pensioni-quota-41Pensioni, sulla quota 41 il Governo sta preparando il rinvio: ecco quali sono i programmi dell’esecutivo e cosa cambierà.


L’esecutivo ragiona su un intervento in due tappe: subito la quota 100 con 64 anni e 36 di contributi, più tempo per l’uscita a 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

 

Sulle pensioni il Governo sta valutando la possibilità di un intervento in due step. Con l’obiettivo di far decollare già dal prossimo anno la quota 100 e rinviare più avanti il pensionamento con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. E’ stato lo stesso Matteo Salvini ad indicarlo la scorsa settimana e fonti vicine a Palazzo Chigi hanno confermato che il pacchetto di misure sulla flessibilità in uscita sarebbe troppo incerto per inserirlo interamente all’interno della legge di bilancio per il 2019.

 

I programmi su Pensioni e Quota 41

 

L’esecutivo starebbe valutando quindi l’ipotesi di attuare dal 1° gennaio 2019 la quota 100, tarata sulla combinazione di 64 anni di età e 36 di contribuzione con una penalità nel calcolo dell’assegno pensionistico per coloro che hanno almeno 18 anni di contributi al 31.12.1995 e con un tetto a due o tre anni di contribuzione figurativa e prevedere con tempi più lunghi il canale di uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Da chiarire se per la quota 100 sarà consentito ai lavoratori con carriere miste di cumulare la contribuzione mista, altro dettaglio non indifferente che potrebbe ridurre ulteriormente le platee dei lavoratori.

 

L’esecutivo è pronto anche ad una proroga dell’opzione donna oltre il 2015 probabilmente già in occasione del varo della legge di bilancio per il 2019. Si dovrà stabilire se resteranno in vigore gli attuali requisiti (57 di età e 35 anni di contributi) oppure se ne saranno fissati altri superiori. In ogni caso la proroga avverrà sulla base delle risorse avanzate rispetto allo stanziamento della legge di bilancio per il 2016. Dunque è difficile che il canale di pensionamento delle donne possa essere stabilizzato.

 

Ape Sociale

 

Incerto invece il destino dell’ape sociale che la proposta leghista vorrebbe abolire ma che danneggerebbe le categorie sociali più deboli come disoccupati, invalidi, caregivers e addetti a mansioni gravose e la disponibilità all’approvazione di una nona salvaguardia pensionistica per ulteriori 6 mila lavoratori. Su questi temi la maggioranza dovrà trovare una quadra. Non c’è traccia nella proposta governativa di un blocco del prossimo adeguamento alla speranza di vita nè nella revisione dei coefficienti di trasformazione dei montanti contributivi.

 

Dal prossimo anno resterebbe, quindi, confermato lo slittamento dell’età pensionabile a 67 anni (salve le poche categorie di lavoratori esentati in virtu’ dell’ultimo intervento in legge di bilancio) e la riduzione della quota C della pensione (la parte contributiva) legata all’età di pensionamento del lavoratore. Attesa anche per i primi provvedimenti sul taglio dei vitalizi degli ex parlamentari e sulla questione delle pensioni d’oro, temi caldi soprattutto per l’elettorato cinque stelle che tuttavia devono ancora tradursi in qualcosa di concreto. Sulle pensioni d’oro l’esecutivo dovrà chiarire se procedere ad un ricalcolo con il sistema contributivo, operazione quasi impossibile da realizzare, oppure introdurre dei prelievi di solidarietà seguendo il solco di alcuni interventi già attuati in passato.