progettazioneLavorare gratis è possibile se arreca un vantaggio alla comunità. Questo, in sintesi, quanto dichiarato in una lettera dall’architetto Giuseppe Lonetti, dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Catanzaro.


Nei giorni passati c’erano state accese proteste dei professionisti contro la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha affermato che la mancanza di un compenso non va contro la legge, ma viene bilanciata da un ritorno di immagine per il professionista.

 

Nella lettera è scritto che il Consiglio di Stato, superando la sentenza del TAR Calabria, le cui argomentazioni si sono rivelate in contrasto con la giurisprudenza del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha confermato, condividendo le motivazioni dell’esperto legale Avv. Valerio Zimatore difensore del Comune di Catanzaro, la legittimità della procedura con argomentazioni giuridiche insuperabili e, soprattutto, orientate al pieno rispetto e applicazione della normativa europea. In sostanza, sulla questione degli incarichi gratuiti si è sempre determinata favorevolmente la Cassazione Civile, la Corte dei Conti e ora il Consiglio di Stato.

 

“Questo comportamento non può essere accettato sotto il profilo deontologico specialmente da chi ha sempre difeso la propria appartenenza all’Ordine degli Architetti quando diversi colleghi, per motivazioni differenti, lo definivano una consorteria a tutela di interessi personali o, ancora, davanti alle affermazioni, contenute in contributi di autorevoli opinionisti, di condizionamento da parte degli Ordini professionali sulla politica e sul governo che avrebbe comportato un pesante aggravio della spesa pubblica incidendo sul pesante debito dello Stato.”

 

Secondo Lonetti, “allo stato attuale, in seguito al reinserimento del Decreto parametri uno stesso intervento avrà per la pubblica amministrazione un costo minimo tre volte superiore a quello richiesto al privato che invece beneficia della concorrenza e libertà di mercato”.

 

Lonetti conclude la sua nota promettendo non solo di accertare se le offese ricevute costituiscono diffamazione, ma anche di rivolgersi all’Antitrust, al Ministero della Giustizia, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Corte dei Conti per capire se il comportamento degli Ordini ha condizionato la concorrenza e se l norme che impongono il DM parametri siano conformi ai limiti della spending review.

 

In allegato il testo completo della lettera.