Lo ha annunciato il direttore generale, Giuseppe Lucibello, in occasione della presentazione di una ricerca sulle malattie professionali realizzata da Ispo per conto del Ce-Pa. A luglio i primi risultati di “un progetto importante, basato su un campionamento ampio e rappresentativo di tutte le realtà produttive in Italia e dei suoi addetti”
Un sistema di rilevazione permanente in grado di “fotografare” la percezione dei lavoratori nei confronti dei rischi occupazionali e l’adeguatezza del sistema di prevenzione nel contesto aziendale. E’ questo il progetto nel quale l’Inail è impegnato dal 2010 – nell’ambito di un Programma strategico approvato e finanziato dal ministero della Salute – e i cui risultati verranno presentati, a Roma, il prossimo mese di luglio. Ad annunciarlo è stato il direttore generale dell’Istituto, Giuseppe Lucibello, intervenendo oggi a Roma alla presentazione di “Salute e lavoro: atteggiamenti e consapevolezza dei cittadini italiani e stranieri”, lo studio realizzato da Ispo per conto del Centro patronati (CE-Pa).
Sorgi: “Sollecitare un confronto con le istituzioni”. L’indagine Ispo – condotta attraverso interviste telefoniche a un gruppo di lavoratori italiani e stranieri – presenta non pochi aspetti allarmanti. In particolare riferimento al tema delle malattie professionali, infatti, i risultati della ricerca dicono che molta strada resta ancora da fare: soprattutto per sensibilizzare i lavoratori stranieri, troppo poco consapevoli dei propri diritti e spesso spaventati dal timore di subire ripercussioni da parte datori di lavoro se intenzionati a farsi riconoscere queste patologie. “Lo scopo dell’indagine è sollecitare un confronto con le istituzioni per mettere in campo azioni di prevenzione – afferma Antonino Sorgi, presidente del Ce.Pa. – I dati che emergono dalla ricerca ci fanno supporre che le 47.417 malattie professionali denunciate all’Inail nel 2012 rappresentino solo una parte della realtà, che è fortemente sottostimata”.
Malattie professionali: tra scarsa informazione e rinuncia ai diritti. Lo studio sottolinea, così, che a sapere cosa sia una malattia professionale sono sette italiani su 10, mentre tra gli stranieri questa consapevolezza interessa solo quattro persone su 10. Ancora, il 32% degli immigrati non sa nominare neanche uno dei propri diritti in merito: realtà che interessa anche il 12% degli italiani. Interrogati, poi, sull’iter da seguire in caso di malattia professionale, il 69% degli stranieri ha fornito indicazioni sbagliate (cifra addirittura superiore – il 75% – per gli italiani). Infine, il 64% degli italiani e il 60% degli stranieri hanno detto di ritenere forte il rischio di subire intimidazioni e ripercussioni sul piano personale e lavorativo, mentre rispettivamente il 66% e il 65% ammettono il pericolo di rinunciare in partenza a chiedere il riconoscimento per timore di perdere la propria occupazione.
Il Programma strategico del ministero della Salute. Intervenendo alla presentazione dello studio Ispo, Lucibello ha sottolineato gli aspetti di interesse di “un’indagine che anticipa, per alcuni aspetti, un importante progetto al quale l’Inail sta lavorando dal 2010 nell’ambito di un Programma strategico approvato e finanziato dal ministero della Salute”. “Si tratta di un progetto molto importante e che finalmente consentirà al nostro Paese di dotarsi di un sistema permanente di rilevazione della percezione del rischio professionale sui luoghi di lavoro – ha detto Lucibello – basato su un campionamento ampio e rappresentativo di tutte le realtà produttive in Italia e dei lavoratori addetti”. I risultati della prima fase del progetto saranno resi noti, il prossimo mese di luglio, a Roma.
Il progetto capofila dedicato a lavoratori e datori di lavoro. Il programma – oggi identificato con “INSuLa” (acronimo di “Sviluppo di modelli per un sistema permanente di rilevazione della percezione del rischio per la salute e sicurezza in ambiente di lavoro da parte dei lavoratori e delle figure della prevenzione”) – è articolato in un progetto capofila (survey principale) focalizzato su lavoratori e datori di lavoro (con il coinvolgimento dei responsabili del servizio di prevenzione e protezione aziendali) e su tre focus progettuali specifici dedicati alle altre figure della prevenzione (medici competenti, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e servizi di prevenzione delle Asl).
Interviste a 8mila addetti e mille datori di lavoro. “Nell’ambito di INSuLA sono stati indagati 8000 lavoratori e poco più di 1000 datori di lavoro – ha aggiunto Lucibello – Il progetto ha permesso, così, non solo di realizzare una survey nazionale italiana di rilievo, numericamente la più grande svolta in Italia, su un campione rappresentativo, ma anche di contribuire alla creazione di un sistema di rilevazione permanente della percezione del rischio per la salute e sicurezza sul lavoro, che fornisca indicazioni sulla qualità della vita lavorativa e permetta, nel tempo, di adeguare l’indagine ai cambiamenti del mondo del lavoro e ai bisogni dei principali attori coinvolti nel sistema di prevenzione”.
Nel campione di riferimento anche le pmi. Il progetto ha consentito di colmare le lacune di passate esperienze internazionali come quelle della Fondazione europea di Dublino e dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro di Bilbao che, pur interessanti, scontavano alcuni significativi limiti di campionamento sia riguardo categorie specifiche quali i lavoratori stranieri e i precari, sia sulle piccole e medie imprese (che in Italia rappresentano l’asse principale del sistema produttivo).
FONTE: Inail