Si conclude l’iter di approvazione delle deleghe legislative contenute nella legge 124 del 2015 di riforma della pubblica amministrazione.
Con l’approvazione in Consiglio dei ministri dei decreti attuativi di riforma del testo unico del pubblico impiego, della disciplina della valutazione, del riordino delle forze di polizia, dei vigili del fuoco e dell’Aci/Pra, si conclude l’iter di approvazione delle deleghe legislative contenute nella legge 124 del 2015 di riforma della pubblica amministrazione.
La riforma del pubblico impiego – composta di due decreti che intervengono sul testo unico e sul decreto valutazione – ha l’obiettivo di riorganizzare le regole del lavoro pubblico in funzione dei servizi che devono arrivare ai cittadini.
La riforma poggia su 4 pilastri.
Il primo riguarda le persone e il reclutamento. Con il decreto si pone rimedio al grave problema del precariato storico: un piano straordinario consentirà l’assunzione di tutti coloro che, avendo superato un concorso, sono stati impiegati per anni con contratti di lavoro precario. Per coloro che, senza concorso, siano stati impiegati per oltre un triennio, saranno previsti concorsi con posti riservati. Più in generale, si introduce un diverso sistema di reclutamento, fondato sui fabbisogni, che consentirà di assumere più facilmente le professionalità di cui la pubblica amministrazione ha necessità.
Il secondo pilastro riguarda gli obiettivi dell’azione amministrativa. Viene assicurato che le amministrazioni si pongano sempre obiettivi “reali”, che concretamente migliorino la qualità dei servizi resi all’utenza. Vengono cosi introdotti gli “obiettivi generali” della PA italiana, per assicurare standard di miglioramento: dalla digitalizzazione, ai tempi medi di risposta, alla riduzione delle liste di attesa. Questi obiettivi saranno trasparenti e misurabili e i cittadini potranno valutare la qualità dei servizi ricevuti e partecipare alla valutazione degli uffici.
Il terzo pilastro, la valutazione, si collega al primo. Superando il modello precedente, le nuove norme assicurano una maggiore coerenza tra la valutazione della performance e il raggiungimento degli obiettivi fissati. Si è scelto di valorizzare maggiormente la performance organizzativa e, riaffermando il principio di differenziazione, è stato abrogato il meccanismo che imponeva la suddivisione dei dipendenti in fasce di valutazione stabilite a priori, senza alcun reale collegamento con la qualità dei servizi resi.
Infine, come quarto pilastro, vi è il nuovo modello di disciplina del rapporto di lavoro. Il modello precedente era fondato sull’assunto che la legge fosse in grado di disciplinare qualsiasi aspetto del lavoro pubblico e che il rapporto con le organizzazioni sindacali andasse completamente escluso. La riforma torna a disciplinare un modello equilibrato. La legge si occupa di fissare regole generali e il perimetro di azione della contrattazione; il contratto – strumento flessibile che può adattarsi alle esigenze specifiche di ogni amministrazione – disciplina il rapporto di lavoro all’interno del perimetro fissato dalla legge.
Sono poi previste altre novità di rilievo che riguardano i procedimenti disciplinari, il polo unico delle visite fiscali e le misure a sostegno della disabilità.