Nei confronti del dipendente che presta l’attività lavorativa in lavoro da remoto l’Amministrazione può stabilire dei rientri obbligatori in sede? Risponde l’Aran con il parere CFC138.


La possibilità di lavorare da remoto è diventata una realtà consolidata per molte pubbliche amministrazioni italiane, soprattutto a seguito delle normative introdotte con i più recenti Contratti Collettivi Nazionale di Lavoro (CCNL) sottoscritti tra il 2022 e il 2023.

Tuttavia, resta aperta la questione se l’Amministrazione possa imporre ai dipendenti che operano in modalità coworking rientri obbligatori presso la sede di lavoro. Su questo tema, l’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) ha fornito chiarimenti attraverso il parere CFC138.

La disciplina del lavoro a distanza

In particolare, il titolo V del CCNL Funzioni Centrali del 2022 (ma che può trovare riscontro anche in altri CCNL dei comparti della Pa) è stato pensato per offrire ai lavoratori strumenti che facilitino una migliore conciliazione tra vita privata e professionale. Al contempo, l’obiettivo è quello di migliorare l’efficienza dei servizi pubblici. Una delle principali novità riguarda la possibilità di attivare forme di lavoro a distanza, modalità che consentono ai dipendenti di svolgere le proprie mansioni in luoghi diversi rispetto alla sede fisica dell’amministrazione.

Tra queste forme, il lavoro da remoto si distingue come una soluzione particolarmente flessibile. L’articolo 41 del CCNL prevede infatti che il dipendente possa scegliere di lavorare in spazi di coworking, ossia centri attrezzati per l’attività lavorativa situati al di fuori della sede istituzionale dell’ente pubblico di appartenenza.

L’alternanza tra lavoro da remoto e presenza in ufficio

La flessibilità offerta da questa modalità non implica una completa libertà di scegliere dove lavorare in modo continuativo. La normativa attuale prevede che il lavoro a distanza debba essere integrato con momenti di presenza fisica in ufficio, stabilendo un regime di alternanza tra le due modalità.

Perché l’alternanza è prevista

L’alternanza tra lavoro da remoto e presenza fisica in sede è un aspetto centrale del modello di lavoro a distanza delineato dal CCNL. Il principio dell’alternanza viene ufficialmente regolato attraverso il contratto individuale di lavoro, un documento che specifica nel dettaglio le condizioni concordate tra il lavoratore e l’amministrazione. All’interno di questo accordo vengono chiaramente indicate le modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, inclusi i periodi di lavoro da remoto e quelli in sede. Questo garantisce trasparenza e chiarezza, sia per il dipendente che per l’amministrazione, su aspetti cruciali come:

  • Frequenza dei rientri: il contratto definisce quante volte e con quale cadenza il lavoratore è tenuto a recarsi in ufficio. La frequenza può variare in base al ruolo, alla tipologia di lavoro svolto e alle esigenze operative dell’amministrazione. Alcuni ruoli possono richiedere una presenza più costante, mentre altri possono godere di una maggiore flessibilità.
  • Durata dei rientri: oltre alla frequenza, è specificato anche per quanto tempo il dipendente deve rimanere in sede. Ad esempio, i rientri potrebbero prevedere la presenza per un’intera giornata lavorativa o solo per determinate fasce orarie, in funzione delle attività da svolgere o delle riunioni programmate.
  • Modalità dell’alternanza: le modalità di alternanza possono essere influenzate da fattori come le esigenze della struttura organizzativa, le specifiche mansioni del dipendente e persino la disponibilità di spazi adeguati per il lavoro a distanza, come nel caso del coworking. In alcuni casi, potrebbero essere previsti rientri occasionali per eventi formativi o riunioni strategiche, mentre in altri casi l’alternanza potrebbe essere più regolare, con un numero fisso di giorni in sede ogni settimana o mese.

Perché secondo l’Aran sono importanti i rientri obbligatori durante il lavoro da remoto?

Nel contesto del lavoro da remoto, i rientri obbligatori in ufficio svolgono un ruolo chiave non solo per garantire il corretto funzionamento dell’amministrazione, ma anche per il benessere psicologico e sociale dei dipendenti. Secondo l’Aran tali rientri, regolamentati dalla normativa vigente, non sono un mero adempimento burocratico, ma un elemento indispensabile per mantenere il giusto equilibrio tra il lavoro a distanza e la presenza fisica in sede.

Prevenire l’isolamento e mantenere il contesto lavorativo

Uno dei principali motivi per cui i rientri obbligatori sono necessari riguarda la prevenzione dell’isolamento del dipendente. Il lavoro da remoto, se da un lato offre maggiore flessibilità, dall’altro comporta il rischio di una disconnessione progressiva dal contesto professionale e sociale in cui si opera. L’assenza prolungata dalla sede fisica di lavoro può portare alla perdita del senso di appartenenza all’organizzazione e al team. Questo isolamento, che può essere sia fisico che psicologico, rischia di compromettere non solo il benessere individuale del lavoratore, ma anche la sua produttività e motivazione a lungo termine.

Il rientro in ufficio consente quindi al dipendente di ritrovare quel contatto umano e diretto che è difficile da replicare completamente in un ambiente virtuale. Le interazioni faccia a faccia permettono di rinforzare legami professionali e personali, che sono essenziali per costruire un ambiente lavorativo collaborativo e coeso. Infatti, mentre le piattaforme digitali offrono strumenti efficaci per comunicare e condividere informazioni, non possono sostituire completamente la qualità del confronto diretto, fatto di scambi informali e interazioni spontanee che arricchiscono il clima aziendale.

Lo scambio di idee, conoscenze e buone pratiche

Un altro aspetto dei rientri in ufficio è il ruolo che essi giocano nel favorire lo scambio di idee, conoscenze e buone pratiche tra colleghi. La presenza fisica in sede crea infatti un ambiente favorevole alla condivisione di esperienze e competenze, che può avvenire in modo più naturale e spontaneo rispetto al lavoro da remoto. In ufficio, i dipendenti possono confrontarsi direttamente, discutere di progetti in tempo reale e sviluppare soluzioni innovative grazie al brainstorming e all’interazione immediata.

Questo tipo di confronto non si limita agli aspetti strettamente legati alle attività lavorative. Anche le conversazioni informali, che possono avvenire nei corridoi, in pausa pranzo o durante riunioni non pianificate, contribuiscono a generare un valore aggiunto per l’amministrazione. Il dialogo aperto e l’interazione diretta, infatti, favoriscono la nascita di sinergie creative e scambi di informazioni che difficilmente emergerebbero in un contesto completamente virtuale.

L’Aran sottolinea come tali scambi siano benefici non solo per il singolo dipendente, ma anche per l’organizzazione nel suo complesso. L’arricchimento delle competenze individuali si riflette inevitabilmente in un miglioramento della qualità del lavoro svolto, con ricadute positive sull’efficienza dell’amministrazione e sui servizi pubblici erogati. In altre parole, il rientro in sede non è solo una questione di adempimento lavorativo, ma una componente fondamentale per stimolare l’intelligenza collettiva e la cooperazione tra i membri del team.

Preservare la coesione del team e l’efficienza organizzativa

L’interazione in presenza contribuisce anche a mantenere la coesione del team, un elemento essenziale per il successo di qualsiasi organizzazione. I rientri in ufficio permettono di rafforzare i legami tra i colleghi, creando un senso di comunità e di appartenenza che è difficile da costruire in modo duraturo tramite i soli strumenti digitali. La coesione del team, a sua volta, migliora la capacità di lavorare in modo coordinato ed efficiente, con effetti positivi sulla produttività complessiva e sulla qualità dei servizi offerti al pubblico.

In un contesto lavorativo ben equilibrato, il confronto costante e il sostegno reciproco tra colleghi permettono di risolvere problemi in modo più rapido ed efficace. Questo processo è facilitato dalla vicinanza fisica e dalla condivisione di spazi comuni, dove possono emergere soluzioni a problematiche complesse grazie al contributo di diversi punti di vista.

Un equilibrio tra flessibilità e necessità organizzative

L’obiettivo dei rientri obbligatori in ufficio è quindi quello di mantenere un equilibrio tra la flessibilità concessa dal lavoro da remoto e le esigenze organizzative dell’amministrazione. Sebbene il lavoro a distanza consenta ai dipendenti di gestire meglio i propri impegni personali e professionali, l’interazione fisica rimane indispensabile per assicurare che il lavoro di squadra e la collaborazione rimangano efficaci.

Questo equilibrio è in conclusione particolarmente importante nella Pubblica amministrazione, dove la qualità dei servizi offerti ai cittadini dipende in gran parte dalla capacità di mantenere processi efficienti e ben coordinati. I rientri periodici permettono di preservare questa efficienza, consentendo ai dipendenti di lavorare in modo autonomo quando necessario, ma garantendo al tempo stesso momenti di confronto e scambio che arricchiscono il lavoro collettivo.

Il testo del parere

Qui il documento completo.