La Manifestazione non cambia la strategia del Governo che conferma il blocco dei salari nelle Pa per il 2015. Lo sblocco possibile dal 2016 solo se l’Italia uscirà della recessione.
La protesta avviata dai dipendenti della pubblica amministrazione non farà cambiare strategia al Governo. E’ quanto si apprende da fonti vicine a Palazzo Vidoni. Il che vuol dire che la scelta, formalizzata con la legge di Stabilità, di congelare anche nel 2015 i contratti di 3,3milioni di dipendenti pubblici non sarà modificata. Dunque il blocco degli stipendi, che va avanti dal 2010 (con un risparmio cumulato di circa 16 miliardi per le casse pubbliche), sarà prorogato anche nel 2015. Con buona pace delle aperture che il governo Renzi aveva fatto ad aprile quando non aveva escluso la possibilità di far ripartire la contrattazione.
La ripresa della contrattazione, o meglio degli effetti economici dei salari nella Pa, potrà aversi non prima del 2016 sempre che l’Italia mostrerà segni di uscita dalla stagnazione. Per ora, per il quinto anno consecutivo, i dipendenti pubblici vedranno le proprie retribuzioni restare ferme. Dati della ragioneria del Tesoro alla mano, un dipendente pubblico è titolare di una retribuzione lorda annua di 21.405 euro lordi. Calcolando che tra il 2009 e il 2014 il tasso d’inflazione è stato del 2%, l’adeguamento contrattuale avrebbe dovuto far salire il salario a quota 23.510 euro.
Gli effetti della legge di stabilità sui contratti pubblici
L’articolo 21 del ddl di stabilità conferma il blocco economico della contrattazione nel pubblico impiego per contenere le spese nel settore. Le procedure contrattuali e negoziali del personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche sarà ammissibile per la sola parte normativa e non ci sarà la possibilità di recupero per la parte economica. Tra le altre misure restrittive c’è la previsione che sarà rinviato il pagamento dell’indennità di vacanza contrattuale fino al 2018.
Il ddl proroga, infatti, l’efficacia della norma introdotta con la legge 147/2013 secondo la quale l’indennità di vacanza contrattuale (ossia l’incremento provvisorio della retribuzione che interviene una volta scaduto il contratto collettivo nazionale, in assenza di un suo rinnovo e finché questo non sia rinnovato) da computare quale anticipazione dei benefici complessivi che saranno attribuiti all’atto del rinnovo contrattuale sia quella in godimento al 31 dicembre 2013.
Viene poi stabilito che – nei confronti del personale non contrattualizzato in regime di diritto pubblico (professori e ricercatori universitari, dirigenti dei corpi di polizia e delle forze armate, con esclusione del personale di magistratura per effetto della sentenza della Corte Costituzionale n. 223/2013) – anche per l’anno 2015 non si applicheranno i meccanismi di adeguamento retributivo di cui all’articolo 24 della legge n. 448 del 1998 e che lo stesso anno non è utile ai fini della maturazione delle classi e scatti di stipendio, correlati all’anzianità di servizio, che caratterizzano il trattamento economico del citato personale.
Riprendono, invece, efficacia le disposizioni concernenti il blocco degli effetti economici delle progressioni di carriera per il personale contrattualizzato e non contrattualizzato, che erano state anch’esse prorogate, per l’anno 2014, dal D.P.R. n. 122 del 2013.
FONTE: Pensioni Oggi (www.pensionioggi.it)
AUTORE: Nicola Colapinto