Il Premier traccia la linea dell’intervento del nuovo esecutivo: in materia di Pensioni con il Governo Conte Bis cosa cambierà? Scopriamolo.
Pensioni: con il Governo Conte Bis cosa cambierà? Al primo posto ci sarà l’esigenza di individuare una retribuzione giusta per i tutelare il reddito dei lavoratori dipendenti (salario minimo di 9 euro l’ora). Affiancato dal sostegno alla «fase 2» dell’implementazione del reddito di cittadinanza.
Ecco invece cosa cambiera su Quota 100 (una paura ricorrente è quella che il nuovo Governo la abolisca) ed in materia previdenziale più in generale.
Pensioni, Governo Conte Bis: quali novità?
In realtà nei discorsi di Conte non figurano ancora espliciti riferimenti, ad esempio alla quota 100.
Non è mistero, infatti, che diversi esponenti Dem, parte ora della nuova maggioranza, hanno espresso nei giorni scorsi critiche contro uno dei punti cardine del precedente Governo, una riforma accusata di non rivolgersi alle categorie sociali più deboli.
A colmare il silenzio del Premier sull’argomento ci hanno pensato però i deputati pentastellati che ieri, durante le dichiarazioni di voto, hanno tenuto a precisare che la quota 100 non sarà messa in discussione. Per il M5S, pertanto, la misura deve restare in vigore sino al 2021 come prevede la normativa attualmente in vigore.
Tra le ipotesi comunque anche l’innalzamento di uno dei due requisiti attuali di «Quota 100».
Sul capitolo previdenziale più in generale invece ci saranno alcune novità.
Nel programma del nuovo Governo figura la proroga dell’opzione donna, il regime sperimentale che consente alle lavoratrici dipendenti ed autonome di pensionarsi in anticipo accettando un assegno interamente calcolato con le regole del sistema contributivo, e la pensione di garanzia in favore dei giovani lavoratori assicurati con il sistema contributivo.
L’esecutivo dovrà, inoltre, decidere le sorti dell’anticipo pensionistico (l’APE).
Si parla proprio di una messa a regime dell’Ape sociale, misura di anticipo pensionistico per la quale verrebbe ampliata la platea attuale (a giugno erano state solo 9.374 le domande presentate), così come per gli anticipi agevolati dei lavoratori usuranti e gravosi.
Sia nella sua forma “sociale”, cioè quella pagata dallo stato in favore delle categorie deboli, sia nella forma volontaria, cioè il prestito anticipato dal settore bancario.
Entrambe le misure scadono il prossimo 31 dicembre 2019 salvo, appunto, si stabilisca una ulteriore proroga.