È giusto il licenziamento di un dipendente, in caso di comportamenti scorretti durante la malattia? Vediamolo insieme.
Licenziamento per comportamenti scorretti durante la malattia: il lavoratore ha il diritto di godere della sospensione della prestazione lavorativa, durante la malattia.
In caso di malattia, inoltre, il dipendente ha diritto alla conservazione del posto di lavoro e di percepire una retribuzione o un’indennità economica, pur in assenza della prestazione lavorativa.
Ma ci sono anche degli obblighi da rispettare e, in caso di comportamenti scorretti, si può rischiare il licenziamento.
Vediamo quali sono.
Licenziamento per comportamenti scorretti durante la malattia: quali sono i doveri del lavoratore
Nel periodo di malattia, il lavoratore deve adempiere ad alcuni obblighi:
- Comunicare immediatamente la propria assenza al datore di lavoro, secondo le forme indicate nel contratto;
- Sottoporsi ad una visita medica e inviare il certificato all’Inps, così da metterlo a disposizione del datore di lavoro;
- Restare a casa durante le fasce di reperibilità, per permettere il controllo con le visite fiscali;
- Non svolgere altre attività lavorative, se sono in concorrenza col datore di lavoro;
- Rientrare a lavoro appena finito il periodo di malattia;
- Non svolgere attività che possano pregiudicare o rallentare la guarigione, come lo sforzo fisico, uscire di casa, etc.
Il dipendente, inoltre, non può superare il limite massimo di assenze per malattia, stabilito dal contratto collettivo del lavoro. L’unica eccezione è in caso di infortunio sul lavoro, se causato da una mancata adozione delle misure di sicurezza, da parte del datore di lavoro. In questo caso, il lavoratore può rimanere a casa fino alla completa guarigione, senza il rischio di perdere il posto.
Licenziamento per comportamenti scorretti durante la malattia: la recente sentenza
Il lavoratore, quindi, è obbligato ad alcuni adempimenti durante il periodo di malattia, tra i quali c’è il divieto di svolgere attività che possano prolungare la malattia o pregiudicare la guarigione.
In una recente sentenza (n°12994 del 15/05/2019), la Cassazione ha chiarito che un lavoratore in malattia, che svolge attività fisica che può ostacolare il suo recupero, può essere legittimamente licenziato.
Questo, perché il comportamento avuto dal lavoratore mina la fiducia col datore di lavoro, inficiando il rapporto tra le due parti.
Inizialmente il Tribunale aveva dichiarato illegittimo il licenziamento, ritenendo inesistenti i comportamenti contestati, in assenza di precise prescrizioni mediche che limitassero le sue attività quotidiane.
La Corte d’Appello, però, ha ribaltato la sentenza perché è vero che il lavoratore non deve obbligatoriamente astenersi dall’attività fisica durante il periodo della malattia, ma non può praticarne una che pregiudica la sua guarigione.
In questo caso, le attività includevano la guida di veicoli, il carico e lo scarico di materiale edile e il montaggio di un portabagagli sulla sua auto. Tutti comportamenti che risultano incompatibili con le prescrizioni mediche, che prevedevano riposo e cura.
Con queste attività, il lavoratore aveva ostacolato e ritardato il suo recupero, violando i doveri di correttezza, diligenza e buona fede, perciò è risultato legittimo il licenziamento.
Perciò, un lavoratore in malattia può svolgere attività fisica, come una passeggiata al mare se il dipendente è affetto da una sindrome depressiva. Ma se il dipendente è in malattia per, ad esempio, un mal di schiena, non può fare attività che possono peggiorare la sua condizione, come la palestra o spostare carichi troppo pesanti.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it