salvaguardia, previdenza fisco pensioniPensioni, ecco il piano del Governo in sette punti. I sindacati chiedono che il Governo metta per iscritto il pacchetto di correttivi sulla previdenza proposti ieri nel vertice politico a Palazzo Chigi.


L’esecutivo, ha illustrato un pacchetto di modifiche che non mettono in discussione la Legge Fornero ma che introducono alcuni correttivi per gli addetti a mansioni particolarmente gravose o faticose. Un piano in sette punti con un costo di 300 milioni di euro le cui due novità principali sono l’esenzione dall’aumento a 67 anni per 15 categorie di lavori particolarmente gravosi e la revisione del meccanismo di calcolo per l’adeguamento dell’età alla speranza di vita a partire dal 2021.

 

Per i lavori gravosi l’ipotesi su cui si lavora è quella di garantire l’esenzione dal prossimo adeguamento alle undici categorie professionali già comprese nel perimetro dell’Ape sociale e dei benefici per i lavoratori precoci da quest’anno con l’aggiunta di altre quattro categorie tra cui agricoli, marittimi, pescatori e siderurgici (qui le categorie). Il beneficio sarà riconosciuto a condizione che il lavoratore abbia prestato tali attività per almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa prima del pensionamento e che sussista un requisito contributivo di almeno 30 anni di contributi. L’esecutivo ha, dunque, ammorbidito i paletti della settimana scorsa che avevano ipotizzato di congelare l’aumento solo a quelle categorie di soggetti che potessero far valere almeno sei anni di attività gravosa negli ultimi sette anni prima del pensionamento e 36 anni di contributi, parametri attualmente utilizzati per l’ape sociale e che avrebbero finito per tradire le aspettative. Queste platee, in sostanza, continuerebbero a poter uscire con 66 anni e 7 mesi anche dopo il 2018.

 

Le platee potrebbero ulteriormente crescere con il lavoro di una commissione ad hoc formata da rappresentanti dell’Inps, dell’Inail, dell’Istat e dei ministeri del lavoro e della Salute. Molte del resto sono le fasce di lavoratori interessate ad ottenere il congelamento dell’adeguamento a partire dagli invalidi, gli addetti alla vigilanza, le forze di polizia locale, eccetera. In tale sede si potrebbe anche valutare l’estensione del beneficio ad alcune categorie di lavoratori autonomi che per ora resterebbero fuori dall’intesa. Una seconda commissione dovrebbe, inoltre, verificare la fattibilità della separazione tra previdenza ed assistenza, altro tema caro ai sindacati.

 

Altro correttivo sul quale dovrebbe esserci l’accordo è una modifica del meccanisimo di calcolo della speranza di vita. L’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita non sarà determinato più su base triennale ma ogni due anni. L’obiettivo è rendere il meccanismo automatico più soft e con la possibilità, al contrario di quanto accade oggi, di tenere conto anche di eventuali abbassamenti dei requisiti per effetto della speranza di vita da “scalare” però in forma posticipata dal calcolo effettuato nel biennio successivo. In pratica, il meccanismo terrebbe conto della media biennale della speranza di vita (compresi gli eventuali cali, che oggi invece sono esclusi), confrontandola con il biennio precedente, in modo da ricavare l’eventuale scostamento.

 

Sull’Ape sociale e sui benefici per i lavoratori precoci ci sarebbe l’ok al riutilizzo delle risorse risparmiate in questo primo anno di sperimentazione (almeno un terzo di quello stanziate con l’ultima legge di bilancio) per una ulteriore proroga ed un ampliamento delle platee nel 2018. L’Ape sociale potrebbe così durare sino al 31 dicembre 2019 al pari di quanto viene disposto per l’ape volontario (quest’ultima proroga è già prevista nella legge di bilancio) e secondo diversi emendamenti proposti dal PD alla manovra in Senato. Quanto all’ampliamento delle platee coinvolte nei due strumenti il confronto dovrà definire le priorità da soddisfare: una delle ipotesi in campo è di estendere l’ape sociale anche alle ulteriori quattro categorie di lavoratori che verrebbero incluse nel beneficio della sospensione del prossimo adeguamento alla speranza di vita. Ma la questione è ancora tutta da comprendere.

 

Infine ci sarebbe l’ok al ripescaggio di una misura rimasta in extremis fuori della manovra finalizzata a estendere la fiscalità su rendite o capitale dei fondi integrativi oggi riconosciuta ai lavoratori privati anche ai dipendenti del settore pubblico. Questo intervento dovrebbe valere solo per i neo-assunti per i quali sarà previsto anche un periodo di silenzio-assenso per l’adesione a un fondo con il Tfr maturando. Complessivamente l’esecutivo avrebbe intenzione di mettere a disposizione circa 300 milioni di euro.

 

Sindacati: proposta ancora non soddisfacente ma passi avanti

 

A valutare ancora negativamente le proposte dell’Esecutivo il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: sull’aspettativa di vita le proposte e la platea degli esentati da quota 67 avanzate dal governo “sono insufficienti – ha detto al termine della riunione -. Le distanze sono ancora molto significative e le proposte fatte oggi non delineano una facile soluzione”. “Abbiamo un incontro sabato, il tempo tra qui e quell’incontro il governo dovrebbe impegnarlo per definire una risposta a tutti i punti della nostra piattaforma”

 

“Ci siamo aggiornati a sabato. Abbiamo chiesto al governo di scrivere le proposte: alcune sono molto buone rispetto al giudizio della mia organizzazione e coerenti, altre vanno corrette e precisate meglio, altre mancano”. Così la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. La cosa che per noi ha più significato emersa dal governo, ha detto, è che “alle 15 categorie” da esentare da quota 67, “se ne potranno aggiungere, dopo il lavoro della commissione, altre” a cui bloccare l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita.

 

Secondo il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, “bisogna fare in modo che questa settimana maturino le risposte che abbiamo considerato un po’ insufficienti”. Il sindacalista ha ribadito la richiesta del sindacato di “allargare la platea” dei lavori gravosi da escludere dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni nel 2019. Bisogna fare sì, ha detto ancora, che le risorse risparmiate non scompaiano tra le pieghe del bilancio e restino nella previdenza.