pensione supplementare“Riconoscere il diritto alla pensione con le regole ante manovra Monti-Fornero a tutti coloro che non erano più occupati al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avevano entro quella data sottoscritto accordi collettivi o individuali che come esito finale prevedevano il futuro licenziamento e che maturano il requisito pensionistico con le previgenti norme entro il 31.12.2018”.

 

E’ l’appello lanciato dalla Rete dei Comitati Esodati in difesa delle vittime della famigerata Riforma Fornero con il quale, informa, tra l’altro, l’avvio di ulteriori iniziative a tutela dei circa 20-30 mila lavoratori ancora rimasti fuori dal perimetro di intervento della settima salvaguardia: “Informiamo tutti i disoccupati, in quanto licenziati entro il 31 dicembre 2011 con o senza accordo di esodo o mobilità, che la Rete dei Comitati di Esodati si è resa promotrice di numerose iniziative a sostegno e supporto dei disoccupati dal 2011 con attività di informazione e consulenza sulla loro situazione. I Comitati in Rete, oltre a svolgere un’intensa attività di informazione e aggiornamento delle norme e dei provvedimenti, utili al raggiungimento del diritto alla pensione negato, si sono resi promotori di una denuncia per danni al Ministero del Lavoro e sta allestendo un programma di ricorsi individuali al giudice del lavoro di tutte le province italiane. Ricorsi tendenti al riconoscimento del diritto alla pensione dei cosiddetti esodati rimasti esclusi dalla salvaguardia dalle norme della riforma.

 

Un’ottava salvaguardia. Obiettivo della Rete dei Comitati è comunque raggiungere un ottavo provvedimento di salvaguardia degli esodati finora esclusi con precise iniziative di lotta e pressione sul Governo e Parlamento”. A tal fine la Rete sta avviando un progetto per censire i lavoratori che erano disoccupati al 31 dicembre 2011 o che avevano comunque siglato, entro la predetta data, accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo per la conclusione del rapporto di lavoro entro pochi mesi. I numeri relativi agli esclusi non appaiono infatti ancora certi.

 

Per ora le uniche cifre disponibili sono quelle diffuse dallo stesso Ministero del Lavoro lo scorso 15 ottobre 2014 nel corso di una interrogazione in Commissione Lavoro alla Camera (si veda tabella sotto) che fissano in circa 25 mila i lavoratori ancora da tutelare se si spostasse la data limite di decorrenza dal 6 gennaio 2017, attuale paletto previsto dalla settima salvaguardia, al 6 gennaio 2019. Numeri tuttavia ancora incompleti in quanto frutto di una stima dell’Inps e comunque carenti ancora del profilo mobilità, per il quale sia sindacati che gli interessati chiedono una ulteriore ciambella di salvataggio sino a 36 mesi dal termine dell’indennità di mobilità. Probabilmente il numero complessivo da tutelare non dovrebbe superare di troppo le 30 mila unità.