Viviamo in un mondo che si muove sempre più velocemente, sommersi di impegni, stressati dal lavoro e dalle responsabilità, la vita del ‘cittadino’ medio è davvero faticosa e spesso, se non compensata da corrette pratiche salutari, può avere delle gravi conseguenze.


La lettura e l’esame dei dati di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), la sorveglianza in sanità pubblica che raccoglie informazioni dalla popolazione italiana adulta (18-69 anni) sugli stili di vita e fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili e sul grado di conoscenza e adesione ai programmi di intervento che il Paese sta realizzando per la loro prevenzione, ci dice che il 41% degli italiani tra 18 e 69 anni presenta nella propria anamnesi almeno tre fattori di rischio che lo espongono a infarto o episodi ischemici.

A questo proposito gli studi più recenti hanno chiarito come le malattie cardiovascolari siano multifattoriali, originino cioè da fattori di rischio multipli come età, sesso, pressione arteriosa, abitudine al fumo di sigaretta, diabete, colesterolemia.

I fattori di rischio cardiovascolare modificabili con comportamenti virtuosi e abitudini ‘sane’ sono la possibilità di ridurre e regolare la ipertensione arteriosa, la  ipercolesterolemia, il diabete, evitare l’abitudine del fumo di tabacco, contrastare il sovrappeso e l’obesità, agire sulla sedentarietà e modificare la propria dieta  favorendo abitudini che prevedano un maggiore consumo di frutta, verdura e pesce e riducano in modo importante l’eccessivo contenuto nei cibi di grassi saturi e di sale.

L’infarto acuto del miocardio è una delle patologie cardiovascolari più gravi e di complessa gestione, un problema reale di sanità pubblica, così serio che vede ogni anno, in Italia, registrarsi fino a 150mila nuovi casi di infarto miocardico acuto, di questi oltre 25mila muoiono prima di arrivare al ricovero, per gli altri possono esserci complicazioni lievi o anche molto gravi.

Problemi di cuore e invalidità: le regole per chi ha subito un infarto

Come gestire le complicazioni e come supportare chi ha subito un infarto, sono tra le domande che la vittima di infarto ed i propri familiari e cari si pongono più spesso, anche in merito alla possibilità per queste persone di avere accesso all’invalidità civile, all’indennità di accompagnamento e ad altri supporti, di varia natura.

L’invalidità civile un istituto giuridico che consente di beneficiare di agevolazioni e provvidenze economiche, variabili a seconda della percentuale accertata dalla commissione medico-legale, misura, in percentuale, la riduzione della capacità lavorativa di una persona, secondo parametri normativi. Il grado di invalidità è valutato da una commissione medico-legale, attivatasi entro 120 giorni dall’istanza del cittadino ed integrata da un medico dell’Inps. Per avviare l’iter di riconoscimento dell’invalidità, il richiedente deve innanzitutto ottenere un certificato medico descrittivo della patologia dal proprio medico curante.

Lo step successivo vedrà la trasmissione di tale documento per via telematica all’Inps, attraverso un patronato oppure autonomamente, con la procedura tracciata all’interno del sito internet Inps. Se l’esito dovesse essere negativo, il richiedente avrà sei mesi di tempo per proporre ricorso all’autorità giudiziaria competente.

Percentuale di invalidità e agevolazioni

A seconda della percentuale riconosciuta dalla commissione medico-legale o dal giudice si potrà accedere a dei benefici e dei sostegni che potranno aiutare la persona colpita dall’infarto a svolgere una vita ‘migliore’ più possibile simile a quanto accadeva prima e ad essere eventualmente accudita e sostenuta da collaboratori, caregiver etc.

Con una percentuale di invalidità minima (pari al 34%) si ha diritto alla concessione gratuita di ausili e protesi per la patologia accertata; con un’invalidità del 46% all’iscrizione alle liste di collocamento mirato; con almeno il 51% spettano trenta giorni di congedo straordinario per cure (se previsto dal Ccnl); con il 67% spetta l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario; dal 74% in su la legge prevede l’attribuzione di una provvidenza economica mensile. Un punteggio di invalidità civile può essere riconosciuto anche a seguito di un infarto, in proporzione alla gravità delle conseguenze derivanti dall’attacco ischemico patito.

Le quattro ipotesi previste

Nel dettaglio la norma prevede quattro ipotesi diverse in base allo scompenso cardiaco conseguente all’infarto, a ognuna delle quali corrisponde una percentuale d’invalidità differente:

  • la “classe 1” che prevede un grado d’invalidità dal 21 al 30%. In questa ipotesi il paziente è asintomatico, in quanto l’attività fisica abituale non provoca dispnea né affaticamento;
  • la “classe 2” che vede riconosciuta un’invalidità dal 41 al 50%. Si tratta dello scompenso cardiaco lieve che provoca dispnea o affaticamento anche nell’ipotesi di attività fisica moderata (come salire due rampe di scale);
  • la “classe 3” prevede un’invalidità dal 71 all’80%. In questo range, lo scompenso cardiaco che è stato causato dall’attacco è moderato o grave, in quanto l’attività fisica, seppur minima, provoca dispnea o affaticamento;
  • la “classe 4” riconosce un’invalidità pari al 100%. Lo scompenso cardiaco in questo caso è grave e ogni azione provoca dispnea o affaticamento anche quando la persona è a riposo.

La percentuale d’invalidità civile è la discriminante, dunque, che definisce che tipo di supporto sia destinato a chi abbia avuto un infarto, ‘misurabile’ dallo scompenso cardiaco che ne è derivato, cioè dalle conseguenze prodotte dall’ischemia miocardica. Un infarto lieve associato ad altre patologie potrebbe però concorrere al raggiungimento della soglia legalmente rilevante.

I casi più gravi

Per i casi più gravi, dalla “classe 3” a salire, con un’invalidità civile riconosciuta del 75% (sempreché il suo reddito personale non superi i 5.771,35), spetterà l’iscrizione nelle categorie protette utili per il collocamento mirato, l’esenzione dal ticket sanitario, il congedo straordinario per cure e la concessione gratuita di ausili e protesi per la patologia accertata.

Nel caso in cui la commissione medica abbia accertato anche la difficoltà nella deambulazione, sarà possibile ottenere anche la possibilità di parcheggiare negli stalli disabili o il posto auto riservato, secondo le norme stabilite dal Comune di residenza.

L’indennità di accompagno spetterà solo agli invalidi civili totali che dimostrino alla commissione di non essere in grado di deambulare autonomamente o di compiere da soli gli atti quotidiani della vita, come il caso di chi abbia avuto un infarto con esiti di scompenso cardiaco gravissimo (“classe 4”), accompagnato dall’impossibilità di camminare o di compiere le attività indispensabili di ogni giorno (come vestirsi o mangiare) senza l’aiuto di qualcuno.