso, però, è necessario presentare una certificazione medica che attesti la capacità del disabile di svolgere le funzioni di caregiver. Solo attraverso una valutazione medica dettagliata è possibile stabilire se la persona disabile possa effettivamente assistere un parente o un affine, garantendo così un supporto efficace e continuativo.

L’obiettivo della legge

L’estensione dei permessi è stata pensata per sostenere i caregiver che si trovano in una situazione particolarmente gravosa, come quella di dover assistere contemporaneamente più persone con disabilità. La normativa riconosce l’importanza del loro ruolo e cerca di offrire un sollievo, anche parziale, a chi spesso è costretto a bilanciare l’assistenza familiare con gli impegni lavorativi. Tuttavia, le rigide condizioni e le procedure complesse necessarie per ottenere questi benefici riflettono la volontà di evitare abusi, garantendo che i permessi siano concessi solo a chi ne ha effettivamente bisogno.