Non c’è pace per i dipendenti pubblici: è arrivato un nuovo aumento del tasso d’interesse per l’Anticipo del Tfs.


I dipendenti pubblici sono sempre più in difficoltà nel chiedere l’Anticipo del Tfs (Trattamento di Fine Servizio).

Non bastava, infatti, lo stop dell’Inps, dello scorso 25 aprile, per la presentazione delle domande online, a causa delle risorse in via di esaurimento.

Ora arriva anche un nuovo aumento del tasso d’interesse, nonostante l’abbassamento dei tassi operato dalla Bce (Banca Centrale Europea).

Vediamo nel dettaglio.

Nuovo aumento tasso d’interesse Anticipo Tfs: la dura vita dei dipendenti pubblici

La Bce ha recente deciso di abbassare i tassi e i dipendenti pubblici speravano in un relativo abbassamento del tasso per richiedere l’Anticipo del Tfs. Ma, a quanto pare, bisognerà aspettare ancora del tempo per avere un’inversione di tendenza sui tassi relativi al Tfs.

Secondo il bollettino di Bankitalia, nel mese di giugno, il rendistato (ovvero l’indice che gli istituti di credito utilizzano per calcolare il tasso da applicare sugli anticipi ai dipendenti statali) ha toccato il suo massimo per il 2024.

I dati, infatti, mostrano come il rendistato generale abbia superato la soglia del 3,7%.
Un aumento piuttosto alto, se pensiamo che a gennaio la percentuale toccava il 3,4% e che, in soli 6 mesi, c’è stato un aumento (l’ennesimo) dello 0,3%.

Fino a pochi mesi fa, i dipendenti statali si trovavano ad un bivio: da una parte, c’era la possibilità di richiedere l’Anticipo all’Inps. In questo caso, l’interesse comunque era dell’1%, ma sicuramente più basso, rispetto a quello richiesto dagli istituti di credito.

Poi, però, è arrivato lo stop, come anticipato, per mancanza di risorse.

In questo modo, i dipendenti statali, che non vogliono aspettare anni prima di ricevere le somme che gli spettano, devono rivolgersi agli istituti di credito che, però, hanno tassi d’interesse troppo alti. Basti pensare che su una somma di 45’000 euro, i dipendenti statali dovrebbero pagare oltre 2000 euro d’interessi.

Tempistiche troppo lunghe per il Tfs: l’altro problema per i dipendenti statali

A giugno 2023, la Consulta aveva dichiarato illecito il pagamento differito e rateizzato della liquidazione ai pubblici dipendenti.

È dal 1997 che il pagamento viene differito: dopo l’erogazione della prima rata (di massimo 50mila euro), viene erogata la seconda (di massimo 100mila euro) dopo 12 mesi e la terza (che copre la restante parte) viene erogata dopo altri 12 mesi.

Le tempistiche, inoltre, si allungano ulteriormente se il dipendente lascia il lavoro con uno scivolo pensionistico.
La sentenza della Consulta è rimasta inascoltata e la Ragioneria di Stato si è imposta sulle proposte arrivate dai partiti, giustificando i ritardi per una carenza di risorse.

L’odissea del Tfs per i dipendenti pubblici sembra non avere mai una fine.