ANAAO Giovani: Spostamento dell’età di pensionamento, deluse le aspettative dei giovani
ANAAO GIOVANI esprime perplessità in merito allo spostamento dell’età di pensionamento coatto da 65 a 68 anni per i professori universitari e “solo” per i primari del SSN, contenuto nel testo finale del DL 90 approvato dalla camera dei Deputati, anche perché il limite dei 68 anni previsto per il personale universitario, diventerà 70 grazie alle diverse postille ed eccezioni contenute nello stesso testo. In primo luogo, risulta sconcertante il metodo “bulgaro” con il quale è stato proposto e approvato, frutto delle pressioni della medicina universitaria che ha mostrato i muscoli trascinando nella mischia i primari del SSN per non dare troppo nell’occhio. Né appaiono comprensibili i motivi della distinzione rispetto al rimanente personale medico o universitario, o come questa disposizione si possa armonizzare con la riforma pensionistica che prevede finestre di uscita diverse o essere in grado di aiutare i giovani medici, visto il loro tardivo ingresso nel mondo del lavoro. La fuga dei giovani ricercatori medici, spesso talenti inascoltati nel nostro paese proprio dai quei professori di cui si innalza l’età di “quiescenza lavorativa”, ormai non è più uno spauracchio ma una triste realtà. Basti pensare che l’Italia spende solo il 2% del proprio PIL in ricerca, a fronte del 4,5% della Francia e del 5% della Germania, non permettendo ai giovani promettenti una possibile carriera universitaria e non traducendo in fatti le tante promesse che la Politica fa. Poco credibile anche la previsione per cui, per ogni professore cui è applicata tale norma, si vuole che debba essere assunto almeno un “nuovo professore” (probabilmente ultracinquantenne vista la longevità della categoria) o, in alternativa, la attivazione di un nuovo contratto da ricercatore a tempo determinato, che non è proprio la stessa cosa. Inoltre, mentre certe sono le uscite dei “vecchi” ospedalieri che garantiscono notte e giorno a ciclo continuo elevati standard assistenziali, incerte, per non dire nulle, le entrate dei “giovani” ospedalieri, figli di un dio minore che devono scontare i vincoli di bilancio regionali. Il “teatrino” della età dei pensionamenti forzosi e la chiusura sulla destinazione dei risparmi nel SSN in favore dei giovani, decretano ancora una volta lo scollamento tra il mondo reale e le “caste” che vogliono a tutti i costi mantenere i propri privilegi. La staffetta ed il rinnovamento generazionale in sanità esigono provvedimenti strutturali che vanno dalla fine del blocco del turnover alla riforma del sistema di formazione dei medici che ne consenta l’ingresso nel mondo del lavoro ad una età più bassa di quella attuale.
FONTE: AGENPARL