Per poter segnalare un comportamento scorretto o errato, il datore di lavoro può inviare una lettera di richiamo al dipendente: ecco come comportarsi.


Nel caso di un comportamento non conforme alle politiche aziendali o alle norme contrattuali, il dipendente può ricevere una lettera di richiamo.

Si tratta di uno degli strumenti meno severi previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro. L’obiettivo è quello di correggere eventuali comportamenti inappropriati.

Ma come bisogna comportarsi in questo caso?

Vediamolo insieme.

Cos’è la lettera di richiamo

La lettera di richiamo è un avvertimento formale che il datore di lavoro invia ad un dipendente che ha avuto comportamenti non conformi alle politiche aziendali o alle norme contrattuali.

È utile, non solo per richiamare il lavoratore, ma anche per tutelare i suoi diritti.

Prima dell’introduzione di questa procedura, infatti, il datore di lavoro poteva sanzionare o licenziare i dipendenti in maniera arbitraria. Oggi, invece, per ogni sanzione bisogna seguire un processo formale, introdotto da una comunicazione, come la lettera di richiamo.

Nel caso in cui non si risolva in maniera positiva, possono esserci sanzioni più gravi.

Quali sono le cause della lettera di richiamo?

Le ragioni per ricevere una lettera di richiamo sono diverse e possono variare da un’azienda all’altra.

Tra le cause più comuni troviamo:

  • Ritardi cronici;
  • Assenze ingiustificate;
  • Scarsa attenzione nel lavoro, come errori ripetuti o una scarsa cura dei dettagli;
  • Uso improprio delle risorse aziendali, ad esempio utilizzare il computer, lo smartphone o altri strumenti aziendali per scopi personali;
  • Comportamenti scorretti, come atteggiamenti aggressivi, molestie o comportamenti che mettono a rischio la sicurezza di altri colleghi.

Come rispondere ad una lettera di richiamo

Come stabilito dall’art.7 dello Statuto dei Lavoratori: “il datore di lavoro non può adottare alcun provvedimento disciplinare nei confronti del lavoratore senza avergli preventivamente contestato l’addebito e senza averlo sentito a sua difesa”.

Perciò, la lettera di richiamo è una contestazione che richiede una risposta al dipendente, ma non implica una decisione immediata sul comportamento scorretto avuto.

La risposta al richiamo non è obbligatoria, ma è consigliata. Non rispondendo, infatti, è come se si accettassero implicitamente le conseguenze derivanti da un eventuale provvedimento.

Mentre, con un’eventuale risposta, si può chiarire la propria posizione.

Dalla ricezione della lettera, il dipendente ha tempo cinque giorni per poter rispondere, sia a voce che per iscritto.

Cosa succede dopo la lettera di richiamo

Dopo aver ricevuto la risposta del dipendente, l’azienda dovrà decidere quale strada intraprendere col lavoratore e se continuare con la sanzione.

Il datore di lavoro può sia decidere di accogliere le motivazioni del dipendente e scusarsi per l’errore oppure adottare ulteriori provvedimenti, nel rispetto della normativa vigente.

Nel caso in cui si prosegua con la sanzione, potrebbero essere previsti una multa pecuniaria (in caso di danni materiali), la sospensione professionale, il licenziamento con preavviso o il licenziamento immediato per giusta causa.