“Abbiamo una vasca da bagno con un buco di scolo per chiudere gli Opg molto stretto e dall’altro un rubinetto aperto che la riempie fino a farla traboccare”. È quanto sta succedendo al sistema Rems (le residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza) in Italia secondo il Commissario unico per il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari Franco Corleone. La notizia della chiusura dell’Opg di Aversa, preceduta di qualche mese da quella di Napoli Secondigliano e Reggio Emilia, è un punto a favore nella lunga battaglia per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, ma c’è qualcosa che preoccupa e non poco il commissario. È il numero di quanti già attendono in fila per poter entrare in una Rems: non quelli provenienti dagli Opg da chiudere, ma quelli inviati direttamente dalla magistratura e che devono attendere il proprio turno visto che nelle attuali Rems attive non ci sono neanche i posti per svuotare gli ultimi due Opg rimasti in piedi (Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo Fiorentino). E il numero dei destinatari di provvedimenti di misure di sicurezza provvisorie nelle Rems sta crescendo a vista d’occhio: solo ai primi di marzo di quest’anno erano 116. Oggi, precisa Corleone, sono 195. E di questo passo, nel giro di un anno saranno più del doppio, se non il triplo.
“Aumentano di dieci a settimana – spiega Corleone -. Così la situazione rischia di diventare ingestibile. Che si aspetta a intervenire?”. La questione, in realtà, è stata già sollevata dallo stesso Corleone in più occasioni e sottoposta all’attenzione del governo che secondo il commissario sta lavorando ad una soluzione. “Al ministero della Giustizia stanno valutando questa cosa – aggiunge Corleone -. Penso ci sia un’ipotesi di un emendamento ad un provvedimento al Senato”. Tuttavia, occorre intervenire con urgenza sul “rubinetto”. “Mi auguro che non succeda alcun incidente – spiega Corleone -. Non è che i magistrati possono pensare di cavarsela dicendo che loro fanno un provvedimento e se non viene rispettato i responsabili sono Asl e Regione. Sanno che non c’è posto nelle Rems. Primo perché alcune devono essere ancora aperte, ma anche quando saranno tutte pronte, non ci sarebbe posto per questi numeri. Sanno che è un provvedimento non eseguibile. Non è un carcere in cui si entra sempre e comunque. Le Rems hanno un numero chiuso. Dovrebbero utilizzare altri strumenti, dalla libertà vigilata o altre misure per non lasciare persone libere”. E sì, perché in molti casi è proprio questo il problema. Al di là dell’immagine della vasca traboccante, c’è da sottolineare che molti dei destinatari di queste misure di sicurezza restano in libertà. “C’è’ bisogno di un provvedimento urgente – afferma Corleone -: mai come in questo caso c’è urgenza. Ci sono 195 provvedimenti non eseguiti e la maggior parte sono liberi”.
In realtà, il fenomeno sembra essere caratterizzato anche da una certa territorialità. “Abbiamo il problema di una magistratura che agisce in maniera molto differenziata – spiega il commissario -. Perché in Emilia Romagna non ci sono richieste di misure di sicurezza provvisorie e invece in altre regioni ce ne sono 60 come in Sicilia? Perché in Emilia, i magistrati, prima di emettere un provvedimento, si mettono in contatto con le strutture della regione. Il ricorso alla Rems deve essere residuale e in ultima istanza, non è più come l’Opg, che era un luogo dove si buttavano le persone come sacchi di patate”. Per Corleone, la questione va chiarita nel modo più assoluto. “Da una parte i magistrati devono rendersi consapevoli della legge 81, ma bisogna fare un chiarimento per evitare di trovarsi con una situazione ingovernabile che può sfuggire di mano”.
Intanto, sui territori, le Rems stanno iniziando a funzionare e a farlo bene. “C’è un personale molto motivato, se non entusiasta – racconta Corleone -. Ha la consapevolezza di partecipare ad una grande impresa. Chiudere i manicomi criminali è una cosa unica al mondo”. E a più di un anno dal loro arrivo, le Rems stanno iniziando a dare i primi segnali positivi. “Il lavoro di inserimento sul territorio già sta funzionando – spiega il commissario unico -. Nel periodo di funzionamento delle Rems ormai sono entrate 400 persone, ma 133 sono uscite. Vuol dire che è un luogo da cui tendenzialmente si deve uscire per programmi personalizzati e diversi”. Quello che serve, però, è non abbandonare queste strutture al loro destino una volta portata a termine la missione di chiusura degli Opg. “La questione di fondo è che finita la questione del commissariamento, servirà un organismo di monitoraggio delle 30 Rems che avranno trenta psichiatri, trenta regolamenti e altrettanti modi di affrontare le problematiche. Bisogna fare in modo che non siano abbandonate”. Per il commissario, inoltre, la chiusura degli Opg e l’apertura delle Rems sta portando anche i suoi frutti nelle regioni. “La chiusura degli Opg ha messo in moto la psichiatria del territorio – aggiunge -. È una fase di sperimentazione continua. Bisognerebbe fare degli scambi e degli stage tra Rems, sarebbero molto utili”.
Le regioni, intanto, sono al lavoro per aprire le Rems necessarie in primo luogo per assicurare la chiusura degli ultimi due Opg, ma anche per fare in modo che nella Rems di Castiglione delle Stiviere possano risiedere soltanto pazienti lombardi. “Il primo obiettivo è chiudere gli Opg – chiarisce Corleone -. Il secondo è che nessuno sia in luoghi diversi dalla propria regione. A Castiglione delle Stiviere devono rimanere solo lombardi”. A fine mese, inoltre, è prevista l’apertura di una Rems in Puglia, a Carovigno. “Sono andato a vederla ieri – racconta Corleone -. Quella provvisoria aprirà il 27 di questo mese, ma c’è già il progetto approvato per una struttura nuova e definitiva nel centro città che richiederà almeno un anno e mezzo per i lavori. Sempre il 27 ci sarà l’allargamento a 40 posti a Nogara, in Veneto. Ancora una Rems provvisoria, ma con il progetto per quella definitiva che sarà sempre a Nogara, con una bella struttura. Mi auguro che a fine mese possa essere pronta anche la Rems di Santa Sofia d’Epiro in Calabria. Con queste aperture, entro la metà di luglio a Barcellona Pozzo di Gotto rimarranno solo siciliani in un numero tale che non dovrebbe essere difficile trovare una soluzione per chiudere l’Opg”.
Tempi stretti anche per il commissario unico. L’incarico affidato a Corleone, infatti, scade il 19 agosto. “Nel decreto c’è scritto che è rinnovabile – conclude Corleone -, ma spero che tutto sia raggiunto e che non sia più necessario. Può darsi che per quella data alcune regioni avranno ottemperato e non si può continuare a fare il commissario per una regione che ha adempiuto ai propri doveri. È possibile restino indietro alcune regioni, ma non so quale sarà la decisione in questo caso. Quel che è certo è che in questi due mesi ci sarà da lavorare molto”.