Molti Italiani, soprattutto chi lavora in contesti molto faticosi oppure lavora fin fa quando è molto giovane, stanno desiderando di riuscire ad andare in pensione in tempi più brevi: ecco come può raggiungere la pensione anticipata chi ha il diabete.


In alcuni casi, non sono a conoscenza di possibilità di anticipare il momento della pensione, laddove ci si trovi in particolari condizioni di salute. Ovviamente non esiste una pensione anticipata dedicata solo al diabete. Nei fatti, chi ha il diabete può avviare l’iter di invalidità ed avere, se riconosciuto invalido, la possibilità di ricevere un trattamento pensionistico anticipato o altri benefici connessi. Un tema che può interessare una platea di molte persone diabete, visto che nel documento ‘Gli stati generali del diabete’ del 2024, si fa riferimento a circa 3,9 milioni i cittadini in Italia che dichiaravano di avere il diabete (2022), oltre il 6,5% della popolazione.

Pensione anticipata per chi ha il diabete?

Le questioni ‘pensione’ e ‘lavoro’ sono connesse alle forme più gravi di questa patologia proprio perché, in generale, si può ottenere una percentuale d’invalidità in base al tipo e alla gravità della malattia, oltre che alle condizioni di salute generali. L’invalidità, la riduzione della capacità lavorativa o della capacità di svolgere compiti propri dell’età, se si tratta di minori, causata da una malattia o da una menomazione può essere generica (civile) oppure specifica (pensionabile).

L’ invalidità generica riguarda la riduzione della capacità di svolgere qualsiasi tipo di lavoro mentre l’invalidità specifica ha a che fare con la riduzione della capacità di svolgere un’attività adatta all’esperienza, alle attitudini e alle competenze della persona. Attenzione a non confondere l’invalidità con l’Handicap. In questo caso si tratta di una condizione di svantaggio sociale legata a una minorazione fisica, psichica o sensoriale che crea difficoltà di apprendimento, relazione o integrazione lavorativa ancora nella non autosufficienza sono ricomprese tutte quelle persone che manifestano una impossibilità di compiere gli atti quotidiani della vita senza assistenza costante o impossibilità di camminare senza aiuto.

Percentuali di invalidità pensionabile per chi ha il diabete

Le percentuali di invalidità pensionabile che possono essere assegnate a chi soffre di patologie diabetiche sono stabilite da specifiche tabelle Inps e chiaramente dipendono dal tipo di diabete e dalla gravità delle complicanze. Qui di seguito sono riportate le principali categorie:

Condizione                                                                                 Percentuale di invalidità

  • Diabete mellito con complicanze gravi                                                       91%-100%
  • Diabete mellito scompensato con complicanze di grado moderato                    81%-90%
  • Diabete mellito in mediocre compenso con complicanze di grado moderato       71%-80%
  • Diabete mellito in buon compenso con complicanze di grado moderato            61%-70%
  • Diabete mellito scompensato con complicanze di grado lieve                          51%-60%
  • Diabete mellito in mediocre compenso con complicanze di grado lieve             41%-50%
  • Diabete mellito tipo 2 insulino trattato non complicato scompensato                31%-40%
  • Diabete mellito in buon compenso con complicanze di grado lieve                    21%-30%
  • Diabete mellito tipo 1 in mediocre compenso glicemico e/o con complicanze rilevate solo strumentalmente                                                                                11%-20%
  • Diabete mellito tipo 2 insulino trattato e diabete mellito tipo 1 non complicato   6%-10%
  • Diabete mellito tipo 2 non complicato                                                       0-5%

Percentuali di invalidità civile per chi ha il diabete

Anche la commissione di valutazione finalizzata all’ottenimento dell’invalidità civile riconosce diverse percentuali di invalidità in caso di diabete. Riportiamo alcuni degli esempi più ricorrenti:

Condizione                                                              Percentuale di invalidità civile

  • Diabete insipido renale                                                                          0-46%
  • Diabete mellito tipo 1° o 2° con complicanze micro-macroangiopatiche di grado medio (classe III)                                                                                                   41-50%
  • Diabete mellito insulino dipendente con mediocre controllo metabolico e iperlipidemia o con crisi ipoglicemiche frequenti (classe III)                                                           51-60%
  • Diabete mellito con grave nefropatia e/o retinopatia proliferante, maculopatia, emorragie vitreali e/o arteriopatia ostruttiva (classe IV)                                                   91-100%

Se la commissione medica preposta verifica e riconosce un’invalidità pensionabile uguale o superiore all’80% questo permetterà l’ottenimento della pensione di vecchiaia anticipata per invalidità, l’assegno ordinario d’invalidità o la pensione d’inabilità (non civile), se si soddisfano gli altri requisiti di legge.

I requisiti sanitari per legge

Entrando nel vivo del tema, vediamo le principali forme di pensione o prestazione a supporto,  con possibilità di accesso da parte di un lavoratore con diagnosi di diabete riconosciuta, che presenti i requisiti sanitari richiesti dalla commissione medica e gli altri requisiti previsti dalla legge:

  • Pensione anticipata per lavoratori precoci con invalidità dal 74%
  • Ape sociale a 63 anni e 5 mesi per invalidi dal 74%

A queste si aggiungono poi altri trattamenti pensionistici e supporti economici:

  • Assegno ordinario d’invalidità
  • Pensione anticipata per invalidità pari o superiore all’80%
  • Maggiorazione contributiva per invalidità dal 75%
  • Pensione per inabilità al proficuo lavoro o alle mansioni
  • Pensione per inabilità permanente e assoluta a qualsiasi attività lavorativa

Nel dettaglio per ottenere la pensione di vecchiaia anticipata per diabete, come abbiamo visto, concessa a fronte di una invalidità riconosciuta, il lavoratore dipendente del settore privato deve raggiungere una soglia di invalidità pensionabile pari o superiore all’80%.

Le altre caratteristiche relative all’anno in corso, il 2025, sono aver compiuto 61 anni per gli uomini e 56 per le donne, attendendo poi una finestra di 12 mesi. È richiesta un’anzianità contributiva di 20 anni.

Contributi previdenziali

Con le deroghe Amato, bastano 15 anni di contributi se versati entro il 31 dicembre 1992, oppure se l’autorizzazione al versamento di contributi volontari sia stata rilasciata entro il 24 dicembre 1992. Altra possibilità riguarda i 25 anni di anzianità contributiva totale, con almeno 15 anni da lavoro dipendente e 10 anni di lavoro svolto in modo discontinuo.

È bene tenere presente come la pensione di vecchiaia anticipata per invalidità riguardi solo i dipendenti privati con contribuzione accreditata al 31 dicembre 1995 (Assicurazione generale obbligatoria o fondi sostitutivi) e non i lavoratori autonomi o dipendenti pubblici. Lo stato di invalidità (almeno all’80%) deve essere certificato dai medici Inps, valutando la capacità di lavoro in occupazioni adatte alle attitudini dell’assicurato. Non basta la semplice invalidità civile generica.

Ape sociale e lavoratori precoci

Via libera anche ad Ape sociale e pensione ai lavoratori precoci con patologia diabetica riconosciuta. Se la persona con diabete ha un’invalidità almeno del 74%, può accedere ad altri benefici come la pensione anticipata precoce che permette di andare in pensione con 41 anni di contributi, se ci sono 12 mesi di contributi effettivi prima dei 19 anni di età.

Accessibile anche l’Ape sociale, che consiste in un anticipo pensionistico statale e che consente di smettere di lavorare a 63 anni e 5 mesi con 30 anni di contributi (28 anni se donna con almeno 2 figli, 29 anni se donna con 1 figlio).

Altri trattamenti pensionistici

Infine, per concludere la panoramica che riguarda le misure di sostegno, una persona con diabete riconosciuta invalida al 100% o dichiarata inabile, può ottenere diversi trattamenti, a seconda del tipo di accertamento sia che si tratti di invalidità civile che di inabilità al lavoro.

La pensione d’invalidità civile o per invalidi civili totali. Misura di sostegno che è destinata a chi abbia un’invalidità civile del 100% e un reddito personale annuo fino a 19.772,50 euro (valore 2025). L’importo è di 336 euro al mese (2025), per 13 mensilità, senza obbligo di disoccupazione, la misura inoltre risulta compatibile, entro certi limiti di reddito, con l’assegno ordinario d’invalidità.

La pensione d’inabilità al lavoro, laddove sia riconosciuta una riduzione permanente e assoluta della capacità di svolgere qualsiasi attività lavorativa (invalidità pensionabile). In questo caso sono necessari almeno 5 anni di contributi, di cui 3 negli ultimi 5 anni. E in caso di dipendenti pubblici si definisce Pensione d’inabilità al proficuo lavoro o alle mansioni e viene riconosciuta quando il lavoratore con diabete non può più svolgere in modo efficace e continuativo le proprie mansioni (o qualsiasi altro proficuo lavoro). Inoltre in questo caso sono necessari almeno 15 o 20 anni di contributi, in base alla categoria e al tipo di inabilità.

Per concludere, chi ha un’invalidità superiore al 74% può richiedere la maggiorazione contributiva finalizzata ad aumentare la propria anzianità contributiva per raggiungere prima la pensione anticipata o di anzianità. Ogni anno di lavoro dipendente (pubblico o privato) dà diritto a 2 mesi di contributi figurativi in più, fino a un massimo di 5 anni complessivi. Il calcolo parte dal 2002 in poi. Sono validi fino al limite di 40 anni di contributi per la quota calcolata col metodo retributivo.