Tra le ultime novità, in ambito di diritto del lavoro, ci sono le dimissioni di fatto: ma di cosa si tratta e cosa prevedrebbe la nuova norma? Vediamolo insieme.


La XI Commissione della Camera ha dato recentemente il via libera al disegno di legge che introduce anche le “dimissioni di fatto”.

Si tratta di una misura che punta a contrastare la pratica di alcuni lavoratori di assentarsi dal lavoro senza giustificazione, attendendo il licenziamento da parte del datore di lavoro.

Questa pratica viene spesso utilizzata per “nascondere” le proprie dimissioni e farsi licenziare dal datore di lavoro, in modo da ottenere la Naspi.

Vediamo allora nel dettaglio.

Dimissioni di fatto: cosa prevedrebbe la nuova norma

Come previsto dall’emendamento al Ddl Lavoro, le dimissioni di fatto sono una modalità innovativa di risoluzione del rapporto di lavoro.

Nel caso di assenza ingiustificata e prolungata di un lavoratore, infatti, il datore di lavoro ha la possibilità di comunicare l’assenza all’Ispettorato del Lavoro.

Quando parliamo di “assenza ingiustificata e prolungata”, intendiamo un periodo di tempo che va oltre a quello stabilito dal Ccnl di riferimento o superiore ai 15 giorni.

Con la possibilità di questa nuova comunicazione, l’Ispettorato del Lavoro potrà verificare la veridicità del fatto. Se, nel controllo, si verificasse una situazione del genere, il rapporto di lavoro sarebbe considerato risolto per volontà del lavoratore, senza bisogno di altre formalità.

Questa nuova norma andrebbe ad eliminare l’abuso di questa pratica da parte dei lavoratori che vogliono farsi licenziare, per ottenere la Naspi.

Il controllo da parte dell’Ispettorato del Lavoro, inoltre, garantisce che non ci siano licenziamenti arbitrari o ingiusti e che il tutto sia gestito in maniera equa e con un equilibrio da ambo le parti.

Possono esserci delle eccezioni?

Le dimissioni di fatto, però, non saranno considerate valide, se il lavoratore dimostrerà che l’assenza è causata da cause di forza maggiore o da eventi non imputabili a lui.

Perciò, se il lavoratore giustificherà la sua assenza (ad esempio con un ricovero ospedaliero o per un comportamento scorretto del datore di lavoro), allora il rapporto di lavoro non sarà automaticamente risolto.

Questa precisazione è stata aggiunta come protezione per i lavoratori, in modo da evitare che la normativa possa essere utilizzata in maniera corretta e non punitiva, nei confronti del lavoratore.

Cosa succede col ticket di licenziamento?

Nella nuova norma, c’è anche una parte riguardante il ticket di licenziamento.

Ad oggi, quando un datore di lavoro licenzia un dipendente, è obbligato a versare il cosiddetto “ticket di licenziamento” all’Inps. Si tratta di un contributo economico pensato per sostenere il costo della disoccupazione.

Molte imprese, però, hanno criticato il contributo, perché si tratta di un ulteriore costo, da applicare anche nei casi di licenziamenti giustificati.

Con l’introduzione delle dimissioni di fatto, però, questo contributo viene eliminato. In questi casi, la risoluzione del rapporto di lavoro avverrà per volontà del lavoratore, non essendo un vero e proprio licenziamento, perciò, le aziende non dovranno sostenere questo costo.