Per i lavoratori che decidono di rinunciare ad andare in pensione con Quota 103, arriverà il bonus Maroni, a partire dal 2 agosto.


Arrivano le agevolazioni per i lavoratori che decidono di rinunciare alla pensione, per continuare a lavorare.

Parliamo, infatti, del bonus Maroni, destinato ai lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato, che decidono di continuare a lavorare, nonostante il raggiungimento dei requisiti per accedere a Quota 103.

L’Inps ha precisato che l’agevolazione non assume la natura di incentivo all’assunzione. Perciò, non è soggetto all’applicazione dei principi generali in materia di incentivi all’occupazione e non è subordinato al possesso del documento unico di regolarità contributiva da parte del datore di lavoro.

Ecco come funziona.

Bonus Maroni dal 2 agosto: l’agevolazione per chi rinuncia a Quota 103

Il “bonus Maroni” è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2023 ed è stato rinnovato con la Finanziaria del 2024.
Come anticipato, è un incentivo indirizzato a coloro che decidono di continuare a lavorare, nonostante abbiano raggiunto i requisiti per poter usufruire di Quota 103.

Nel dettaglio, si tratta di un esonero contributivo pari al 9,19% (che corrisponde all’aliquota massima del contributo IVS “Invalidità, Vecchiaia e Superstiti”) e, quindi, ad un aumento dello stipendio netto.

Il beneficio porta vantaggi sia al dipendente che al datore di lavoro: i contributi non vengono più pagati e i lavoratori possono ricevere quelle somme in busta paga, sotto forma d’incentivi. Vantaggi anche per il datore di lavoro, perché ha una riduzione del costo del lavoro.

Quali sono i requisiti da rispettare

Per poter usufruire del bonus Maroni, occorrerà rispettare alcuni requisiti:

  • Essere lavoratori dipendenti del settore privato o pubblico;
  • Iscrizione, alla data di esercizio della facoltà di rinuncia, all’assicurazione generale obbligatoria o alle forme sostitutive ed esclusive della medesima;
  • Aver maturato i requisiti per l’accesso al trattamento di pensione anticipata flessibile nel 2024 e scegliere di proseguire l’attività come dipendente;
  • Non esser titolari di pensione diretta, ad eccezione dell’assegno ordinario di invalidità, a carico delle gestioni previste dall’art.14.1 del Decreto legge n°4 del 2019;
  • Avere la facoltà di rinunciare all’accredito contributivo della quota dei carichi previdenziali a carico, relativi all’Assicurazione generale per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti (IVS) o a forme sostitutive ed esclusive della medesima.

Come fare domanda

La richiesta va presentata mediante il portale dedicato nel sito dell’Inps, oppure tramite i patronati, che poi comunicheranno i dati all’Istituto.

Dopo aver presentato la domanda, l’Inps provvederà a certificare al lavoratore, dando la comunicazione al datore di lavoro, il raggiungimento dei requisiti minimi pensionistici per l’accesso al trattamento di pensione anticipata flessibile, entro 30 giorni dalla richiesta o dall’acquisizione della documentazione integrativa necessaria.

Dopo aver acquisito la certificazione, il datore di lavoro procederà all’eventuale recupero, a conguaglio, delle contribuzioni pensionistiche già eventualmente versate.

Quando sarà accreditato

La data del primo accredito sarà il 2 agosto 2024, per i lavoratori dipendenti con datore di lavoro privato, se il trattamento pensionistico è stato liquidato a carico della Gestione esclusiva dell’AGO.

La data successiva sarà il 1° settembre 2024, per i lavoratori dipendenti di un datore di lavoro privato, qualora il trattamento pensionistico sia liquidato a carico di una gestione diversa rispetto all’AGO.

Il 2 ottobre 2024 toccherà ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, nel caso in cui il trattamento pensionistico sia liquidato a carico della Gestione esclusiva dell’AGO.
Per i dipendenti pubblici che hanno una gestione diversa da quella dell’AGO, l’accredito slitterà al 1° novembre 2024.