Solo qualche giorno fa avevamo parlato delle proteste dei sindacati sul “pasticcio” relativo all’acconto IRPEF 2025: ora il Governo, spiegandolo in un comunicato del MEF, pare voglia aggiustare il tiro e correggere l’errore.


A denunciare le criticità era stata la Cgil: le imposte venivano calcolate su aliquote superate seguendo l’applicazione delle regole previste dal decreto legislativo n. 216/2023.

Nello specifico a sollevare la questione erano il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, e la presidente del Consorzio nazionale Caaf Cgil, Monica Iviglia, che parlavano di un’ennesima penalizzazione per lavoratori e pensionati.

Il Governo si prepara a correggere il caos sull’acconto IRPEF 2025?

Ora il Ministero dell’Economia ha riconosciuto un’anomalia nell’applicazione delle nuove aliquote Irpef e ha annunciato un intervento normativo per correggere la situazione, evitando così un aumento dell’acconto fiscale per numerosi lavoratori dipendenti. L’obiettivo è garantire che le recenti modifiche all’imposta sul reddito delle persone fisiche non si traducano in oneri inaspettati per i contribuenti.

Problema segnalato dai CAF

Diversi Centri di Assistenza Fiscale hanno evidenziato, e la stampa ha ripreso, una situazione anomala nel calcolo degli acconti Irpef per il 2025. In sostanza, alcuni lavoratori dipendenti si troverebbero a dover versare un acconto, nonostante non percepiscano redditi aggiuntivi rispetto a quelli già sottoposti a ritenuta d’acconto. Questo scenario inaspettato nasce dall’interpretazione della norma contenuta nell’articolo 1, comma 4, del decreto legislativo 216/2023.

Le specifiche della norma

La disposizione prevede due interventi principali:

  • Riduzione dell’aliquota: per redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro, l’aliquota Irpef scende dal 25% al 23%.

  • Incremento della detrazione: la detrazione per il lavoro dipendente viene aumentata da 1.880 a 1.955 euro.

Questi interventi risultavano pensati per alleggerire il carico fiscale dei contribuenti. Tuttavia, il testo normativo stabilisce che, per il calcolo degli acconti relativi agli anni 2024 e 2025, si debba fare riferimento alle regole fiscali in vigore nel 2023. In altre parole, pur essendo state introdotte le modifiche per la tassazione finale, il meccanismo degli acconti resterebbe legato al vecchio sistema.

Il meccanismo di calcolo e la confusione

Il problema nasce perché il legislatore aveva inteso applicare le nuove aliquote e detrazioni solo a chi percepisce redditi aggiuntivi – cioè quei contribuenti che, oltre al reddito da lavoro dipendente, hanno altre entrate e, di conseguenza, risultano in debito nella dichiarazione dei redditi. Per la maggior parte dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, che non sono obbligati a presentare la dichiarazione perché non hanno altri redditi, questo meccanismo non avrebbe dovuto entrare in gioco.

L’applicazione delle regole del 2023 per il calcolo degli acconti genera quindi una discrepanza: anche chi non deve dichiarare redditi extra potrebbe essere obbligato a versare un acconto sulla base di una disciplina che non rispecchia la loro effettiva situazione fiscale, creando così confusione e potenziali penalizzazioni economiche.

Implicazioni pratiche

Questa situazione ha sollevato non pochi dubbi:

  • Sovraccarico fiscale ingiustificato: I lavoratori che non hanno ulteriori fonti di reddito rischiano di versare una somma non dovuta, reperendo così un onere fiscale superiore rispetto a quanto previsto con la nuova normativa.

  • Disallineamento normativo: L’intento del legislatore era di alleggerire il carico per i contribuenti, ma la modalità di applicazione per il calcolo degli acconti ha inavvertitamente invertito il beneficio, applicando una regola del passato a una situazione che, per il 2025, dovrebbe riflettere le nuove aliquote e detrazioni.

  • Effetto retroattivo in parte: La misura avrebbe dovuto interessare solo chi, nella dichiarazione, risultava in debito d’imposta per altri redditi, mentre il restante cospetto di contribuenti non avrebbe dovuto subire questa “effetto retroattivo” dell’ancora applicazione del vecchio regime.

L’intervento annunciato dal Governo

Pertanto per risolvere la situazione ed evitare complicazioni ai contribuenti, il Governo ha annunciato un intervento normativo che consentirà di applicare le nuove aliquote anche nella determinazione dell’acconto per il 2025. La correzione sarà effettuata in tempo utile, scongiurando così eventuali maggiori esborsi al momento della dichiarazione dei redditi.

Questa rettifica, nelle sue intenzioni, dovrebbe garantire maggiore chiarezza e coerenza nell’applicazione della riforma fiscale, tutelando i contribuenti da eventuali penalizzazioni dovute a una formulazione poco chiara della norma. Bisogna capire se tutto “filerà liscio” oppure no.

Il comunicato del MEF

Qui il documento completo.