pensioni esodati, ottava, salvaguardiaAppuntamento il prossimo 22 Aprile dalle 10 alle 13 davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze, a Roma a via XX Settembre, per chiedere l’ottava salvaguardia. I Comitati dei lavoratori esodati, con il sostegno dei rappresentanti di Cigl, Cisl e Uil hanno indetto un presidio davanti al Dicastero delle finanze per chiedere il ripristino del Fondo Esodati, svuotato in parte dal Governo alla fine del 2015 per finanziare altre misure e, quindi, un ultimo provvedimento di salvaguardia.

 

Si tratta della 18° iniziativa dei Comitati a distanza di quattro anni dall’approvazione della Legge Fornero per ripristinare il diritto ad andare in pensione per quelle persone che nel 2011 erano rimaste senza lavoro o avevano siglato accordi individuali o collettivi per l’uscita. In questa situazione, ricorda la Rete, ci sono ancora 24 mila persone a cui è stato negato, sino ad oggi, il diritto ad andare in pensione. E che potrebbero essere salvaguardate senza ulteriori spese per lo Stato se il Fondo previsto dalla legge 228/2012, dedicato alla tutela della loro posizione, fosse ristorato delle risorse sottratte in modo indebito dal Governo alla fine dello scorso anno.

 

La Rete chiede, in particolare, l’eliminazione del termine del 6 gennaio 2017 entro cui maturare la decorrenza della prestazione pensionistica per i profili di cui alle lettere b), c), d) e) recati dall’articolo 1, comma 265 della legge 208/2015 (cd. settima salvaguardia). Si tratta dei lavoratori autorizzati ai volontari entro il 4 dicembre 2011, ai cessati dal servizio con accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo, di coloro il cui rapporto di lavoro sia cessato a seguito di risoluzione unilaterale, dei lavoratori a tempo determinato, di coloro che hanno assistito figli con gravi disabilità.

 

Per quanto riguarda la lettera a) del predetto comma, cioè quello dedicato ai lavoratori in mobilità, l’obiettivo è portare da 12 a 36 mesi dalla fine dell’indennità di mobilità o dello speciale trattamento edile il termine entro il quale è possibile maturare il requisito pensionistico e, pertanto, entrare in salvaguardia. Sul profilo dedicato agli autorizzati ai volontari (lettera b) la Rete chiede poi l’eliminazione del vincolo di avere almeno un contributo volontario accreditato al 6 dicembre 2011, mentre sui profili di cui alla lettera c) ed e) del predetto comma la Rete si batte per la soppressione del vincolo per il quale la risoluzione o la cessazione del rapporto di lavoro debba essere intercorsa a partire dal 1° gennaio 2007 sino al 31 dicembre 2011 (per i lavoratori licenziati e per i cessati a tempo determinato).

 

La Rete, infine, ricorda che i denari del Fondo non possono essere destinati per tutelare altre categorie di lavoratori che da anni stanno lottando per il ripristino di condizioni di pensionamento più vantaggiose rispetto al passato. Il riferimento è, in particolare, ai quota 96 della scuola, ai macchinisti ferroviari, a chi ha fruito della 104:  “Sia chiaro sono tutte categorie, come quella dei precoci, che hanno ben diritto di vedersi riconosciuto il loro diritto ma utilizzando ben altri fondi e ben altri capitoli di spesa del Bilancio dello Stato”. Il Fondo Esodati (costituito da una ben precisa legge dello Stato la 228 del 2012) prevede che i risparmi dei provvedimenti di salvaguardia debbano essere utilizzati esclusivamente per completare il percorso della correzione di quel grave errore che ha provocato l’emergenza sociale relativa ai lavoratori esodati. Obiettivo della manifestazione è riuscire a far approvare entro l’estate dal Parlamento, prima dell’apertura di un eventuale capitolo sulla flessibilità in uscita, un ottavo e conclusivo provvedimento di salvaguardia.