All’interno dell’ultimo rapporto semestrale emanato dall’Aran si fa il punto su quanto guadagnano allo stato attuale i dipendenti pubblici.


L’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni ha recentemente rilasciato il nuovo rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici, aggiornato con i dati al 16 settembre 2024.

Il rapporto fornisce un quadro complesso dell’evoluzione delle retribuzioni pubbliche, evidenziando come gli aumenti effettivi abbiano spesso superato le previsioni contrattuali grazie a risorse aggiuntive o a fenomeni di slittamento salariale.

Tuttavia, il mancato rinnovo contrattuale per il triennio più recente mostra l’urgenza di politiche retributive che permettano al settore pubblico di mantenere il passo con il resto dell’economia, riducendo il divario con il settore privato.

Quanto guadagnano i dipendenti pubblici? Nuovo rapporto semestrale dell’Aran

Questo aggiornamento offre un’analisi comparativa degli aumenti salariali effettivi rispetto agli incrementi stabiliti nei contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) dei quattro comparti della pubblica amministrazione: Funzioni Centrali, Funzioni Locali, Sanità e Istruzione e Ricerca.

Analisi dei trienni contrattuali e disallineamenti nei salari effettivi

Il rapporto esamina l’andamento delle retribuzioni nel corso di sei anni, coprendo sia il triennio contrattuale 2016-2018 sia quello successivo, 2019-2021. Dai dati emerge come gli incrementi salariali effettivi registrati spesso non corrispondano con precisione a quelli previsti dai CCNL. Per il primo triennio analizzato, infatti, gli aumenti nelle retribuzioni contrattuali sono stati generalmente superiori alle percentuali stabilite nei contratti, grazie a incrementi tabellari più elevati rispetto alla crescita della retribuzione complessiva.

In particolare, i dati rivelano come le retribuzioni di fatto abbiano subito consistenti aumenti, soprattutto nelle Funzioni Centrali, che hanno registrato una crescita del 6,8%, superando il 3,48% sancito dal CCNL. Anche le Funzioni Locali e il comparto Istruzione e Ricerca hanno mostrato andamenti superiori rispetto alle percentuali contrattuali, attestandosi rispettivamente al 5,07% e al 4,78% rispetto al 3,48% concordato.

Il periodo 2019-2021: discrepanze tra comparti e nuove risorse

Nel triennio 2019-2021, le differenze tra incrementi contrattuali e retribuzioni effettive si sono ulteriormente accentuate, con significativi scostamenti in alcuni settori. Le Funzioni Centrali e la Sanità, ad esempio, hanno visto crescere le retribuzioni contrattuali più di quanto stabilito dai CCNL, rispettivamente con un aumento del 7,05% e del 6,33%, rispetto al 4,19% e al 4,38% riconosciuto contrattualmente. Questo aumento si spiega con l’assegnazione di risorse supplementari per adeguamenti retributivi su voci fisse, come stabilito da leggi specifiche.

Nel dettaglio, il fenomeno dello “slittamento salariale” ha contribuito in maniera sostanziale alle variazioni registrate nelle Funzioni Centrali, dove le retribuzioni di fatto sono salite del 9,41%, ben al di sopra del 4,19% definito dal CCNL. Per gli altri comparti, invece, l’effetto di questi slittamenti è stato meno marcato o addirittura assente.

Incrementi mensili effettivi: risultati superiori alle aspettative contrattuali

In termini di incremento medio mensile, i dati effettivi hanno superato le previsioni. Nel comparto delle Funzioni Centrali, ad esempio, a fronte di un aumento mensile previsto di 191 euro per 13 mensilità, il dato reale è stato di 406 euro. Nelle Funzioni Locali, invece, si è passati da un incremento atteso di 176 euro a un risultato di 205 euro mensili. Anche nei comparti della Sanità e dell’Istruzione e Ricerca, gli aumenti reali hanno leggermente superato le aspettative, registrando rispettivamente 210 euro e 180 euro mensili rispetto ai 186 e 175 previsti.

La retribuzione pubblica in confronto al settore privato

La seconda parte del rapporto Aran si concentra sull’andamento delle retribuzioni contrattuali della pubblica amministrazione, prendendo come riferimento i dati pubblicati dall’Istat il 26 luglio 2024, che mettono a confronto i salari del settore pubblico con quelli del settore privato. Dal raffronto emerge un ritardo nella crescita salariale della pubblica amministrazione, causato in parte dalla mancata sottoscrizione dei contratti per il triennio 2022-2024. Di conseguenza, gli aumenti salariali nel pubblico sono stati determinati principalmente dall’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale, che tuttavia presenta valori maggiori rispetto al passato, senza però compensare pienamente il divario con il privato.

Il testo del dossier

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