anciUn incontro con il ministro per la Semplificazione Marianna Madia per illustrare le idee e le proposte Anci in merito all’attuazione della delega sulla dirigenza pubblica. E’ quanto richiesto dal presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, in una lettera (allegata all’articolo) inviata al Ministro a cui il presidente Anci ha allegato il documento approvato nel corso dell’ultimo Consiglio Nazionale Anci, tenutosi lo scorso 21 gennaio a Roma.

 

“L’intento – scrive Fassino – è quello di dare un primo contributo di idee e indirizzi operativi alla stesura dei decreti attuativi, in materia di ruolo unico della dirigenza locale” al fine di definire “una nuova veste al principio di separazione fra atti di gestione e potere di indirizzo politico, nell’ambito di un rafforzato e discrezionale potere di scelta da parte dei sindaci”.

 

 

Per i Comuni l’elemento essenziale per assicurare efficacia alla azione e al raggiungimento degli obiettivi ruota intorno ai concetti di autonomia e responsabilità. Occorre perciò garantire l’autonomia e favorire la responsabilità. E’ necessario evitare norme ed interpretazioni scorrette e incostituzionali che mirino a far rientrare l’organizzazione degli enti locali in una qualsivoglia riserva di legge statale. Ribadire che l’organizzazione degli enti (intesa come modalità complessiva dell’esercizio delle funzioni) e l’ordinamento del personale sono materie attribuite alla potestà statutaria e alla potestà normativa (di natura regolamentare) dei singoli enti.

 

L’ANCI propone la previsione di una indefettibile figura apicale unica per tutti i Comuni, le Unioni, le Province, le Città metropolitane. A tale figura di vertice dovrà essere affidata la responsabilità dell’attuazione degli indirizzi degli organi di governo e della direzione complessiva dell’apparato professionale, nel rispetto dei principi costituzionali di imparzialità e buon andamento dell’amministrazione, e in una prospettiva di professionalizzazione delle risorse e innovazione del sistema.

 

Le funzioni di responsabile della prevenzione della corruzione, nonché quelle di controllo interno, potranno comunque essere ricondotte alla figura del dirigente di vertice, ferma l’autonomia di ciascun ente di distribuire tali funzioni nel modo più rispondente al proprio assetto organizzativo. La ridefinizione del ruolo, dei compiti e delle funzioni della figura di vertice, deve tener conto della dimensione demografica dell’ente locale.