Una condanna, contenuta in una sentenza emessa il 9 maggio, che farà discutere e che manda in frantumi una delle certezze dei docenti relativamente agli incidenti durante la ricreazione: l’imprevedibilità dell’evento. Nella fattispecie, un bambino delle elementari, inseguito da un compagnetto e sbucando da un muretto del cortile, travolge una compagna procurando un danno fisico quantificato in mille euro.
Il muretto impediva la visuale, quindi il bambino non avrebbe potuto evitare la compagnetta. Inoltre, tutti i docenti erano ben “schierati”, ognuno ai loro posti, tutto secondo regolamento e “manuale”.
Eppure ai giudici della cassazione ciò non è bastato. Ad andare sotto processo le inadeguate misure correttive ed organizzative prese dalla scuola.
I giudici non hanno ritenuto, sul piano delle misure disciplinari ed organizzative adottate dall’istituto scolastico, misura idonea ad evitare eventi pregiudizievoli la raccomandazione – che le insegnanti avrebbero più volte rivolta agli allievi – ‘di non correre troppo’ durante la ricreazione. Una generica esortazione, che è stata interpretata dagli alunni “come equivalente ad un’autorizzazione a correre comunque, ma senza eccedere, conferita agli stessi a priori, a prescindere dallo stato dei luoghi e dalla presenza anche di bambini di classi inferiori, notoriamente più deboli e delicati”.
Inoltre, mancavano opportuni interventi correttivi della condotta indisciplinata degli alunni. Fatto considerato grave dai giudici, dato che all’interno dei cortile era un muretto che non consentiva una completa visuale alle persone addette al controllo degli allievi.
I docenti avrebbero dovuto impedire di giocare correndo dietro al muretto per non rischiare di fare del male a sé stessi ed agli allievi più piccoli. Le misure organizzative e disciplinari adottate non sono state considerate dai giudici idonee ad assicurare l’insorgenza di una situazione di pericolo, tenuto conto, anche e soprattutto, del fatto che, insieme a ben tre classi di alunni più grandi (quarta e quinta elementare), vi era anche una sola classe di alunni di prima elementare ai quali andava, di conseguenza, assicurata una protezione più intensa ed efficace, stante la compresenza nello stesso cortile di allievi di età più elevata.
La stessa scuola, dopo l’incidente e prima della sentenza, aveva diviso gli alunni, durante la ricreazione, per fasce di età, evitando che i più piccoli si trovassero a contatto con gli allievi i più grandi.