dipendenti-pubblici-licenziati-uso-socialIl Governo ha approvato il decreto legge che introduce ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Pnrr: tante misure anche per i dipendenti pubblici, che adesso rischiano di essere licenziati per uso improprio dei social.


Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato un decreto legge che introduce ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il testo mira all’accelerazione del raggiungimento di specifici obiettivi del PNRR. Potete avere maggiori informazioni direttamente a questo link.

Uno degli obiettivi del Governo è accelerare sulla riforma del pubblico impiego, beneficiando di una nuova spinta su concorsi, formazione e mobilità dei dipendenti.

Quindi il volto della Pubblica Amministrazione cambierà molto con l’applicazione di questo decreto.

Ma sono tante le novità “pratiche” per il pubblico impiego.

Ad esempio, per i lavoratori e le lavoratici che intendono partecipare ai concorsi della Pa, è previsto l’introduzione del requisito della conoscenza di «almeno una lingua straniera» che sarà materia di verifica durante i concorsi della pubblica amministrazione.

Ma non solo: ci sono novità importantissime anche sotto il punto di vista dell’utilizzo dei social media per i dipendenti pubblici. Scopriamo di cosa si tratta.

Dipendenti Pubblici licenziati per uso improprio dei Social?

Uno dei punti strutturali del Decreto si basa infatti sull’introduzione di un codice per il «corretto utilizzo delle tecnologie informatiche e dei mezzi di informazione e social media», al fine di «tutelare l’immagine della pubblica amministrazione».

Cosa significa questo?

Il decreto prevede l’aggiornamento del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (Dpr 62/2013). In pratica all’interno del codice disciplinare del Pubblico Impiego entrerà, come anticipato sopra, una vera e propria sezione dedicata all’utilizzo corretto dei social network per tutelare l’immagine della PA.

Questo potrebbe avviare nuovi procedimenti disciplinari in caso di comportamenti ritenuti lesivi per l’immagine della Pubblica amministrazione.

Un dipendente pubblico dovrà pertanto ora seguire delle regole per utilizzare i social network.

La recente Sentenza del Tar Sardegna

Orientativamente, in attesa dell’arrivo di questo decalogo per i dipendenti, si può fare riferimento alla recente sentenza del Tar della Sardegna, la n.174 del 2022. Questa Sentenza, di cui abbiamo già parlato in questo articolo, riguardava un dipendente della Pa che aveva su whatsapp inviato una serie di messaggi contenenti «commenti, valutazioni, suggerimenti ritenuti lesivi del prestigio di ufficiali di grado superiore».

Secondo il Tar Sardegna (sentenza n. 174/2022) l’amministrazione che viene a conoscenza del contenuto di una conversazione avvenuta su whatsapp tra alcuni suoi dipendenti può certamente valutare la rilevanza disciplinare delle pesanti parole scritte sul proprio conto. Valutando come conseguenza anche il licenziamento della risorsa.

Non vale come giustificazione che quella conversazione sia avvenuta in una chat privata, cioè non aperta ad altre persone oltre a un unico suo collega.

Regole che in linea di massima d’ora in poi non varranno solo con Whatsapp, ma anche con Facebook, Twitter, Telegram e quant’altro.

E adesso si tratta di una legge dello Stato vera e propria.

Formazione su etica pubblica e comportamento etico per i dipendenti

Si prevede infine lo svolgimento di un ciclo di formazione sui temi dell’etica pubblica e del comportamento etico per i neoassunti.

Si punta dunque fortemente sull’etica del lavoratore, come riporta il testo:

«Le pubbliche amministrazioni che procedono all’assunzione dei vincitori di concorso prevedono lo svolgimento di un ciclo formativo la cui durata e intensità sono proporzionate al grado di responsabilità e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente, sui temi dell’etica pubblica e sul comportamento etico.»

Il testo del Decreto

A questo link il testo completo del Decreto in attesa di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it