Il 13 agosto è entrato in vigore il decreto legislativo che delinea il Decreto Trasparenza: ma cosa cambia per i datori di lavoro e i dipendenti?
Decreto Trasparenza cosa cambia: dopo la pubblicazione in Gazzetta, il 29 luglio scorso, del Decreto legislativo 104/2022, il Decreto Trasparenza è entrato in vigore dallo scorso 13 agosto.
Col nuovo Decreto Trasparenza, verrà rinnovata l’organizzazione delle imprese. L’obiettivo del Decreto è quello di creare e applicare regole per condizioni lavorative più trasparenti.
In questo modo, si punterà ad un miglioramento per l’accesso dei cittadini al mondo del lavoro, migliorandone le condizioni.
Le nuove misure sono da applicare a tutti i contratti lavorativi, tranne ai rapporti autonomi, di agenzia, di impresa famigliare, forme speciali di lavoro pubblico e contratti con una durata pari o inferiore ad una media di 3 ore a settimana, per quattro settimane consecutive.
Vediamo allora quali saranno le novità applicate.
Cosa cambia col Decreto Trasparenza: i doveri del datore di lavoro
Tra le principali novità, il datore di lavoro avrà il compito di comunicare al lavoratore, in modo chiaro e completo, tutte le informazioni sugli elementi essenziali del rapporto lavorativo.
La comunicazione potrà avvenire in formato cartaceo o in formato elettronico e dovrà contenere diverse informazioni, tra cui:
- Identità delle parti;
- Luogo di lavoro;
- Sede del datore;
- Livello e qualifica della mansione lavorativa;
- Data di inizio, tipo di rapporto e durata del rapporto lavorativo (se a termine);
- Durata del periodo di prova;
- Durata delle ferie e dei congedi di cui ha diritto il lavoratore;
- Valore della retribuzione, con periodo e modalità di pagamento;
- Programmazione dell’orario normale di lavoro ed eventuale straordinario (allegato con la retribuzione data);
- Condizioni per i cambiamenti di turno.
I datori di lavoro, che non rispetteranno questi obblighi, rischieranno sanzioni da 250 a 1500 euro, per ogni dipendente.
Cosa cambia col Decreto Trasparenza: i diritti del lavoratore
Occorre precisare che le informazioni, presenti nel paragrafo precedente, dovranno essere inserite nel contratto di lavoro, al momento dell’instaurazione del rapporto.
O al massimo entro 7 giorni/un mese dall’inizio della prestazione lavorativa, a seconda della natura delle informazioni. Nel caso si parli di informazioni non essenziali, la comunicazione potrà avvenire anche dopo 30 giorni.
Tra le informazioni essenziali, invece, ci sono quelle relative all’orario di lavoro.
Se non si parla di un orario di lavoro programmato, il lavoratore dovrà essere informato riguardo a:
- La variabilità della programmazione del lavoro;
- Le ore e i giorni di riferimento;
- Il periodo minimo di preavviso.
In questi casi, il lavoratore potrà anche rifiutare di eseguire la prestazione, senza subire pregiudizio.
Nel caso, invece, venga revocata una prestazione lavorativa programmata, senza adeguato preavviso al lavoratore, a questo spetterà una retribuzione non inferiore al 50% della somma convenuta.
Un’altra misura introdotta è il divieto di esclusività: un lavoratore potrà avere un altro lavoro parallelo, al di fuori dell’orario lavorativo. Il datore non potrà vietare la prestazione parallela, a meno che non comporti rischi per la salute e la sicurezza del dipendente.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
non ho capito se le nuove regole riguardano anch eil settore pubblico?