rinnovo-contratto-statali-2All’interno della nuova Legge di Bilancio c’è il rinnovo del contratto degli statali, compreso di tutti gli aumenti stipendiali: ecco i dettagli sugli 80 euro e sul bonus di 85 euro.


Vale 20 miliardi. C’è dentro il rinnovo del contratto degli statali e il dimezzamento dei contributi per chi assume giovani fino a 34 anni. Un doppio aiuto agli investimenti locali, accompagnato da qualche sostegno anche alla spesa corrente e da un alleggerimento per la manovra a carico dei bilanci extra-sanitari delle Regioni e un sostegno anche alla spesa corrente. In arrivo ci sono poi nuove risorse per la riqualificazione delle periferie, da reperire probabilmente riservando ai Comuni una quota del fondo investimenti (i 47 miliardi messi a disposizione per il 2017-2032 dal comma 140 della manovra dello scorso anno).

 

Ma la voce più interessante per il personale è quella che riguarda il rinnovo del contratto per il pubblico impiego e gli aumenti stipendiali. I nuovi contratti, assicura la ministra, seguiranno i contenuti dell’intesa del 30 novembre scorso, che prevede gli aumenti medi da 85 euro e la clausola con cui si evita di far uscire dal raggio d’azione del bonus Renzi chi lo riceve oggi.

 

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Quanto alle misure per i dipendenti statali, in estrema sintesi:

 

  • conferma per i fondi per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego che servono a garantire 85 euro di aumento. Al pubblico impiego saranno comunque dedicati circa due miliardi, che si aggiungono agli 1,2 miliardi già messi da parte con le due ultime leggi di bilancio e ai 510 milioni per forze armate e sicurezza. Quella per il rinnovo contrattuale degli statali sarà dunque la voce di spesa protagonista della manovra. Per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, che servono a garantire 85 euro di aumento ai 3,2 milioni di statali, compresi i docenti di scuola, la dote è di 2,6 miliardi totali.

 

  • previsto anche un aumento degli stipendi dei presidi, che verranno gradualmente equiparati ai dirigenti pubblici, e quelli dei professori. Nel capitolo scuola, il ministro Valeria Fedeli chiede anche una serie di assunzioni per i bidelli.

 

 

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco degli aumenti, graziando lo Stato dal pagare gli arretrati, tutte le manovre successive hanno dovuto mettere sul tavolo delle cifre per coprire gli incrementi salariali per i dipendenti pubblici.

 

Sul fronte Bonus di 80 Euro, invece, si ricorda che esso spetta nella misura intera – pari a 960 euro annuali – ai lavoratori del settore pubblico e privato con un reddito annuo compreso tra gli 8mila e i 24mila euro. L’importo viene rimodulato, invece, per i dipendenti che si trovano nella fascia di reddito compresa tra i 24mila e i 26mila euro.

 

Sul fronte Scuola, il comparto più numeroso della Pa che in manovra dovrebbe trovare anche l’avvio dell’allineamento fra gli stipendi dei presidi e quelli degli altri dipendenti pubblici (per il 2018 si ipotizzano circa 32 milioni, cioè intorno ai 350 euro lordi al mese, e 95 milioni dal 2019). Nel pacchetto anche la ripresa degli scatti biennali dei docenti, «su base premiale», con un aumento del fondo ordinario per 60 milioni l’anno prossimo e a crescere negli anni successivi.

 

Relativamente agli aumenti stipendiali dei docenti, sono stati individuati anch’essi in 85 euro di media, distribuiti non a pioggia, ma per merito.Cifra che è da considerare lorda e non netta e alla quale bisognerà togliere il 24% per gli oneri previdenziali a carico dello stato, l’11% a carico dei dipendente, le varie imposte tra nazionali, comunali e regionali che si aggira intorno al 30%. Alla fine, la cifra netta si aggirerà intorno ai 40 euro netti, che ricordiamo sono una media di quanto i docenti riceveranno per merito.

 

Lato Dirigenti Scolastici, invece, dei 100 milioni che inizialmente si cercavano per aumentare gli stipendi dei dirigenti, pare che il Ministero ne possa stanziare 80. Una cifra che servirà, come detto sopra, per iniziare un percorso di equiparazione degli stipendi, attraverso un ritocco al rialzo della posizione fissa dell’emolumento.

 

In materia previdenza, spicca l’assenza di una decisione sull’aumento dell’età pensionabile (che dal 2019 potrebbe raggiungere i 67 anni), un punto contenuto nel verbale siglato lo scorso anno (almeno per i lavori più gravosi) assieme alla valorizzazione del lavoro di cura ai fini previdenziali, il rilancio della previdenza complementare, l’introduzione della pensione di garanzia per i giovani ed una revisione dell’importo soglia di 670 euro al mese per il conseguimento della pensione di vecchiaia nel sistema contributivo.

 

Le uniche misure riguardano alcune modifiche sui requisiti per conseguire l’ape sociale e il beneficio del pensionamento con 41 anni di contributi per i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età. Per quanto riguarda l’Ape sociale la manovra contiene uno sconto sui requisiti contributivi per le madri pari a sei mesi per figlio fino ad un massimo di due anni. In sostanza le madri con quattro figli potranno chiedere l’Ape sociale da 63 anni con un minimo di 28 anni di contribuzione (34 per i lavori gravosi) anzichè 30 (36 nei lavori gravosi).

 

All’interno del pacchetto di disposizioni una parte delle risorse disponibili saranno destinate a finanziare gli sgravi per le assunzioni di giovani: gli stanziamenti ammontano a 338 milioni nel 2018 per poi salire esponenzialmente. Lo sgravio sarà del 50% dei contributi previdenziali per tre anni per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato. Dall’ampiezza della platea dipende anche il tetto allo sconto, da fissare a 4.030 o a 3.250 euro.

 

Solo per il primo anno, il 2018, la soglia delle assunzioni incentivate sarà valida fino al compimento dei 35 anni. Lo sgravio sarà invece al 100% per il Sud, confermando l’attuale normativa. Il ministro ha inoltre confermato l’apprendistato in forma duale con dotazione di 85 milioni di euro.

 

Inoltre i ministri Marianna Madia e Pier Carlo Padoan hanno autorizzato oltre 7.900 nuovi ingressi nel Pubblico Impiego, tra inserimenti immediati e future selezioni.

 

La maggior parte delle entrate riguarda le forze dell’ordine: 5.149 persone, tra arma dei carabinieri (2.033), polizia di Stato (1.032), amministrazione penitenziaria (1.090), guardia di finanza (619) e vigili del fuoco (375). Spazio anche a nuove assunzioni all’Inps (730), al Consiglio di Stato (99), alla Corte dei conti (92) e all’avvocatura generale dello Stato (37).

 

Il governo ha acceso poi semaforo verde a una rinnovata stagione di concorsi pubblici: il Mibact è infatti autorizzato a bandire per 509 posti; il Mef per 422; l’agenzia delle Entrate, per 236 posizioni.

 

Infine in arrivo l’assunzione a tempo indeterminato di circa 1.500 ricercatori universitari di tipo B (oltre 800 negli atenei, il resto negli enti di ricerca). Per il ministro dell’Economia Padoan si tratta di un «un segnale molto chiaro: dopo molti anni si torna a dare linfa vitale all’Università, il Paese può e deve investire in capitale umano».