danno-erariale-attestati-permessi-studioA occuparsene di recente è una sentenza della Corte dei Conti: danno erariale al dipendente che falsifica gli attestati di frequenza utili ai fini della fruizione dei permessi studio.


Il comportamento scorretto di un dipendente pubblico, condannato penalmente per la produzione di attestati falsi, ha portato a una sentenza della Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale per la Puglia (sentenza n. 341/2023).

L’accusa? Danno erariale derivante dall’indebita percezione di permessi retribuiti attraverso la presentazione di documenti contraffatti.

La normativa

La legge 300/1970, nota come Statuto dei Lavoratori, riconosce ai lavoratori il diritto di accedere a corsi di studio attraverso permessi retribuiti. L’articolo 10 dello Statuto garantisce ai lavoratori studenti la possibilità di fruire di tali permessi per frequentare corsi regolari di studio.

La contrattazione collettiva, come stabilito nell’articolo 46 del Contratto del 16 novembre 2022 per il Comparto Funzioni Locali, specifica il numero massimo di ore di permesso annue, nel caso specifico 150 ore.

LE disposizioni in tema di diritto allo studio sono finalizzate nello specifico alla preparazione ad esami universitari: possono essere attribuite e conteggiate le quattro giornate lavorative immediatamente precedenti agli esami sostenuti in ragione di sei ore giornaliere. Risulta evidente che la fruizione dei permessi debba essere strettamente connesso a finalità di studio.

La controversia

Il caso evidenzia l’importanza del rispetto delle normative sui permessi studio e la severità delle conseguenze per comportamenti fraudolenti. La sentenza della Corte dei Conti pone l’accento sulla responsabilità dei dipendenti pubblici nel garantire la corretta documentazione delle attività accademiche per usufruire dei benefici concessi.

Un dipendente pubblico è stato scoperto a inviare attestati falsi per giustificare assenze dal lavoro. Le indagini condotte dal datore di lavoro hanno dimostrato che gli esami non erano stati sostenuti, e le date riportate risultavano fraudolente.

Il dipendente è stato condannato penalmente, e la questione è giunta alla magistratura contabile.

La sentenza: danno erariale a chi falsifica gli attestati di frequenza dei permessi studio

La Corte dei Conti pugliese, nella sentenza n. 341/2023, ha dichiarato che l’uso di certificazioni fraudolente costituisce il presupposto per il risarcimento del danno patrimoniale.

Il dipendente è stato accusato di aver agito con dolo, conscio di percepire la retribuzione senza effettivamente svolgere le attività universitarie che giustificavano i permessi.

Il giudizio di responsabilità ha portato dunque alla condanna del dipendente al pagamento di 1.463,56 euro. Questa cifra rappresenta non solo la restituzione delle somme indebitamente percepite ma comprende anche gli interessi legali e una rivalutazione monetaria.

È importante sottolineare che la Corte dei Conti ha respinto le contestazioni presentate dal dipendente: il giudice penale ha, infatti, argomentato che i fatti penali risultano provati dalle risultanze degli accertamenti effettuati, e le firme apposte sugli attestati di sostenimento degli esami nelle date indicate sono risultate false.

Il testo completo della sentenza

Potete consultare qui il testo completo della sentenza.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it