Una prima tranche di lavoratori del settore privato ha iniziato da ieri a ricevere la famosa busta arancione. Ecco come controllare i dati e le informazioni inviate dall’Inps. Da ieri l’Inps sta inviando a casa di centinaia di migliaia di lavoratori italiani la fatidica busta arancione, un documento in cui sono contenute diverse informazioni utili per conoscere meglio la propria pensione. I lavoratori interessati in questa prima fase sono gli iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti, tra cui anche i lavoratori domestici, e i lavoratori autonomi (iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi come artigiani e commercianti, Coltivatori Diretti, coloni e mezzadri e gli iscritti alla gestione separata). Nei prossimi mesi l’INPS provvederà all’inserimento anche dei lavoratori iscritti alla gestione dei ferrovieri e gli altri fondi speciali e gli agricoli. Mentre molto più tempo occorrerà per i lavoratori del pubblico impiego a causa della necessità di procedere alla ricostituzione della loro carriera lavorativa un tempo gestita dall’ente pubblico di appartenenza.
Nel documento vengono indicati quattro parametri: 1) la data di pensionamento ipotetica secondo le norme vigenti; 2) la stima mensile della pensione che si andrà a percepire (al lordo però dell’Irpef); 3) la stima dell’ultima retribuzione prima del pensionamento; 4) il rapporto tra la pensione mensile stimata e l’ultima retribuzione (il cd. tasso di sostituzione) in modo da offrire un’idea sul tenore di vita del futuro pensionato.
Si tratta di una iniziativa utile a formare la consapevolezza circa il proprio futuro previdenziale che in Italia ancora manca. E’ bene ricordare, però, che questi valori non sono attendibili al 100%. Non è colpa tanto dell’Inps ma del fatto che, in materia previdenziale, è di fatto impossibile fare una previsione accurata sull’importo della pensione che si andrà a percepire. E’ un pò come una previsione meteo: quanto più vicini si è all’età pensionabile tanto più le indicazioni che troverete nella busta arancione saranno attendibili, un pò come è attendibile un bollettino meteorologico emesso a uno o due giorni. Più lontana è l’età per il pensionamento più le indicazioni fornite nel documento sono a rischio errore. E dunque il lavoratore dovrà verificarle nei prossimi tempi.
Dare un’indicazione sull’entità della pensione per un lavoratore nato nel 1970 o nel 1980 diventa praticamente un terno al lotto, come leggere i fondi di caffè. Sono troppe infatti le variabili in gioco, a partire prima di tutto dalla carriera lavorativa (e retributiva) del lavoratore che inciderà in misura non indifferente sull’entità della pensione futura. Così come l’andamento del Pil Italiano a cui, com’è noto, è ancorato l’importo della futura pensione. Anche una stima sull’età di uscita diventa molto più erronea, in quanto, sia i requisiti per la pensione di vecchiaia che la pensione anticipata sono agganciati alla speranza di vita il cui andamento dopo il 2019 è ancora assolutamente incerto. In definitiva le informazioni contenute nella busta si rivolgono, con un grado di affidabilità abbastanza elevato, solo ai nati negli anni ’50 che stanno raggiungendo, con fatica, l’età pensionabile.
I dati, poi, possono variare per scelta del lavoratore. Ad esempio se vuole rimanere sul posto di lavoro oltre l’età indicata dall’Inps (non sempre però è possibile farlo) l’importo dell’assegno pensionistico potrebbe aumentare grazie alla maturazione di una maggiore anzianità contributiva e/o all’attivazione di coefficienti di trasformazione più elevati. Le cifre indicate, dunque, vanno prese con le dovute precauzioni per avere un’idea di massima su cosa ci aspetta per il futuro. E decidere se, eventualmente, sia opportuno ricorrere ad una previdenza integrativa per rabboccare l’assegno pensionistico futuro. Inoltre nell’indicazione della prima data di pensionamento non vengono tenute in considerazione le normative speciali che consentono di anticipare l’uscita (si pensi ai lavori usuranti, all’opzione donna, eccetera). Chi deve controllare queste normative lo può fare tramite il programma di pensionioggi.it.
La busta arancione mostra, in un’apposita sezione, la contribuzione versata negli anni passati. Si tratta di una opportunità importante in quanto consente al lavoratore di verificare se ci sono buchi nell’estratto conto contributivo e quindi di intervenire presso l’Inps o il proprio datore di lavoro prima che compaiano spiacevoli sorprese al momento del pensionamento.