Lo prevede un comma dell’articolo 10 della bozza della nuova Legge di Bilancio 2025: si prevede il pignoramento dello stipendio dei dipendenti pubblici in difficoltà economiche e che, di conseguenza, hanno debiti con il fisco. Vediamo in quali casi e quali sono le soglie di rischio.
All’interno dell’ultima manovra, firmata dal Capo dello Stato e che a breve inizierà il suo iter in parlamento, ci sono diverse misure destinate al pubblico impiego.
In particolare uno dei commi dell’articolo 10 fa già molto discutere: arrivano infatti una serie di misure anti-evasione che potrebbero coinvolgere i dipendenti pubblici con debiti fiscali. Tra le novità, si ipotizza che una parte dello stipendio possa essere “pignorata” qualora l’ammontare del debito con l’Agenzia delle Entrate superi determinati importi.
Lo stipendio dei dipendenti pubblici in difficoltà economiche potrà subire il pignoramento?
Si stima che questa disposizione, inserita nell’articolo 10 dell’ultima Legge di Bilancio, riguarderà solo una determinata platea di lavoratori che superano determinate soglie di reddito mensile. Ma cerchiamo di comprendere meglio la situazione e quale sarà l’impatto per i dipendenti della Pa.
Platea e limiti di applicazione della misura
Secondo i dati riportati nella relazione tecnica alla Manovra, circa 250.000 dipendenti pubblici presentano debiti con il Fisco superiori ai 5.000 euro. Tuttavia, solo una parte di essi rispetta i requisiti per l’applicazione del pignoramento diretto in busta paga. In particolare, sono coinvolti i lavoratori che, mensilmente, percepiscono redditi netti superiori a 2.500 euro.
Nello specifico:
- 30.000 dipendenti superano questa soglia di reddito ogni mese, con una media di circa 3.500 euro netti al mese. Per questi, il pignoramento applicabile è pari a un settimo dello stipendio, come previsto dall’articolo 72-ter del DPR n. 602 del 1973.
- 150.000 dipendenti raggiungono la soglia dei 2.500 euro esclusivamente in occasione della tredicesima mensilità, percependo in media 1.500 euro netti mensili. In questi casi, il pignoramento sarà solamente pari a un decimo della tredicesima e circoscritto solo a questa emissione.
L’effetto di questa misura è stato quantificato sulla base del presupposto che circa il 20% dei lavoratori non provvederà autonomamente a saldare i debiti, nemmeno attraverso rateizzazioni o altre forme di riscossione coattiva. Di conseguenza, il gettito atteso dal prelievo forzoso nei primi 12 mesi è stimato in 3 milioni di euro. A partire dal secondo anno, la cifra aumenterà a circa 4,5 milioni di euro, grazie al pignoramento delle tredicesime per i lavoratori che percepiscono oltre 2.500 euro solo in quella mensilità.
Riepilogando, la misura scatterà a partire dal 1° gennaio 2026, applicandosi pertanto solo sui salari mensili superiori a 2.500 euro e a fronte di debiti fiscali non saldati per almeno 5.000 euro, sommando eventuali più avvisi di pagamento. Nelle intenzioni il governo punta a ridurre l’evasione fiscale all’interno del settore pubblico, avviando un controllo diretto sui redditi dei lavoratori. Ma ovviamente questa decisione potrebbe creare dei malumori.
Le altre misure fiscali per i dipendenti pubblici in breve
Qui di seguito adesso una breve sintesi delle altre misure previste dall’articolo 10 della Manovra 2025.
Tracciabilità e deducibilità delle spese
L’articolo introduce inoltre diverse modifiche riguardanti la tracciabilità e la deducibilità fiscale delle spese sostenute dai dipendenti pubblici e autonomi durante le trasferte di lavoro. In base alle modifiche apportate al Testo Unico delle Imposte sui Redditi, i rimborsi per spese di vitto, alloggio e trasporto saranno esenti dal calcolo del reddito imponibile e deducibili per le imprese solo se effettuati tramite bonifico bancario, postale o altri metodi tracciabili. La nuova normativa si applicherà alle spese sostenute per trasferte attraverso autoservizi pubblici non di linea, come i taxi e i noleggi con conducente, e mira a promuovere un maggiore controllo dei movimenti finanziari.
Coordinamento con l’IRAP e decorrenza delle nuove norme
Le disposizioni riguardano anche l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP), estendendo la deducibilità delle spese di trasferta a livello regionale, con l’obiettivo di uniformare i trattamenti fiscali a livello nazionale. L’entrata in vigore delle norme di tracciabilità è fissata per l’anno fiscale successivo al 31 dicembre 2024, mentre le trattenute sugli stipendi per i debitori fiscali si attiveranno nel 2026, lasciando alle amministrazioni il tempo per adeguarsi alle nuove regole.
Firma digitale per i verbali fiscali
Infine, un’ulteriore modifica riguarda la gestione documentale dei controlli fiscali: l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza potranno avvalersi di una procedura di firma digitale sui verbali di controllo. I verbalizzanti potranno firmare digitalmente il documento, che il contribuente potrà anche firmare analogicamente, con i verificatori a garantirne la conformità.
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