Più smart working, ma gli aumenti di stipendio sono a rischio: ecco le possibili novità nel rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici.
Il Governo, rappresentato dall’Aran e i sindacati sono al lavoro per il rinnovo dei contratti per il triennio 2022-2024 per i dipendenti delle Funzioni centrali.
Circa un mese fa, erano circolate alcune ipotesi sulle possibili novità, tra cui il potenziamento dello smart working e un aumento degli stipendi. Ma questo secondo punto sembra essere più a rischio, secondo le ultime indiscrezioni.
Ecco cosa sappiamo.
Possibili novità rinnovo contratti dipendenti pubblici: cosa dice la nuova bozza
È stata delineata una nuova bozza del contratto di lavoro per i dipendenti statali del comparto Funzioni centrali, che coprirà il triennio 2022/2024.
Ecco le possibili novità.
Smart working
Nella nuova bozza, si va verso il superamento della regola per cui bisogna lavorare prevalentemente in presenza. In questo modo, si apre la possibilità di fare maggior ricorso allo smart working, ma solo ad alcune condizioni.
I lavoratori che potranno lavorare da casa sono quelli che devono assistere familiari con disabilità o in situazioni di gravità (quelle previste dalla legge 104).
A questi, si aggiungono i lavoratori con particolari esigenze di salute e i genitori con figli piccoli a carico.
Non ci sarà automatismo per il lavoro agile, bensì la possibilità di concordare con la Pa per cui si è impiegati un numero di giorni in smart working superiore a quelli in ufficio.
In questo modo, si ribalterebbe il criterio della prevalenza di lavoro in sede, stabilito alla fine dell’emergenza Covid, dall’allora Ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta.
Aumenti di stipendio
A differenza dello smart working, gli aumenti di stipendio interesseranno una platea molto più vasta di lavoratori, di circa 193mila statali, tra agenzie fiscali, uffici e ministeri.
Tra le possibili novità, ci dovrebbe essere un aumento del 5,78% dello stipendio.
L’aumento degli stipendi dovrebbe contare su un fondo di 555 milioni di euro per il 2024.
In linea generale si tratterebbe di 120 euro lordi al mese, che in un anno sarebbero circa 1440 euro (sempre lordi).
Sul tema, però, i sindacati non sono d’accordo e chiedono l’aggiunta di almeno un altro 0,5%, ma l’opzione non piace ad Aran, preoccupata per l’impatto che potrebbe avere sulle casse pubbliche.
C’è, però, il nodo del taglio al cuneo fiscale di due punti, per chi ha un reddito inferiore ai 35mila euro annui e di tre punti, per chi ha un reddito annuo inferiore ai 25mila euro.
La misura vorrebbe essere portata dal Governo anche nel 2025.
Il problema, però, è che, con l’aumento del salario, decine di migliaia di dipendenti pubblici (si stima che potrebbero essere circa 20mila), supererebbero il limite di 35mila euro.
In questo modo, non potrebbero più godere del taglio al cuneo fiscale, che vale più o meno 1200 euro, andando ad azzerare i benefici della nuova misura.
Progressioni economiche
Ci sono novità anche per quanto riguarda le progressioni economiche.
Si prevede lo stop agli scatti automatici dovuti all’anzianità di servizio. La nuova regola prevedrebbe gli scatti per merito e potranno corrispondere solo “all’esito della valutazione e alla conclusione del ciclo della stessa performance”.
chi supera i 35.000 euro prende già un ottimo stipendio ed il numero è basso. La maggioranza è già tanto se arriva ai 25.000. Ma sacrificano tutti per quei pochi che già prendono almeno 2000 euro netti al mese??? Inoltre, con gli aumenti del costo della vita in tutti i settori, cosa sarebbero, a contratto praticamente già scaduto, 55 euro netti al mese in più? E dopo che già in passato i rinnovi, e dunque gli aumenti, sono stati bloccati per 10 anni? Stiamo scherzando? che poi, sebbene purtroppo gli stranieri siano purtroppo schiavizzati, pestati, uccisi, gli italiani a raccogliere… Leggi il resto »
35.000 non è un ottimo stipendio.
Comunque, prima di scagliarsi contro il proprio simile, ricordiamoci dei Dirigenti di I e II fascia. Dovrebbero essere la minoranza ma stanno diventando la maggioranza.