euroLa Commissione europea ha accolto con favore “l’impegno del Governo a mantenere i target di bilancio inseriti nella legge di stabilità 2015”. Ora riforma Monti nel mirino: si punta ad abbassare l’età pensionabile per chi vuole ritirarsi prima dal mondo del lavoro, a patto di una proporzionale decurtazione dell’ assegno.

 

L’Italia incassa il via libera della Ue sul bonus pensioni. La determinazione del governo a minimizzare l’impatto della sentenza della Consulta sui conti pubblici, destinando ai rimborsi solo il tesoretto già contabilizzato nel Def, ha dato i suoi frutti e ha permesso a Roma di “recuperare credibilità”, per dirla con Matteo Renzi. Come previsto, la Commissione europea ha infatti accolto “con favore” la soluzione individuata e “l’impegno del Governo a mantenere i target di bilancio inseriti nella legge di stabilità 2015”. Risolto dunque il problema rimborsi in modo quasi indolore , è già alla legge di stabilità che si guarda per mettere mano in modo più organico e complessivo al sistema previdenziale e rivedere la legge Fornero.

 

Renzi vede la prossima operazione come una sorta di “liberazione” dagli schemi attuali ed anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, interviene per spiegare che la riforma varata dal governo Monti ha “un livello di rigidità troppo alto” tra ingressi e uscite nel mondo del lavoro. L’ obiettivo è quello di riequilibrare il rapporto tra generazioni, abbassando l’età pensionabile per chi vuole ritirarsi prima dal mondo del lavoro, a patto di una proporzionale decurtazione dell’ assegno. “Ci sono molti giovani – ha spiegato – che vogliono lavorare, per questo dobbiamo costruire un meccanismo che consenta un rapporto tra entrate e uscite più dinamico”.

 

Un input al lavoro del governo in vista della legge di stabilità arriva anche da Carlo Cottarelli. L’ex commissario alla spending review, da sempre fautore di un intervento sulle pensioni per ridurne il peso sulla spesa pubblica – oggi al 16,5% – è tornato ad insistere sullo stesso tema anche in qualità di direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale. “Alla luce sentenza della Consulta – ha sottolineato – occorrerebbe un provvedimento ben disegnato per evitare problemi legali futuri”.

 

Soprattutto bisognerebbe commensurare le pensioni ai contributi. Se l’Italia ha una spesa più alta rispetto agli altri Paesi non è infatti solo per l’anzianità della popolazione ma anche perché, ha spiegato senza mezzi termini, “in passato le pensioni erano più elevate dei contributi effettivamente pagati”. L’idea di legare gli assegni ai contributi non è del resto estranea a Tito Boeri. Il presidente dell’ Inps fa pressing su flessibilità in uscita e contributivo e non abbandona l’idea che il governo possa intervenire anche a favore delle fasce più povere.

 

“Se il Governo avesse impiegato 18 miliardi, perché 18 miliardi è il costo della sentenza della Consulta, per aumentare le pensioni, – ha osservato – la possibilità di adottare misure di contrasto alla povertà sarebbe stata molto più difficile”. E “la priorità oggi in Italia è adottare misure di contrasto alla povertà”.