Via libera definitivo al ddl di riforma della Pubblica Amministrazione. L’Aula del Senato ha infatti approvato la delega sulla Pa con 145 voti a favore. I contrari sono stati 97 e nessun astenuto. In neanche un’ora l’Aula di Palazzo Madama stamattina ha completato le votazioni sui 23 articoli della delega sulla Pubblica amministrazione. Con il via libera del Senato, la riforma è diventata legge.
Il testo affida al Governo una quindicina di deleghe da adottare entro i prossimi dodici mesi (solo in qualche caso la scadenza per i testi attuativi è di 18 mesi). Come affermato dal Ministro Madia la partita entrerà nel vivo a settembre quando si vareranno i primi decreti legislativi. Si partirebbe dagli articoli dedicati alla semplificazione amministrativa mentre solo in un secondo tempo verranno affrontate le deleghe su dirigenza e pubblico impiego, i punti sui quali si registrano i maggiori malumori.
Il riordino della dirigenza è uno dei punti nevralgici della riforma. Con la delega arriva il ruolo unico dei dirigenti (uno per lo Stato, uno per le regioni e uno per gli enti locali). Gli incarichi, assegnati in base al merito e alla formazione continua, possono durare quattro anni (con l’aggiunta di due anni, se necessario, ma per una sola volta). Chi rimane senza incarico può chiedere di essere “demansionato” a funzionario per non perdere il posto. In ogni caso, la licenziabilità è sempre vincolata a una «valutazione negativa» sull’operato del dirigente. Prevista la possibilità di divieto o revoca dell’incarico in settori esposti al rischio corruzione per i dirigenti condannati anche in via non definitiva dalla Corte dei conti al risarcimento del danno erariale. Cancellata la figura del segretario comunale, ma per tre anni potranno continuare a esercitare le stesse funzioni di legalità.
Non a caso in questi giorni si è accesa la protesta dei Forestali e delle maggiori associazioni ambientaliste e animaliste. Nel mirino, per l’ennesima volta, il progetto di riordino che prevede la cancellazione della Guardia Forestale con il trasferimento del personale in “un altro corpo con salvaguardia dell’unitarietà delle funzioni”: «Lo scellerato progetto del governo - viene contestato - non dà certezze al futuro di chi , fino ad oggi, ha tutelato l’ambiente e contrastato i reati che lo danneggiano, lasciando in balia di non meglio precisati poteri occulti gli 8mila Forestali che ancora oggi attendono chiarezza dal ministro Martina e dal Capo del Corpo Forestale dello Stato». A rischiare però sono anche le altre forze di polizia per le quali la Delega attribuisce al Governo ampi poteri di riordino (dai meccanismi di progressione di carriera, all’ingresso alla carriera) compresi i vigili del fuoco e la polizia provinciale. Sul piede di guerra anche le associazioni di categoria dei segretari comunali per i quali la legge Delega sulla Pa ne conferma la soppressione al termine di una transizione triennale.
Da riordinare anche la rete delle prefetture, che non saranno più una per provincia, accanto alle quali nascerà il nuovo Ufficio territoriale unico dello Stato. E anche per i ministeri dovrà scattare una riorganizzazione in chiave flessibile, in primis delle strutture interne. Tutto rafforzando contemporaneamente i poteri di controllo della presidenza del Consiglio.
Tra le prime novità sulla semplificazione amministrativa che vedranno il disco verde in autunno secondo la Madia c’è la riforma dell’istituto del silenzio-assenso con il quale si interviene a modificare la legge sul procedimento amministrativo (241/90). La mancata risposta di una amministrazione oltre il termine stabilito da una norma o da un regolamento, viene equiparata dalla legge all’accoglimento della domanda e dunque a un provvedimento tacito di assenso. Nel Ddl Madia si fissa a 90 giorni il termine entro cui le amministrazioni che si occupano di tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, e beni culturali e della salute dei cittadini dovranno rispondere prima che scatti l’istituto.